Una pari dignità ancora da costruire

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In effetti, il mondo è prevalentemente un mondo di uomini. Gli uomini detengono le maggiori posizioni di potere, di ricchezza e di decisione, rinforzando così il dominio del principio maschile su tutta la società. Da questo punto di vista, il nostro è un mondo gravemente squilibrato. Questo squilibrio ci mette di fronte ad una crisi di estrema urgenza. Non si tratta del fatto che siano superiori le caratteristiche femminili o quelle maschili; tutte hanno ugual valore e sono certamente complementari tra loro. Gli attuali problemi umani dimostrano il pericolo che scaturisce quando uno dei due elementi predomina e l’altro è soffocato e gli viene negata l’espressione di sé. Le qualità in stretto rapporto con la mascolinità vengono esaltate e i sistemi con valori patriarcali nutrono una sorta di disprezzo per quelle qualità descritte come «arrendevoli» o femminili. D’altro canto, se dobbiamo vivere in pace, conservare l’ambiente, proteggere i deboli e gli indifesi, eleggere a nostri compiti prioritari il soddisfare le vere necessità umane (in altre parole, se la specie umana deve sopravvivere ed avere quel tipo di mondo che vorremmo che i nostri figli ereditassero) ciò si verificherà perché i valori femminili avranno cominciato a guadagnare peso. Sono i valori della compassione, del perdono, della cooperazione, della vita di relazione, della giustizia con misericordia, valori che costituiscono la chiave per la nostra stessa sopravvivenza.

Uno dei cambiamenti più importanti che stanno migliorando lo stato della donna oggi nel mondo è il migliore accesso all’istruzione. Ed è indubbiamente molto significativo che i ministri dell’istruzione dei nove paesi a più alta densità di popolazione, Bangladesh, Brasile, Cina, Egitto, India, Indonesia, Messico, Nigeria e Pakistan abbiano riaffermato, alla loro quinta riunione ministeriale che ha avuto luogo al Cairo lo scorso dicembre, il loro impegno a far fronte alle esigenze didattiche delle rispettive popolazioni e a voler collaborare più strettamente per raggiungere i sei obiettivi fissati al Forum Mondiale dell’Educazione tenuto a Dakar, in Senegal, nel 2000.
Questo rinnovato impegno non è un fatto di poco conto nel processo globale di alfabetizzazione rivolto in primis alle donne e ai bambini, poiché in quei nove paesi, che costituiscono il cosiddetto gruppo E-9, vive oltre la metà della popolazione mondiale e si stima che essa includa il 70% di analfabeti adulti, soprattutto donne. In una dichiarazione pubblicata poco prima dell’incontro del Cairo, i ministri dell’Istruzione dell’E-9 hanno evidenziato i miglioramenti ottenuti nei loro paesi negli ultimi quattro anni, miglioramenti che includono un aumento delle iscrizioni e un miglioramento del tasso di scolarizzazione (specialmente per le donne), ma hanno anche riconosciuto di «avere ancora molte sfide da affrontare», tra cui la povertà, «l’accesso non paritario ai servizi di qualità da parte dei bambini svantaggiati ed in particolare delle bambine».
Un’altra considerazione va fatta sul divario nell’istruzione, che va certamente diminuendo, ma che è ancora significativo. Gli anni della prima infanzia sono trascorsi soprattutto in compagnia della madre o di altri parenti o aiutanti donne. Questi primi anni di vita sono i più influenzabili, e così


il ruolo delle donne sulla generazione futura è molto significativo e le loro attitudini e la loro visione del mondo sono di importanza critica per l’educazione delle nuove generazioni. Questa situazione sociale indica chiaramente l’evidente necessità di intensificare il processo formativo delle ragazze e delle donne, che sono naturalmente preposte a svolgere un ruolo così significativo nella formazione dell’infanzia.

Oggi si tende, almeno in linea di principio e soprattutto nei paesi occidentali, ad una partecipazione ugualitaria da parte delle donne e degli uomini alla vita sociale e a quella istituzionale. Numerosi accordi internazionali sono stati negoziati dalle Nazioni Unite per garantire l’uguaglianza dei sessi in aree quali i diritti politici, l’impiego, i diritti matrimoniali, il concetto di uguale retribuzione per uguale valore. Un risultato di questi accordi è che la maggior parte dei paesi (ma non tutti) ha incluso nella propria costituzione e nella propria legislatura il principio di uguaglianza dei diritti tra i sessi. Questo, però, è solo il primo passo per garantire alle donne uguali diritti di fronte alla legge. Ora è necessario dare sostanza a questi principi, cancellando quelle leggi che consentono alla discriminazione di continuare e promuovendo programmi concreti che sostengano l’uguaglianza in un modo affermativo, aperto, dichiarato.
Da un punto di vista pragmatico, un passo importante verso questo importante obiettivo è stato il successo che molte donne hanno avuto nell’accedere a posizioni influenti nella struttura sociale esistente, anche se bisogna riconoscere che questo è soltanto l’inizio e che queste donne sono ancora una piccola minoranza. Il processo di trasformazione del ruolo femminile è, comunque, certamente in atto ed è destinato ad incidere in profondità sulla società. E un riconoscimento estremamente significativo, che si è andato formando attraverso la crescente consapevolezza della necessità di bilanciare le caratteristiche maschili e femminili nella società, è che queste due grandi forze psicologiche sono in effetti già presenti in ogni persona. L’immagine maschilista dell’uomo duro e aggressivo è uno stereotipo che svilisce ciò che un uomo completo ed equilibrato deve essere. Uno dei molti segni del fatto che l’era patriarcale sta volgendo al termine è rappresentato dal crescente numero di uomini che vanno riconoscendo ed imparando come dare espressione al lato più gentile e premuroso della loro natura allo scopo di avere una personalità completa e integrata. Al tempo stesso, la prospettiva di crescita del mondo femminile consiste nell’aver fiducia di esplorare e mantenere i veri valori femminili e di trovare la forza e le capacità necessarie per portare questi valori in ogni aspetto della vita familiare e sociale.
Rendendo giustizia allo spirito più alto della femminilità, il movimento della donna ha trasceso l’illusione di essere «antiuomo» e sta emergendo come movimento per l’uguaglianza, per la vita, per la pace e per la giustizia. Il futuro che ci attende dipende ora e in gran parte dalla voce della donna quale voce finalmente ascoltata e presa in considerazione. Questa nuova era dipende, più che da ogni altra cosa, dall’azione unita di donne e uomini, dalla loro comprensione reciproca e


dal loro operare creativamente insieme in un rapporto ugualitario. In quest’ottica i conti tornano, sotto tutti i punti di vista: pienezza dei rapporti in famiglia e nella società; equilibrio di tutte le qualità che costituiscono la nostra razza umana ed utilizzo pieno delle sue risorse intellettuali, morali e materiali per un progresso sociale equilibrato.

Uno dei pensieri più belli, forse il più bello, che descrive sinteticamente e poeticamente l’assurdo squilibrio tra il ruolo maschile e quello femminile, e che al contempo lascia intravedere la bellezza e la pienezza di un nuovo equilibrio, è quello espresso dalla scrittrice russa Helena Roerich: «Il volo dello spirito dell’umanità non può essere sorretto da un’ala sola». Ecco la forza sintetica di un’espressione poetica! Non c’è altro da aggiungere, non vi pare?
(Sergio Tripi, da Good News Agency del 5 marzo 2004 – www.goodnewsagency.org)