Lo spirito del pianeta, un festival tribale

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foto A. Finazzi
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La manifestazione dal 30 maggio al 15 giugno. Ce ne sono state tante di persone che hanno dato prova di non volersi dimenticare dello spirito del nostro pianeta nel corso delle 13 edizioni precedenti: circa 1 milione e mezzo di persone, mamme, papà, bambini, italiani e non. Da anni «Lo spirito del pianeta» si preoccupa in maniera amorevole del pianeta e degli attuali, enormi problemi ambientali insieme a quelle centinaia di migliaia di volontari, di attivisti che si muovono giorno per giorno per cambiare il nostro modo di comportarci

Aprire la quattordicesima edizione di un festival che da anni, nei fatti, combatte per non far morire culture «altre», spesso di popolazioni emarginate dall’arroganza della nostra «bella e sana» cultura occidentale, con un uomo come Bob Geldof (data unica in Italia), da sempre testimonial di un messaggio di attenzione alle popolazioni emarginate del pianeta come quelle africane, non è un caso.
Le affinità sono molte, e l’artista inglese di fatto non è uno che si concede molto (due date precedenti a New York, New Delhi e Dubai).

Proseguire il giorno dopo con un gruppo come Altan, che dal 1989 suonano con fierezza la loro musica celtica irlandese (e per questa loro caparbietà sono stati avvicinati per collaborazioni da gente come Enya o Bonnie Raitt), è un’altra dichiarazione di intenti.

Lo spirito del pianeta è sempre stato un magma esplosivo e incontenibile di idee, colori, suoni, odori, visi e occhi che hanno visto mondi tra loro lontani migliaia di chilometri che si incrociano. Ma da due anni a questa parte è diventato anche laboratorio di idee sull’ambiente, grazie alle assemblee dei popoli indigeni che partecipavano al festival e venivano coinvolti in discussioni in cui sempre più spesso ambiente e sopravvivenza dei loro popoli erano correlati, in cui il dato di fatto è solo e sempre uno; lo spirito del pianeta è in pericolo!

E non basta che Google lanci la sua nuova trovata (un programma che riesce a farci un calcolo di quanti metri quadri di foreste vengono distrutte ogni giorno). Perché distruggere una foresta dove da secoli vivono popolazioni indigene vuol dire togliergli la vita. Depredarli della loro quotidianità.

Da qui, l’anno scorso, l’idea di una marcia organizzata dal festival «Lo spirito del pianeta» in cui i maratoneti portarono in giro per l’Europa questo messaggio.
Un messaggio che oggi «Lo spirito del pianeta» cerca di portare avanti con un’altra maratona, passando per luoghi che sono diventati, per ragioni diversi, simbolo di questa «emergenza ambiente». Così un gruppo di maratoneti (Teremocc, gruppo podistico di Terno d’Isola BG) partirà da Chiuduno (dove si svolge in festival), passando per Seveso (sabato 17 maggio), le Cinque Terre (domenica 18), Assisi (lunedì 19), arrivando poi il 20 a Roma dove, presso il ministero dell’Ambiente, verrà presentata una proposta di due punti, da inserire nelle costituzione:
Il rispetto per le popolazioni indigene
I diritti della madre terra (come già inserito nella costituzione dell’Ecuador (primo paese ad averlo fatto nel mondo)

I progetti de «Lo spirito del pianeta» nel mondo

In questi 14 anni abbiamo realizzato molti progetti; culturali in Burkina Faso e in Scozia, abbiamo adottato bambini in Camerun tra i pigmei e in Messico tra gli Aztechi; progetti umanitari come pozzi per l’acqua, dispensari medici e scuole tra I Maasai del Kenya, Ambulanze e materiali per laboratori di artigianato tra I Tuareg del Niger, e molti altri.

I popoli e i gruppi invitati

Bob Geldof
Altan (uno dei gruppi più famosi d’Irlanda, accompagnati da un orchestra d’archi
Apaches (Arizona)
Tamburi del Burundi
Daiko (tamburi del Giappone)
Navajo (Arizona
Indios delle Ande argentine
Aztechi (Messico)
Gruppo della Mongolia
Sami della penisola russa
Saor Patrol (Scozia)
Maoori (Isole Cook)
I tamburellisti di Montepadulo (pizzica del salento)
Birkin Tree (celtica Italia)
Trataburata (celtica Italia)
Area di danze (folk Bergamo)
Samadur ( tradizionale Bergamo)
Mcnando (celtica Italia)
Jigrigmusica (celtica Italia)
Sangineto (celtica Italia)
Un rappresentante del Togo, con le esibizioni delle marionette tradizionali
Un Cheyenne con dimostrazioni di artigianato tradizionale dei nativi americani

Attività parallele al festival

– Un labirinto presso il palazzetto
– Spazio conoscenza gli anziani ospiti ci insegneranno la loro cultura presso il parco
– Ogni giorno saranno attivi numerosi laboratori per bambini e non solo.
– Alcuni artigiani tradizionali italiani, ci mostreranno le loro tecniche e realizzeranno alcuni laboratori per il pubblico (presso il villaggio etnico nel parco).
– Preso il villaggio etnico, sarà presente un accampamento di tende dei nativi americani (tepee)
– Presso il villaggio etnico, sarà presente un villaggio di tende dalla Mongolia, con la presenza di un uomo medicina, un gruppo di musicisti e un pittore tradizionale mongolo.
– Ogni giorno sarà aperta una cucina regionale con 900 posti a sedere al chiuso e all’aperto.
– Saranno presenti ristoranti etnici (Etiope- Kebab- Vegetariano- Messicano- argentino e Spagnolo e Vegano)
– Ogni giorno saranno presenti oltre 120 espositori con artigianato etnico.
– Presso il villaggio sarà presente lo scultore bergamasco (Sandro Cortinovis)
– Presso il parco, durante i sabati e le domeniche, laboratori del museo incisioni rupestri di Ceto
– Possibilità di ospitare parcheggio Camper (i 3 camper club italiani hanno già organizzato raduni nei giorni del festival.