Elezioni – Essere «verde» oggi

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I «verdi» (sempre quelli con la «v» minuscola) non possono essere consulenti del potere, né dovrebbero sedere nei centri di potere: anche se il fascino e l’illusione del potere è grande. Come dimostra la nascita e l’affermarsi dell’«ambientalismo scientifico»

Giorgio Nebbia, riprendendo un intervento già pubblicato sulla questione del ruolo degli ambientalisti nel panorama politico, fa una stimolante osservazione sul ruolo dei Verdi.

 

In vista delle imminenti elezioni nel Parlamento nazionale e in quelli regionali circola una sorta di piagnisteo perché nelle liste elettorali (e soprattutto fra quelli che saranno probabilmente eletti) non c’è un sufficiente numero di «Verdi» (con la V maiuscola). Ma che cosa significa essere «verde» (con la «v» minuscola)?
«Verde» dovrebbe essere una specie di stato d’animo che, nel grande filone delle domande di riforme, di mutamento sociale e di lotta alle ingiustizie e alla violenza, si dedica a combattere contro coloro che distruggono la natura e l’ambiente. Uno stato d’animo contestatore, una miscela di anarco-socialismo, più individualistico che irreggimentabile in gruppi o partiti, fra Kropotkin e Gandhi, che suscita ironia e derisione nei «saggi», ma che è stato quello che ha fatto finora avanzare il mondo, che ha anticipato domande che poi sono diventate patrimonio della cultura universale.

Essere «verde» è un po’ come essere il gallo sul tetto: vede per primo l’alba, e canta, e sveglia le persone che stanno nella casa e che sono disturbate perché vorrebbero continuare a dormire.

I «verdi» sono stati quelli che hanno denunciato, quando i governi facevano finta di non vedere, l’inquinamento e la morte nelle fabbriche, le trappole tecnologiche e urbane dell’automobile, le frodi alimentari, l’assalto speculativo al territorio, che hanno sostenuto che il nucleare non avrebbe dato energia utile a basso prezzo. In questa lotta i «verdi» si sono trovati contro i governi, i padroni e talvolta anche i lavoratori (ma questo è avvenuto altre volte nei movimenti di riforma). Eppure sono riusciti a ottenere leggi per una maggiore sicurezza, per una migliore difesa della natura e della salute.

I «verdi» (sempre quelli con la «v» minuscola) non possono essere consulenti del potere, né dovrebbero sedere nei centri di potere: anche se il fascino e l’illusione del potere è grande. Come dimostra la nascita e l’affermarsi dell’«ambientalismo scientifico» come risposta alla comune obiezione: non si deve dire sempre «no»; si devono fare proposte concrete; se ci si deve liberare del pattume meglio far fare buoni impianti di trattamento; se occorre energia meglio far adottare il metano; se ci si vuole liberare dal petrolio meglio chiedere pannelli solari e pale eoliche, eccetera. Senza rendersi conto che il «nemico», cioè il potere, è sempre prontissimo ad accettare nuove mode e tecnologie purché cessi l’opposizione e la critica e non sia messa in discussione l’esistenza stessa del potere. Il nemico marcia sempre in testa al corteo.