Nuvole e sciacquoni. Come usare meglio l’acqua in casa e in città

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di Giulio Conte, edizione Edizioni Ambiente

Pagine: 208 | Costo ?: 20.00

Giulio Conte ha pubblicato con le Edizioni Ambiente un volume in cui ha riversato decenni di ricerche tese ad usare l’acqua senza prosciugare o ridurre a fogne i nostri fiumi.
Il volume sarà presentato in anticipo a Festambiente il 13 Agosto e andrà in libreria il 9 settembre e dal 1° settembre sarà acquistabile online sul sito di Edizioni Ambiente.

L’Autore ha usato un linguaggio divulgativo, adatto quindi anche a non esperti: il libro è arricchito da una prefazione di Alberto Angela, da una serie di box di approfondimento, redatti da diversi esperti, e da una ricca bibliografia e «sitografia».

Pubblichiamo l’Introduzione che ha inviato l’Autore.

Da oltre un decennio, a occhi esperti di tutto il mondo, è risultato sempre più chiaro che il modello di gestione delle acque nelle nostre città non è sostenibile. Non è sostenibile il modello «urbano», basato su prelievo, distribuzione, utilizzo, fognatura, depuratore, scarico, perché comporta un uso eccessivo di risorse idriche di altissima qualità, produce inquinamento che può essere solo parzialmente ridotto ricorrendo alla depurazione e non si cura di riutilizzare risorse preziose come l’azoto e il fosforo contenute nelle «acque di scarico». Non è sostenibile il modello «domestico», perché è basato su una serie di pratiche come minimo rozze, se non completamente illogiche: l’approvvigionamento idrico delle nostre case attraverso un’unica fonte – l’acqua fornita dall’acquedotto pubblico -, anche quando sarebbe possibile, utile e conveniente raccogliere e usare l’acqua di pioggia; il consumo indiscriminato dell’acqua potabile, usata in grandi quantità per scaricare il WC; l’eliminazione di tutti i nostri scarti attraverso un unico sistema di scarico – siano essi escrementi con carica batterica altissima, urine ricche di prezioso azoto o acqua praticamente potabile usata per sciacquare la frutta.

La tesi di questo libro – che non è nuova e si fonda su un dibattito tecnico scientifico internazionale avviato ormai da più di un decennio – è che sia possibile ridurre notevolmente i consumi idrici domestici e l’inquinamento da essi provocato senza rinunciare al livello di comfort cui siamo abituati da tempo in Occidente. Per farlo però è necessario innescare una piccola rivoluzione culturale, tecnica e normativa.
Culturale, perché è necessario riesaminare criticamente alcune prassi che consideriamo ovvie solo perché le applichiamo abitualmente da molti decenni: per questo nel capitolo 1 si prova a ripercorrere la storia del nostro rapporto con l’acqua e con le pratiche igieniche, per capire come si è evoluto, nella tradizione occidentale, il «pensiero di fondo» da cui nascono alcune scelte che hanno portato all’attuale modello di gestione. Tecnica, perché, per rendere sostenibile la gestione delle acque, è necessario introdurre alcune innovazioni nel modo di costruire e gestire le nostre case e le nostre città. Normativa, perché per rinnovare il modello di gestione alla scala domestica e alla scala urbana è necessario attivare politiche adeguate.

Tali politiche devono essere rivolte sia agli enti coinvolti nella gestione delle acque (gli enti di gestione – siano essi enti pubblici o società private – e le cosiddette Autorità d’ambito, che in base alla legge vigente hanno sostituito i Comuni nella rappresentanza dell’interesse collettivo), sia agli utilizzatori finali: le famiglie e le imprese, che possono e devono svolgere un ruolo essenziale.

Il capitolo 1 e il capitolo 2, dunque, sono dedicati ad analizzare come si è evoluta la gestione domestica e urbana dell’acqua fino ad oggi, quali problemi sono stati risolti e quali restano ancora da affrontare. Completa il quadro «analitico» l’appendice, che sintetizza – per chi ne avesse bisogno – l’insieme delle informazioni esistenti sullo stato delle acque e dei consumi idrici in Italia. I capitoli 3 e 4 sono dedicati alle proposte: possono essere considerati una sorta di «guida» alle tecniche per migliorare la gestione delle acque nelle nostre case e città. Le soluzioni applicabili agli edifici sono descritte nel capitolo 3, mentre di quelle a scala urbana si parla nel capitolo 4. Tra le prime vi sono innanzitutto le soluzioni per il risparmio idrico domestico: dai frangigetto applicabili facilmente ai nostri rubinetti (che è necessario però scegliere con attenzione, perché possono avere prestazioni molto diverse!), alle accortezze necessarie in fase di istallazione di un WC per dimensionare il volume di scarico, alla scelta di elettrodomestici a basso consumo idrico. Tra le soluzioni alla scala «domestica», uno spazio importante è dedicato a due tecniche applicabili ad abitazioni in fase di costruzione o di ristrutturazione: la raccolta della pioggia e il riuso delle acque grigie (quelle che provengono da lavabi e docce) depurate. Si presentano anche alcune soluzioni che potrebbero essere considerate «estreme» ma che, applicate in contesti appropriati, permetterebbero di affrontare problemi altrimenti difficilmente risolvibili: la raccolta separata delle urine e le toilet a «compostaggio»
(che non usano acqua).

