Ward 54, l’assurdità della guerra al festival di Venezia

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Anche la Maggioni porta sul grande schermo la crudeltà delle guerre in Iraq e in Afganistan. Ma, a differenza del vincitore della sezione Controcampo italiano «20 sigarette», la giornalista racconta quel che molto spesso accade a molti militari al rientro dalle cosiddette missioni di pace.

Per farlo, Monica Maggioni sceglie la voce di Kristofer Goldsmith, giovane sergente americano, fotografo ufficiale della polizia scientifica in Iraq. Kris è uno di quei ragazzi che ha indossato la divisa per passione, uno che ci credeva davvero nei valori e nella disciplina militare. Viene inviato a Bagdad per fotografare i cadaveri iracheni, ma una volta rientrato a casa deve fare i conti con i fantasmi di una guerra folle e assurda. Cade nella trappola dell’alcolismo, è un ragazzo disperato, scosso da ciò che ha vissuto, da una guerra che ti impone di sparare a civili ed innocenti in nome della democrazia e della pace, ma che lascia nei soldati solo un enorme senso di colpa. I medici dell’ospedale dei veterani di Washington gli diagnosticano una forte depressione nota con il termine di PTSD (stress post traumatico), una malattia psichiatrica che coglie moltissimi soldati al rientro dalle missioni. Eppure l’esercito gli impone di ritornare in Iraq, respingendo la sua richiesta di congedo. Alla cerimonia del Memorial Day Kris tenta il suicidio: per l’America Kris non può più indossare la divisa e rischia il congedo forzato e con disonore.

Il documentario della Maggioni, alternando interviste a consulenze psichiatriche, porta alla luce un fenomeno in costante crescita negli ultimi anni. Secondo Army Times, l’anno scorso il numero dei suicidi tra i militare è salito a 18 al giorno, superando per la prima volta nella storia il numero dei caduti in guerra.

Attraverso la storia di Kris scopriamo molte altre vicende legate al Ward 54, il braccio psichiatrico dell’ospedale dei veterani di Washington. La giornalista italiana conduce lo spettatore in un viaggio tra le menti angosciate di chi è andato in guerra, un mondo in cui la fragilità della mente umana non è ammessa. Mette in luce un’America che sollecita i suoi soldati a difendere ed onorare la patria, ma che non li rivuole indietro se sono sconvolti e hanno paura, se sono costretti a fare i conti con i fantasmi dei civili ammazzati in una guerra senza senso.

Il film dà voce a tutti quei soldati che sono partiti in guerra per scongiurare un altro 11 settembre, per passione o per denaro. A tutti quelli che la guerra la volevano fare per davvero e che adesso raccontano quanto questa guerra sia ingiusta, infame, angosciante e terrorizzante, ben diversa da quello che la politica internazionale ci vuole raccontare.

Una pellicola sconvolgente, in grado di impressionare col solo potere delle testimonianze e dei ricordi di chi, come afferma la stessa regista, «torna a casa e si perde».