Indipendentemente dalle opposte versioni e preso atto della progressiva sensibilizzazione della società civile nei confronti dei temi ambientali, non v’è dubbio che gli errori del passato abbiano lasciato tracce indelebili. A farne le spese sono state le tribù indigene: i Penan, i Kayan, i Kenyan, i Kelabit e gli Iban che dalla foresta ricavavano protezione, cibo e farmaci. Le loro vicende richiamano la tragedia degli Indios amazzonici e si dipanano in una resistenza che deve rinnovarsi di giorno in giorno, unica alternativa ad una sconfitta annunciata. Tra coloro che scelgono di agire, ad esempio bloccando l’accesso ai bulldozer, molti vengono arrestati, altri sono feriti o uccisi. Alle minacce si alternano le lusinghe, perché parecchi imprenditori tentano di corrompere gli agitatori, offrendo notevoli somme in denaro. Mutang Urud, fondatore della Sarawak Indigenous People’s Alliance, è attualmente in esilio per aver coagulato e dato voce alle istanze di chi ha subito le perdite più svariate, a fronte di rimborsi irrisori.
Tuttavia la repressione più dura risale a vent’anni fa, quando iniziarono le proteste e le azioni dimostrative. Si parla di numerose vittime, ma non esistono dati certi perché venne vietato l’accesso ai media. A quei tempi non esisteva altra risorsa che il sostegno delle associazioni per i diritti umani, i cui volontari combattevano a fianco a fianco con i popoli della foresta.
Tra questi fu sempre in prima linea Bruno Manser, l’ecologista svizzero scomparso misteriosamente in Malesia cinque anni fa e di cui il 10 marzo scorso è stata ufficialmente dichiarata la morte. Egli era stato espulso dal paese e si presume vi sia poi rientrato clandestinamente, per continuare a condividere la vita e le battaglie dei Penan.
Essi costituiscono la più grande tra le popolazioni di cacciatori-raccoglitori rimaste al mondo, ultime depositarie di uno stile di vita le cui radici risalgono al Neolitico. Abituati a vivere in palafitte all’interno della foresta tropicale più antica del mondo, vengono man mano deportati in campi ove la mortalità è accresciuta dalla malnutrizione e dalle infezioni.
La loro ultima protesta, tuttora in corso, ha come oggetto la certificazione Mtcc (Malaysian Timber Certification Council) attribuita al Forest Management Unit di Sarawak. Nonostante il Governo ne assicuri l’indipendenza, i Penan non la ritengono sufficientemente super partes, se non altro perché tra i membri vi sono numerosi imprenditori del settore.