Sintesi dell’Annuario Apat 2003

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In relazione ai cambiamenti climatici, l’Annuario evidenzia una situazione generalizzata di allontanamento dagli obiettivi ambientali, cosa che ci accomuna agli altri Paesi UE. Ad esempio, per quanto riguarda le emissioni di gas serra, si evidenzia un aumento del 7% dal 1990 al 2001. L’Energia, nel 2001, ha contribuito per l’83,5% alle emissioni complessive di gas serra. Pur evidenziando la netta crescita della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: dal 1995 al 2001 si registra un aumento del 32,4%.
La poco confortevole situazione dell’inquinamento atmosferico sottolinea che nel 2002, nel 53% delle stazioni la media annua delle concentrazioni medie giornaliere di particolato fine (PM10) ha mostrato valori superiori al limite per la protezione della salute, nell’86% delle stazioni si è registrato almeno un superamento delle concentrazioni in aria a livello del suolo di ozono e nel 53% delle stazioni la media annua delle concentrazioni medie giornaliere di benzene ha mostrato valori superiori al limite per la protezione della salute.

C’è poi l’Italia delle delusioni. Siamo un paese potenzialmente ricco d’acqua (il volume medio delle piogge risulta superiore alla media europea) ma la disponibilità si scontra con la messa a disposizione di questa ricchezza a causa della discontinuità delle piogge e delle carenze degli acquedotti. I 164 miliardi di metri cubi annui si riducono a circa 52 miliardi di metri cubi effettivamente utilizzabili. E si scopre anche che a causa dei sistemi cartografici difformi le zone a rischio di desertificazione risultano superiori a quanto previsto dalla cartografia nazionale.
Delude anche l’insensibilità per l’inquinamento acustico. Al 31 dicembre 2002, solo 962 comuni su 7.692 per cui si ha la disponibilità del dato (12,5%) hanno approvato la classificazione acustica del territorio. Le percentuali della popolazione zonizzata e della superficie zonizzata sono rispettivamente del 21,4% e 10,3%. Di questi 962 comuni, solo 8 hanno approvato piani di risanamento comunali, vale a dire l’1% dei comuni che risultano zonizzati.

Ed ancora. Oltre il 70% dei vertebrati risulta essere minacciato. Il grado di rischio si concentra soprattutto su Pesci (87,5%), Anfibi (83,8%) e Rettili (73,5%). Il rischio idrogeologico rappresenta un vero e proprio dramma per i cittadini e il patrimonio nazionale. È stato stimato che nel corso del 2002 e nei primi due mesi del 2003 circa 12.600 km2 dell’Italia sono stati colpiti da eventi alluvionali, per un totale di persone coinvolte stimato pari a circa 335.000 e una quantificazione delle risorse necessarie al ripristino ambientale e/o la mitigazione del rischio residuo pari a circa 875 milioni di Euro.
Una vera e propria bomba ad orologeria è rappresentata dai siti inquinati e bisognosi di bonifica che, dopo il decreto che ha avviato il censimento, stanno venendo a galla. Nel 2003 risultano censiti come potenzialmente contaminati circa 12.000 siti, di cui oltre il 50% localizzato nel Nord Italia. Dati ancora disomogenei in quanto solo alcune regioni hanno avviato un vero censimento.

In movimento risulta la situazione rifiuti, pur rimanendo totalmente negativa. La quantità totale di rifiuti prodotti nel 2001 è pari a circa


119,7 milioni di tonnellate, con una crescita del 6,8% rispetto all’anno precedente. Aumentano i rifiuti urbani raccolti in modo differenziato nel 2001, con una percentuale del 17,4% rispetto alla produzione totale dei rifiuti, ma mentre al Nord il tasso di raccolta differenziata è pari al 28,6%, raggiungendo e superando nei tempi previsti l’obiettivo fissato dalla normativa, il Sud, pur raddoppiando nel 2001 i quantitativi raccolti rispetto al precedente anno, si colloca ancora a valori percentuali bassi (4,7%), lontani dai target individuati dal D.lgs. 22/97. Il Centro, infine, attestandosi al 12,8% fa registrare un ulteriore incremento della raccolta differenziata rispetto al 2000; tuttavia non raggiunge ancora né gli obiettivi fissati per il 1999 e tanto meno quelli relativi al 2001
Lo smaltimento in discarica, pur restando la forma di gestione dei rifiuti più utilizzata (54%) conferma la diminuzione già registrata per il 2000. In particolare, lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani (circa 19,7 milioni di tonnellate) diminuisce dal 77% nel 1999 al 67% nel 2001, mentre per i rifiuti speciali tale tipologia di smaltimento si assesta su una percentuale del 25%. Lo smaltimento in discarica è ancora poco significativo e non in linea con gli obiettivi fissati dalla legislazione europea e nazionale.

In Agricoltura, nel periodo tra il 1990 e 2001, si evidenzia un buon andamento dell’eco-efficienza poiché al progressivo incremento dei valori economici corrisponde un minore incremento e, in alcuni casi, addirittura un decremento dei fattori di pressione ambientale.
Nel contesto internazionale, l’Italia costituisce un caso di successo nel processo di conversione da forme di agricoltura convenzionale ad agricoltura biologica. Dal 1990 al 2001 l’agricoltura biologica italiana ha presentato uno dei più alti indici di crescita, passando da 13mila ettari a 1 milione e 238mila ettari.

Anche il turismo rappresenta una risorsa positiva per il paese ma preoccupa come avviene la mobilità sul territorio, infatti nel 2001 resta preponderante l’impiego dell’automobile per compiere spostamenti (73,6%), seguito dai voli aerei (17,2%), treno (4,8%) e nave (4,5%), permangono quindi le scelte che contribuiscono notevolmente all’aumento delle emissioni di anidride carbonica, perdita degli habitat e danni all’atmosfera.