Ma perché il carbone a Porto Tolle?

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Greenpeace a Zanonato: le rinnovabili porterebbero almeno 3 volte più occupazione. Il ministro «dovrebbe sapere che quel progetto è stato già bocciato dal Consiglio di Stato e recuperato solo grazie a ben due leggi ad aziendam, una di Berlusconi e una di Zaia, frutto delle opache attività di lobby dell’Enel»

Greenpeace commenta la notizia dell’incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e il governatore del Veneto Luca Zaia, nel quale il ministro avrebbe annunciato di voler accelerare la «pratica» Porto Tolle.

«La volontà di rilanciare il progetto della conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle è sbagliata e regressiva, e dimostra la perfetta continuità, in materia d’energia, dell’attuale governo con gli esecutivi Berlusconi e Monti. È la spia di una strategia industriale vecchia, che non modernizzerà il Paese e che, semmai, ne consoliderà la dipendenza energetica. Una centrale a carbone a Porto Tolle vorrebbe solo dire un ulteriore peggioramento della qualità dell’aria nella Pianura Padana – già oggi l’area più insalubre in Europa – con gravi costi sanitari, enormi emissioni di gas serra e, non ultimo, benefici occupazionali largamente inferiori a quelli che si otterrebbero con uguali investimenti in energie pulite», commenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Greenpeace stima che investendo i 2,5 miliardi di euro previsti da Enel per il carbone a Porto Tolle su un mix di fotovoltaico ed eolico si avrebbero ricadute occupazionali almeno 3 volte superiori.
«Speriamo che il neo ministro Zanonato prenda tempo e conti fino a cento prima di un ulteriore passo sulla questione – ha proseguito Boraschi -. Dovrebbe sapere che quel progetto è stato già bocciato dal Consiglio di Stato e recuperato solo grazie a ben due leggi ad aziendam, una di Berlusconi e una di Zaia, frutto delle opache attività di lobby dell’Enel. Auspichiamo che voglia incontrare anche Greenpeace e le altre associazioni e realtà produttive che esprimono contrarietà al carbone a Porto Tolle: per parte nostra siamo pronti a dimostrargli, dati dell’Università di Stoccarda alla mano, come quel progetto causerebbe, su base annua, danni economici fino a 240 milioni di euro e una mortalità prematura stimata in 85 casi».

Il rapporto «Porto Tolle: analisi comparativa dell’impatto sanitario»