Scritto sull’acqua

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di Annalisa Vandelli – Uliano Lucas, edizione Aire

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Un romanzo breve e un lungo reportage fotografico raccontano la vita delle popolazioni seminomadi del Borana, regione etiope segnata dalla cronica carenza idrica. Lo fanno abbandonando la formula del tradizionale report di informazione e denuncia, per tratteggiare con semplicità e delicatezza il ritratto di un mondo in cui è ancora la natura a dettare i tempi e i modi dell’esistenza. Con uno stile niveo che entra in una storia e lascia che essa parli di sé, mostrano dall’interno, con gli occhi e il sentire di chi ne è parte, il senso del tempo e della natura di queste comunità, il loro rapporto con l’esistenza e con Dio, il radicamento nella tradizione e il confronto con i primi segni della modernità, le forme della socialità, la dignità di una cultura e di una vita che continua a dispetto della disarmante precarietà dell’esistenza.
Nelle immagini, paradossalmente, l’acqua è l’elemento dominante, non la si sente solo come mancanza nell’arsura di una savana africana che implora la pioggia, nelle terre aride senza fiumi, ma la si scopre come bene prezioso faticosamente conquistato, nei vecchi pozzi a terrazze e in quelli recentemente costruiti dalle Ong, nei pochi laghi, in una vita che ruota ancora tenacemente intorno ad essa, nel bestiame che si abbevera alle fonti, nelle donne che si lavano e lavano le loro vesti, nelle taniche che, dispensatrici di vita, vengono riempite e poi portate nei villaggi e in città ancora prive di un sistema idrico.

«Liban, ricordati che quando non ci sono le nuvole, il cielo è nudo. Niente può esistere senza i suoi vestiti neri, i mantelli svolazzanti che coprono il suo intimo segreto, quello che fa fiorire la terra, le bestie e gli uomini. La pioggia è vita e la vita non è mai abbastanza», scrive Annalisa Vandelli nel suo racconto.
In un’epoca che vede messi in discussione funzioni e stili del classico reportage, una giovane giornalista e un fotoreporter protagonista del fotogiornalismo italiano ci invitano, con le loro scelte narrative, ad una riflessione innanzitutto interiore su un bene in Occidente ormai dato per scontato, sul rapporto fra l’uomo e il suo ambiente, sulla sua percezione della realtà, sulle scelte di vita che il nostro tempo sta compiendo.

(Dalla Presentazione del Libro)