Perù, scrigno di biodiversità

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Il salvataggio della Vigogna e il recupero della Puya raimondii, straordinaria pianta che raggiunge 10 metri di altezza e fruttifica dopo un secolo

Perù, antica terra ricca di fascino, grandi enigmi e forti contrasti: forse nessun altro Paese dell’America Latina racchiude nel proprio territorio altrettanti volti della natura, animali così diversi e mille paesaggi opposti e straordinari: dai flutti oceanici alle vette innevate delle Ande, dai profondi solchi di gole e valli occidentali allo sterminato bacino dell’Amazzonia, in cui convergono torrenti e fiumi originati dalla Cordigliera: senza dimenticare storia, monumenti, tradizioni, folklore e molti altri stupefacenti tesori ancora da esplorare.

Se si giunge a Lima al mattino, atterrando in aereo o discendendo dalle alture, si resta impressionati dalla fitta cortina di nebbia (neblina) che sommerge la città, da cui affiora a Nord soltanto la maestosa catena del Nevado Huascaran: con i suoi 6.768 metri massima vetta del Paese (nel Sud America seconda solo all’Aconcagua), la più elevata montagna dei Tropici, candida dimora di nevi eterne e ghiacciai: con ripide pareti rocciose, culla di una speciale variante di alpinismo nota come «andinismo». Affacciandosi poi sull’Oceano Pacifico, non si può non essere colpiti dalla lunga striscia del deserto costiero, con dune immense che si elevano quasi fino a mille metri di quota, e pendici ormai povere di vegetazione: ben diverse da quelle che dovevano essere un tempo verdi sponde affacciate sul mare, poi denudate dal pascolo eccessivo. Responsabile il bestiame domestico introdotto dai coloni europei, perché le greggi di pecore e le mandrie di buoi hanno avuto un effetto ben più pesante di quello degli animali selvatici, o dei Neocamelidi americani (Lama, Alpaca, Guanaco e Vigogna) che dominavano la scena prima dell’arrivo dei conquistadores.

Proprio qui si trovano tracce antichissime di civiltà scomparse, come Nazca con i suoi petroglifi, e luoghi famosi per la fauna come la riserva di Paracas paradiso degli uccelli, con le vicine isole Ballestas ricoperte del loro guano. Tra Pellicani, Sule, Fenicotteri, Gabbiani, Beccacce di mare, Cormorani e altri uccelli d’ogni genere, compaiono anche colonie numerose di Otarie e si affaccia fin qui addirittura un Pinguino detto di Humbolt. Presenza incredibile in un Paese prossimo all’Equatore, ma possibile grazie alla fredda corrente dallo stesso nome, che gli consente di allontanarsi dall’Antartide.

Risaliti i primi rilievi, s’incontra un paesaggio tormentato, e l’aria si fa sempre più tersa. Ma è solo assai più in alto, oltre i 3.000 metri, che le Ande si manifestano in tutto il loro splendore. Ecco la sterminata prateria detta puna, regno del Condor e della Viscaccia, del Nandù e della Vigogna… Spingendosi sul versante opposto, verso l’Amazzonia, ci si tufferà nel regno magico della natura misteriosa, inafferrabile, sconosciuta: prima le poco esplorate pendici andine, dove nascono i corsi d’acqua più prodighi e tortuosi del mondo; poi il mare verde della foresta tropicale pluviale, che proprio nel Perù, non piatta e depressa ma mossa e accidentata, raggiunge alcune delle sue espressioni più alte. Nella selva e nel monte, tra fiumi e lagune, accanto a Giaguaro e Bradipo, Lontra gigante e Capibara, vivono animali ancora sconosciuti, e soprattutto si celano sulla sua sommità, o canopy, innumerevoli specie di insetti ancora da scoprire.

Proprio nell’arida e sconfinata puna costituita di povere graminacee si realizzò, mezzo secolo fa, uno dei primi moderni «miracoli» della conservazione, il salvataggio della timida Vigogna, ricercatissima soprattutto per la sua lana, la migliore in assoluto che si conosca al mondo. In pericolo di estinzione a causa dello sfruttamento eccessivo e del bracconaggio, non ne sopravvivevano che pochi nuclei qua e là, il più importante dei quali era il popolamento di Pampa Galeras composto da una migliaio di individui. Ma si trattava di una risorsa insostituibile, l’unico essere vivente in grado di trasformare le dure erbe di quella steppa in preziosi prodotti e proteine animali: cuoio robusto, carne eccellente e soprattutto lana caldissima. Così nel 1967 venne istituita la riserva di Pampa Galeras, coinvolgendo i campesinos, e il nucleo delle vigogne incominciò a crescere: si trattava di uno dei primi esperimenti di conservazione del patrimonio naturale coinvolgendo nella sua gestione le comunità locali, e sia pur tra incredibili difficoltà ebbe grande successo. Oggi la situazione è cambiata, branchi sempre più numerosi di vigogne sono tornati a popolare il territorio che abitavano fin dai tempi degli Inca, e nessuno sognerebbe di mettere in discussione la validità dell’impresa, fortemente sostenuta anche in sede internazionale.

Esattamente trent’anni dopo, nel 1997, in un diverso angolo delle Ande il Comitato Parchi nazionali d’Italia intervenne al salvataggio di un altro tesoro naturale della montagna, la Puya raimondii (nella foto accanto, N. d. R.), straordinaria pianta della puna legata alla mitica figura dell’esploratore e naturalista italiano Antonio Raimondi. Si tratta della più grande Bromeliacea, che raggiunge 10 metri di altezza e fruttifica dopo un secolo di vita, cresce più in fretta di qualsiasi altro vegetale e riempie di vita quello che sarebbe altrimenti soltanto arido deserto. Venne così avviata l’Operazione Titanca, e ancora una volta le genti locali risposero positivamente a quel forte messaggio di conservazione: la proposta di creare una speciale Riserva Naturale a Titankayocc, la più importante foresta di questa Bromeliacea, raccolse appoggi e consensi. Era la prima volta che un territorio povero ed emarginato del comprensorio di Ayacucho veniva alla ribalta nel Paese, e iniziava ad essere scoperto anche a livello internazionale.

Oggi la Puya può dirsi ormai fuori pericolo, perché l’attesissima Riserva Naturale Regionale del Bosco di Titankayocc sta ormai trasformandosi in concreta realtà, e quei paesaggi spettacolari delle Ande dominati dal silenzio e sovrastati da un cielo azzurrissimo potranno diventare meta qualificata del turismo internazionale, o meglio della sua componente più responsabile, l’ecoturismo.

Una splendida occasione per rafforzare, nel segno di Antonio Raimondi, gli storici legami tra Italia e Perù: la conferma che, fin dal tempo del celebre racconto del libro Cuore, un filo invisibile lega gli Appennini alle lontane Ande.

(Nella foto del titolo il magnifico Tucano o Toco, uccello tipico della foresta tropicale pluviale, che con l’enorme becco può aprire, spaccare e ingoiare i più disparati tipi di frutta.

Nella seconda foto lo splendido e variopinto Pappagallo Ara ararauna, uno dei più grandi e amati dalle genti locali, si cela nella immensa vegetazione dell’Amazzonia Peruviana)