Sangue e cemento, la prevedibile tragedia abruzzese

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È uscito ieri nelle sale italiane il documentario «Sangue e cemento», prodotto da Gruppo Zero, collettivo di giornalisti, cineasti e comunicatori per l’informazione corretta e libera da manipolazione. La regia è firmata da Thomas Torelli. Il trailer

Sedersi in poltrona e, una volta spente le luci, cominciare a sentire in sottofondo un ticchettio d’orologio che subito fa presagire che qualcosa non va. Perché questa volta, nell’accogliente penombra della sala cinematografica, lo spettatore sa che la storia che scorre sullo schermo non è finzione, ma amara realtà. Quel ticchettio, che si fa via via più intenso, è lo stesso degli orologi che la notte del 6 aprile 2009 alle 3,32 si fermarono per assistere impotenti ad una tragedia tanto immensa quanto vicina a noi. 299 le vittime di quel tragico terremoto che fece tremare L’Aquila, trascinando tutti nel baratro dell’orrore. Quella che il giorno prima era una ridente e soleggiata cittadina, nel giro di poche ore si trasformò in un cumulo di macerie grigie, proprio come i fotogrammi che scorrono sul grande schermo.

Una terrificante catastrofe naturale. È questa la spiegazione logica a cui l’Italia intera è stata costretta ad arrendersi. Ma c’è chi non riesce a credere che la natura, da sola, abbia potuto generare un simile disastro.

Paolo Calabresi, volto della trasmissione tv Le Iene e voce narrante del documentario, attraverso interviste e testimonianze di sismologi, ingegneri, geologi, avvocati e giudici cerca di portare alla luce la realtà dei fatti, andando a scavare nel profondo per evidenziare responsabilità imputabili solo ed esclusivamente agli umani. La negligenza degli organi di controllo, l’assenza di politiche antisismiche e particolari norme di messa in sicurezza in un territorio a rischio come l’Abruzzo, la smania di risparmiare su qualità delle materie prime e tecniche per ricavarne profitti più consistenti, la speculazione edilizia selvaggia e criminale sono solo alcune delle possibili e plausibili cause scatenanti, a lungo termine, della catastrofe.

Non si tratta però di semplici supposizioni. Dati alla mano, alternando le spiegazioni di Calabrese alle interviste agli esperti, il collettivo del Gruppo Zero dimostra che un sisma, anche di forte entità, può lasciare la popolazione incolume, proprio come accadde in Giappone nel luglio del 2008.

Tra le righe di questa inchiesta non c’è nemmeno l’ombra del clamore, della strumentalizzazione, dei fiumi di parole e del sensazionalismo mediatico che hanno accompagnato la tragedia. Solo numeri e fatti, prove inconfutabili delle responsabilità ed inadempienze umane. E un obiettivo: non lasciare che il silenzio assordante avvolga le macerie, che l’ineluttabilità delle cose schiacci le persone colpite dal sisma, spazzare via quel vuoto lasciato dai palazzi e dalle costruzioni venute giù come castelli di carta. In una parola, rispondere a tutte quelle domande rimaste in sospeso tra le rovine abruzzesi, nel tentativo di spiegare all’Italia intera che quella tragedia non solo era prevedibile, ma anche evitabile.