Ecco quanto rende un’area protetta

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Un approccio utile per assegnare un valore economico ad un’area protetta è quello basato sul concetto di Valore economico totale (Vet) che distingue i «valori d’uso» dai «valori non d’uso». Il caso della città di New York che, grazie all’attenta gestione delle foreste limitrofe, dispone di acqua potabile per la popolazione con un risparmio nel tempo di almeno 6 miliardi di dollari sui costi di trattamento e depurazione

La quantificazione del valore economico delle aree protette è un passo importante per comprendere le relazioni esistenti tra lo stato degli ecosistemi e il benessere umano partendo dall’assunzione che «non si può gestire ciò che non si sa misurare».
Negli ultimi anni l’attenzione verso il riconoscimento dei benefici forniti dalle aree protette alle popolazioni locali e non solo è stata sottolineata dai numerosi studi di importanti organizzazioni internazionali, tra cui si ricordano la Cbd (Programme of Work on Protected Areas, PoWPA), il Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity), il Wwf, lo Iucn’s World Commission on Protected Areas (Wcpa) e il Tnc (The Nature Conservancy). Ciò che è emerso con chiarezza da tali ricerche è che i benefici che derivano dalla tutela e salvaguardia delle aree protette sono ben più elevati dei costi connessi alla loro istituzione e tutela. Secondo le stime della Banca Mondiale, infatti, la loro gestione sostenibile può garantire un ritorno in termini economici molto elevato: 100 dollari di servizi per ogni dollaro investito.
La crescente attenzione per la valutazione economica dei beni ambientali ha permesso di migliorare, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, gli strumenti e i metodi valutativi a disposizione. In questo senso un approccio utile per assegnare un valore economico ad un’area protetta è quello basato sul concetto di Valore economico totale (Vet) che distingue i «valori d’uso» dai «valori non d’uso». I primi derivano dalla diretta o indiretta utilizzazione di un bene (materiale e non) come i prodotti del bosco, le attività ricreative o la protezione contro l’erosione; i secondi, invece,non sono associati ad un uso effettivo, ma alla natura reale delle cose o alla rinuncia ad un loro uso immediato, come l’esistenza di una particolare specie animale e/o vegetale o la possibilità di preservare un parco a beneficio dei posteri.
Per la quantificazione di ciascuna componente del Vet si utilizzano principalmente i metodi «direct market price», «revealed preference» e/o quelli di «stated preference». La prima categoria si utilizza per beni (e servizi) di mercato, quindi con un prezzo, come, ad esempio, il legname ricavato dal bosco;la seconda tiene conto dei mercati complementari o sostitutivi del bene (o servizio) stimando, ad esempio, il controllo dell’erosione svolto dalla copertura vegetale in termini di costi evitati per risanare i danni da ruscellamento e inondazione. Infine con i metodi della «preferenza affermata» si domanda direttamente agli stakeholder (visitatori, popolazione residente, ecc.) di indicare la «disponibilità a pagare» per preservare un certo bene o servizio o la «disponibilità ad accettare» per compensarne la perdita.

Su tale base sono stati condotti numerosi studi di quantificazione del valore economico dei parchi e delle altre aree protette nel mondo. Così, ad esempio, il valore ricreativo del Kakum National Park, uno dei più importanti del Ghana, si stima di circa 6 milioni di dollari all’anno; nell’area marina protetta di Lyme Bay in Inghilterra, invece, il valore ricreativo delle attività acquatiche (pesca, navigazione, ecc.) è di circa 4 milioni di sterline all’anno e alle Seychelles i parchi marini producono benessere sociale per un valore di 3,7 milioni di euro all’anno.
Alcuni esempi riguardano anche i «valori non d’uso» come, ad esempio, il «valore di esistenza» del Pino Loricato nel Parco nazionale del Pollino (stimato di circa 64 euro all’anno per visitatore) oppure del «valore di lascito» per le future generazioni del Tatra National Park in Polonia (stimato circa 75 milioni di euro all’anno).

Il valore economico dei Parchi può essere comunicato efficacemente anche attraverso la quantificazione dei servizi ecosistemici da essi forniti alla popolazione. Esemplificativo è il caso della città di New York che, grazie alla attenta gestione delle foreste limitrofe, dispone di acqua potabile per la popolazione con un risparmio nel tempo di almeno 6 miliardi di dollari sui costi di trattamento e depurazione. Un altro esempio è quello del servizio di purificazione dell’aria a cui, nel caso del parco nazionale Hoge Veluwein Olanda, è stato assegnato un valore di circa 2 milioni di euro all’anno.
Il riconoscimento e la stima del valore economico delle aree protette contribuisce ad accrescere la consapevolezza del valore della natura tra la popolazione e ad orientare le decisioni politiche promuovendo forme di gestione delle aree protette in grado di soddisfare gli obiettivi di conservazione e, al contempo, di aumentare il flusso di servizi ecosistemici a beneficio dell’uomo.