Il Parco sostiene l’agricoltura tradizionale e valorizza la biodiversità

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Il Pollino è un’area interna protetta ad altissimo e straordinario contenuto di biodiversità naturale e culturale, che ha favorito la diffusione e la sopravvivenza di prodotti agricoli diversi. Le nuove opportunità di sviluppo, che il Parco intende promuovere, possono permettere alle popolazioni locali di vivere nel territorio protetto, assicurando la manutenzione e la promozione della diversità

Pubblichiamo l’intervento di Annibale Formica, Direttore del Parco del Pollino, al Convegno organizzato dall’Alsia a Rotonda (Potenza) sul tema della «Tutela della biodiversità agricola e delle produzioni agroalimentari». È un’occasione per affrontare e comprendere il ruolo dei parchi nel paesaggio e nell’economia di un territorio, in un momento difficile per le aree protette in cui sembra essere smarrita la stessa ragione di fondo della loro esistenza.

Il tradizionale appuntamento annuale sulla biodiversità agricola e sulle produzioni agroalimentari del Pollino, è l’occasione per aggiornare i temi e i profili della riflessione sugli obiettivi e sui contesti di riferimento delle azioni di conservazione e di tutela svolte dal Parco.
Le considerazioni, che seguono, partono da un giro di orizzonte sulle questioni della tutela e della valorizzazione della diversità naturale e culturale poste all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito più recente.

«I ladri di paesaggio»1 è un gravissimo fenomeno che mette in evidenza come un pezzo di paesaggio pugliese (l’ulivo secolare, il muretto a secco, il trullo) sia diventato oggetto di mercato dei ladri di paesaggio: un mercato in grado di annullare la geografia, alterare l’ambiente, il paesaggio, la memoria collettiva e l’identità culturale.

«Se finisce la terra»2 è una recensione dell’inchiesta sui rischi della «fine del limite» e dei libri pubblicati dal ricercatore francese Pascal Acot: Storia del clima e Catastrofi climatiche e disastri sociali. È in gioco, evidenzia Acot, il limite ultimo e ineludibile rappresentato dalla Terra e il nostro rapporto ecologico uomo-natura, dal quale nasce l’emergenza del limite in materia di risorse, di crescita demografica e di monocolture, che distruggono le coltivazioni tradizionali.

«Se produrre troppo cibo lascia la terra senza api»3 è l’allarme segnalato sull’uso, sull’abuso di fertilizzanti chimici, di pesticidi, che sta stravolgendo il sistema ecologico mondiale. «Le prime vittime sono le colonie di api, da alcuni anni letteralmente decimate da epidemie mortali prodotte dai pesticidi e dalla scomparsa del loro habitat naturale». E nessuno sembra rendersi conto che senza le api la nostra dieta rischia di ridursi solo a quei prodotti agricoli che vengono impollinati con il vento: grano, granturco, orzo e poco più.

«Il cibo non è mai stato così di moda», scrive Michele Serra4, raccontando le battaglie di Carlo Petrini «a favore della biodiversità e dei diritti dei contadini contro l’agricoltura dominata dalla speculazione finanziaria». Ma, al tempo stesso, forse, «non è mai stato così frainteso e misconosciuto. Madri e nonne contadine, e i nostri progenitori in generale, ne conoscevano la natura materiale (e la genesi agricola)». Ne conoscevano «il valore – dice Carlo Petrini – il lavoro che il cibo conteneva. Le tradizioni che incarnava. La socialità profonda che la tavola imbandita, anche poveramente, catalizzava».

Nella nuova politica agricola comune (la Pac 2014-2020) e nei nuovi piani di sviluppo rurale sono riservati sostegni all’agricoltura tradizionale e benefici agli agricoltori veri e più attenti alle esigenze dell’ambiente e della sicurezza alimentare.
Sono riservati benefici all’agricoltura sociale: alle fattorie didattiche, per un’esperienza di interpretazione e di educazione rurale, ai nuovi servizi educativi per l’infanzia in ambito rurale (es: gli «Agrinidi»), come occasioni per la costruzione di identità ecologiche.

Servono, infatti, impegni a favore della biodiversità e dei diritti dei contadini contro l’agricoltura dominata dalla speculazione finanziaria; le biodiversità vanno difese, perché nel lungo periodo sono più affidabili e resistenti delle colture intensive.
Servono, inoltre, misure rivolte alla tutela delle produzioni tipiche di qualità, distintive dei diversi territori, che garantiscono protezione a produttori e consumatori, oggi sempre più consapevoli e attenti ai valori materiali e immateriali dei prodotti che portano in tavola.
Va premiata, infine, l’agricoltura che rispetta la natura, l’azienda agricola che rientra nelle zone tutelate dalla Rete Natura 2000.