Diverse sono anche le proposte di innovazione alla scala urbana: dai sistemi di gestione delle reti idriche per ridurre le perdite, alle tecniche per permettere il trattamento decentrato degli scarichi, alle soluzioni per gestire le piogge minimizzandone gli effetti negativi, fino al riuso delle acque trattate dai depuratori. Le diverse soluzioni sono presentate in modo completo ma sintetico e non troppo tecnico: chi fosse interessato ad approfondire troverà in nota un gran numero di riferimenti bibliografici e siti internet. Infine, al capitolo 5, si fanno alcune considerazioni sulle politiche idriche attuali, partendo dal dibattito in corso sul tema della privatizzazione dei servizi idrici, e si propongono alcune idee su come tali politiche potrebbero essere ripensate per favorire una gestione più sostenibile delle acque nelle città.

Seppure concepito come un tutt’uno – le argomentazioni fatte nei primi capitoli di analisi trovano risposta nei capitoli dedicati alle proposte – il libro si presta anche a una lettura parziale: alcuni lettori potrebbero essere interessati solo ai capitoli che descrivono le soluzioni e le tecniche applicabili alla scala domestica, altri a quelle applicabili alla scala urbana o alle idee di «politiche» presentate nel capitolo 5. Per questo ho ritenuto utile introdurre ciascun capitolo da un breve sommario, per permettere al lettore di farsi un’idea dei contenuti e, se ritiene, di saltare senz’indugio al capitolo successivo.

Molte delle considerazioni contenute in questo libro sono di validità generale: i problemi presentati ricorrono in modo più o meno simile in tutto il mondo e analogamente è possibile applicare le soluzioni proposte. Vi è però una particolare attenzione all’Italia e gran parte degli esempi e dei dati riportati sono riferiti esclusivamente al nostro paese. Questa particolare attenzione al nostro paese non è dovuta solo al fatto che chi scrive conosce meglio la situazione italiana, ma anche al bisogno che in Italia si riprenda, con i dovuti aggiornamenti, un dibattito sull’acqua avviato alla fine degli anni 60 e poi progressivamente affievolitosi. Il tema «acqua» è oggi affrontato poco e male, con una carenza culturale che non si riscontra in altri paesi europei e ormai nemmeno in paesi della sponda sud del Mediterraneo, come l’Egitto, il Marocco, la Tunisia.
In occasione delle ormai frequenti «siccità» italiche, l’attenzione dei media si concentra sulle «reti colabrodo», mentre come vedremo, il miglioramento dell’efficienza dei sistemi di adduzione e di distribuzione idrica è solo uno – seppur importante – dei possibili rimedi. D’altra parte le inchieste, per lo più estive, sull’inquinamento delle acque, si concludono denunciando la mancanza di depuratori, e anche in questo caso, purtroppo, la soluzione non è così semplice. Naturalmente questo libro non ha l’ambizione di risollevare il dibattito nazionale sul tema acqua (saranno – come negli anni 60 – gli eventi naturali a obbligarci a farlo), mi auguro solo di riuscire a fornire ai miei lettori un punto di vista nuovo per guardare i problemi dell’acqua con qualche argomento in più.

L’Autore

Giulio Conte (Roma 1963), biologo, svolge attività di consulenza ambientale nel campo della gestione delle acque e delle risorse naturali. È socio fondatore dell’Istituto Ambiente Italia, dove è responsabile dell’area Risorse Naturali e svolge attività di pianificazione e valutazione ambientale. Con la società di ingegneria Iridra si occupa di progettazione di soluzioni per la gestione sostenibile delle acque e degli scarichi idrici. Ha collaborato a diversi progetti internazionali sulla gestione delle acque con partner europei e nordafricani. È membro del Comitato Scientifico Nazionale di Legambiente, associazione per cui ha coordinato campagne sullo stato delle acque interne e costiere (Goletta Verde, Operazione Fiumi). Ha fatto parte della Commissione Ministeriale che ha elaborato il testo del Dlgs 152/1999 sulla «tutela delle acque dall’inquinamento». È tra i fondatori del Cirf (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) di cui è stato presidente dal 1999 al 2008.