Mappa hot spot forestali

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Tra il 1980 e il 2000, secondo lo studio presentato oggi al seminario «Foreste d’Italia», la siccità è il fattore di stress più comune per i nostri boschi. L’aumento di temperatura, sempre nel periodo in esame, è in atto lungo tutta la penisola, ma non in maniera uniforme, anzi con grandi variazioni tra zone che distano anche poche decine di chilometri.

Il cambiamento climatico, nel nostro paese, non è uguale dovunque. La maggiore riduzione di precipitazioni ? secondo i dati presentati oggi da Carlo Blasi, del Centro Interuniversitario Biodiversità – viene registrata sull’arco alpino, nella bassa pianura padana e nelle isole maggiori (Sicilia e Sardegna), mentre il più forte aumento di temperature, secondo le misurazioni raccolte dalle 400 stazioni termopluviometriche (quindi sulla base di dati misurati e non di calcoli) avviene in Toscana, Umbria, Abruzzo, Sicilia, Sardegna e Puglia. Le regioni sottoposte al maggior processo di inaridimento dei suoli sono Marche, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

I numeri generali non danno però conto della situazione effettiva: l’Italia è un mosaico di 28 tipologie di variabilità climatica, che danno luogo a differenti effetti sul territorio e sulla consistenza dei boschi. Tra il 1980 e il 2000 si è registrata ad esempio una significativa diminuzione delle precipitazioni nell’arco alpino, mentre nell’alta Pianura Padana si osserva un andamento opposto con evidenti diverse ricadute sul sistema forestale.

Ecco quindi la mappa degli hot spot forestali, in ordine decrescente di variazione delle precipitazioni, con l’indicazione dei luoghi, del tipo di bosco interessato e della diminuzione delle precipitazioni tra la media del periodo 1955/1985 e quella del periodo 1980/2000:

Lago Gabiet (Val d’Aosta), pecceta. Variazione precipitazioni: meno 1.800 mm l’anno.
Boscolungo (Toscana), faggeta. Variazione: meno 1.700 mm.
Pescasseroli (Abruzzo), faggeta. Variazione: meno 930 mm.
Camaldoli (Toscana), faggeta. Variazione: meno 800 mm.
Corvara (Trentino-Alto Adige), pecceta. Variazione precipitazioni: meno 670 mm.
Cividale (Friuli-Venezia Giulia), querceti di rovere e farnia. Variazione precipitazione: meno 580 mm
Dobbiaco (Trentino-Alto Adige), pecceta. Variazione precipitazioni: meno 450 mm.
Camerino (Marche), querceti di roverella/boschi misti di carpino nero. Variazione: meno 370 mm.
Pontebba (Friuli-Venezia Giulia), peccete/faggete. Variazione precipitazioni: meno 320 mm
Mercatello (Marche), querceti. Variazione: meno 340 mm.
Vallombrosa (Toscana), faggete. Variazione: meno 330 mm.
Varzì (Lombardia), querceti roverella e cerro. Variazione: meno 280 mm.
Ardore (Calabria), querceti di virgiliana. Variazione: meno 190 mm.
Posticciola (Lazio), querceti di roverella/boschi misti di carpino nero. Variazione: meno 160 mm.
Armungia (Sardegna), leccete. Variazione: meno 155 mm.
Luserna S. Giovanni (Piemonte), querceti di rovere e farnia con carpino bianco. Variazione: meno 120 mm.
Rovigo (Veneto), querceti di farnia e carpino bianco. Variazione: meno 140 mm.
Barisciano (Abruzzo), roverella. Variazione: meno 108 mm.
Brà (Piemonte), querceti di rovere e farnia con carpino bianco. Variazione: meno 93 mm.
Chieti (Abruzzo), querceti di cerro. Variazione: meno 92 mm.
Larderello (Toscana), querceti misti. Variazione: meno 74 mm.
Arezzo (Toscana), querceti di cerro. Variazione: meno 40 mm.
Trapani (Sicilia), macchia mediterranea, sugherete. Variazione: 35 mm.

Oltre a quelli riferiti a queste


località, la ricerca prende in considerazione i dati pluviometrici di altre 5 località (Rimini; Foggia; Mileto in Calabria; Novara e Udine) dove non sono presenti boschi.

(Fonte ministero dell’Ambiente)