L’agricoltura tradizionale è la sola in grado di alimentare i processi di identificazione e di solidarietà, di difendere le colture e culture locali, di coltivare realmente il futuro.

Nella nuova Pac vi sono, in tal senso, rilevanti misure convergenti con le finalità del Parco:
• il pagamento ecologico (greening), che è un valido strumento per promuovere un’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente e a tutela delle biodiversità sia vegetale che animale;
• il sostegno all’agricoltura biologica, che rafforza la sostenibilità dell’agricoltura nelle aree Sic e Zps; ai produttori bio spetta automaticamente il pagamento ecologico; nei siti di Rete Natura 2000 è, però, obbligatorio il rispetto contestuale dei vincoli previsti nel greening;
• la nuova definizione di attività agricola; nella definizione dell’attività agricola, oltre all’aspetto collegato alla produzione agricola e zootecnica, per la prima volta entrano gli interventi volti al mantenimento dei pascoli o ai lavori agricoli svolti per il mantenimento della terra in idonee condizioni di capacità produttiva (es: lavori per il mantenimento delle superfici a seminativo rispetto all’abbandono).

Nel rispetto delle sue finalità istitutive il Parco ha sostenuto, avviato e affermato attività coerenti con i principi della tutela e della valorizzazione delle tipicità agricole locali, della conservazione delle biodiversità agrarie, dell’accreditamento della provenienza di prodotti d’origine come le Dop.

Nella relazione di Piano per il Parco è stata prevista, altresì, la promozione delle produzioni a basso impatto con assoluta priorità alle produzioni biologiche e alla conservazione e alla tutela dell’agrobiodiversità e delle produzioni tipiche locali.

Tra le attività in corso, è significativa a riguardo l’attuazione, in collaborazione con altri parchi ed enti, di progetti, quali:
il progetto life «fa.re.na.it», che usa quale slogan: «la mia terra vale» ed esorta: «aggiungi valore alla tua terra».
Il progetto persegue una strategia di comunicazione capillare tra le amministrazioni pubbliche, gli agricoltori e, più in generale, tra le popolazioni abitanti in aree agricole e rurali interne ai siti di Rete Natura 2000, che esalta il contribuito fornito dall’agricoltura alla creazione di molti ecosistemi ricchi di biodiversità e alla salvaguardia di innumerevoli specie. Il coinvolgimento di chi opera in aree agricole e rurali, infatti, è essenziale per fermare la perdita di biodiversità.
Il progetto life «Making Good Natura» per il pagamento dei servizi ecosistemici, il cui obiettivo è «dare valore alla natura». Il progetto vuole attribuire un valore economico ai servizi forniti dagli ecosistemi per «tenere in conto» la natura, per individuare quanto vale il lavoro che gli agricoltori svolgono ogni giorno per mantenere il nostro paesaggio e la biodiversità delle aree agricole ad alto valore naturale.

Il Pollino è un’area interna protetta ad altissimo e straordinario contenuto di biodiversità naturale e culturale, che ha favorito la diffusione e la sopravvivenza di prodotti agricoli diversi. Le nuove opportunità di sviluppo, che il Parco intende promuovere, possono permettere alle popolazioni locali di vivere nel territorio protetto, assicurando la manutenzione e la promozione della diversità. A tal fine è stata avviata, nell’ambito delle «Nuove strategie della politica regionale per la programmazione 2014-2020», la elaborazione di una proposta di progetto per le «Aree interne» protette del Parco Nazionale del Pollino: un documento che intende promuovere la diversità naturale e culturale.

 

1 Giuliano Foschini, «I ladri di paesaggio», in «la Repubblica» del 13 novembre 2013.
2 Franco Marcoaldi, «Se finisce la terra», in «la Repubblica» del 16 settembre 2013.
3 Loretta Napoleoni, «Se produrre troppo cibo lascia la terra senza api», in il «Venerdì di Repubblica», n.1336 del 25 ottobre 2013.
4 Michele Serra, «Quando il cibo è politica. Il nuovo manifesto di Petrini», in «la Repubblica» del 30 ottobre 2013.

Annibale Formica, Direttore del Parco del Pollino