Le città sempre più inquinate

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La Maddalena, foto di A. Perrini
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L’ecosistema urbano di oggi rispecchia pienamente la poca lungimiranza e eccessiva superficialità dell’apparato amministrativo, che condizionata dal fattore «crisi economica», mal gestisce certe problematiche, che innescano, poi, circoli viziosi complessi da controllare e difficili da fermare

Dall’ultimo rapporto di Legambiente, stilato proprio in questi giorni, si evince la criticità in cui versa la maggior parte delle città italiane, ormai piombate in un vortice di inquinamento e inefficienza. La relazione, «Ecosistema urbano: XIX Rapporto sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia», è facilmente consultabile on line.

L’ecosistema urbano di oggi rispecchia pienamente la poca lungimiranza e eccessiva superficialità dell’apparato amministrativo, che condizionata dal fattore «crisi economica», mal gestisce certe problematiche, che innescano, poi, circoli viziosi complessi da controllare e difficili da fermare.

Come ha spiegato, in una recente intervista, uno degli autori del rapporto, Mirko Laurenti, la battuta d’arresto che complessivamente hanno registrato i centri urbani italiani è, infatti, dovuta non solo alla mancanza di coraggio e di programmazione da parte degli amministratori pubblici, ma anche alla carenza di risorse contro cui devono combattere i Comuni, che hanno sempre più difficoltà ad investire. Una situazione a cui si deve assolutamente rimediare.

«A nostro avviso – ha commentato – è necessario e non più rinviabile da parte dei primi cittadini una presa di coscienza e un po’ più di coraggio sia nel programmare che nell’investire, così come i Comuni, dal canto loro, dovrebbero imboccare senza indugio la strada della condivisione verso una nuova fase della politica a livello amministrativo nei territori. Nel caso del trasporto pubblico per esempio, i Comuni hanno sempre avuto poco coraggio nell’aumentare le linee togliendo territorio e suolo alle auto private; con la crisi non c’è stata ovviamente alcuna inversione di tendenza perché se al trasporto pubblico già prima della recessione veniva data una scarsa priorità, quando le risorse sono venute a diminuire, si è preferito investire su altro, senza dare al trasporto pubblico l’opportunità di crescere».

Ma ora vediamo qualche dato emblematico risultante dal rapporto. Torna a crescere l’inquinamento atmosferico, la media del PM10 di tutte le città italiane prese in esame passa da 30 a 32 microgrammi per metro cubo e sono dieci in più, da 27 si passa a 37, i giorni dell’anno in cui l’ozono scavalca i limiti di legge. Restano sostanzialmente stazionari i consumi di acqua potabile, 164 litri a testa ogni anno, 3 in meno rispetto allo scorso anno, le perdite di rete, fisse al 32% e l’efficienza della depurazione, che dall’86% arriva all’88%. Più marcata la riduzione della produzione di rifiuti solidi urbani, 20 chili in meno a testa in un anno, soprattutto a causa della riduzione dei consumi e l’aumento della raccolta differenziata che pur passando dal 32% al 38% (unico indicatore con un cambiamento apprezzabile) resta lontana dal raggiungimento dell’obiettivo normativo del 60%. Calano le immatricolazioni di nuove autovetture, tuttavia il parco circolante è in leggerissima crescita, 64 auto ogni 100 abitanti e a riprova del fatto che per gli spostamenti sistematici gli abitanti ancora utilizzino, o siano costretti a utilizzare, largamente la vettura privata arriva da un trasporto pubblico messo sotto pressione dai tagli e incapace di attrarre passeggeri, un cittadino compie in media appena 83 viaggi l’anno su bus, tram e metro. Infine, al di là di qualche caso isolato, non si muovono più isole pedonali, zone a traffico limitato, reti ciclabili urbane.

Come accennato prima, c’è un ulteriore fattore che deve riflettere, ovvero il ruolo ambiguo che ha avuto la crisi economica, che, da un lato ha portato a risultati positivi, come la flessione media pro capite dei consumi elettrici e il calo della produzione totale dei rifiuti, da cui probabilmente è derivata anche la crescita della raccolta differenziata, ma dall’altro ha provocato una stasi generalizzata e abbattuto di fatto ogni tentativo di innovazione e implementazione.

Laurenti rimane comunque fiducioso ed è certo che i cittadini siano fondamentali per vincere questa sfida e che debbano fare la loro parte in modo sempre più significativo.

«Un’altra città è possibile – ha concluso – ma dipende dai cittadini, cioè da come loro saranno in grado di reagire, da una parte, alla mancanza di risposte significative da parte di coloro che amministrano le nostre città, dall’altra alle congiunturalità di ciò che viene dall’esterno, che oggi è la crisi economica e domani sarà qualche altra cosa. Questo è quello che dovremmo essere capaci di fare da cittadini». (Carlo Ciminiello)