Rischio idrogeologico, qualche perplessità sugli interventi

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Con il commissariamento dei commissari che non sono stati in grado di portare a compimento nei tempi stabiliti gli interventi di difesa del suolo sembra accentuarsi il divario tra pianificazione e interventi. Mentre da una parte il mondo accademico e delle professioni tecniche chiedono più analisi e previsione, dall’altra il Governo si appresta a varare un decreto legge che punta a realizzare le opere in tempi rapidi, così rapidi che decide di evitare l’autorizzazione e i pareri degli enti preposti

Anche d’estate città allagate e corsi d’acqua straripati, versanti in frana e aperture di voragini, crolli delle falesie ed erosione costiere; la «fragile» Italia vuole fare velocemente gli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico o vuole solo spendere più velocemente le somme destinate a tali interventi?
È quasi pronto per la pubblicazione il decreto legge che doveva essere approvato come collegato alla legge di stabilità per il 2014, ex legge finanziaria. Come spesso succede questi decreti legge sono una raccolta di tanti argomenti, un po’ di tutto. Il decreto legge è ritenuto dal Governo di straordinaria necessità e urgenza per superare in modo risolutivo alcune criticità ambientali, climatiche e all’immediata mitigazione del rischio idrogeologico.
Cerchiamo di comprendere, a diversi anni di distanza dall’insediamento dei commissari straordinari delegati per la realizzazione d’interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, cosa intende il Governo per mitigazione del rischio. Lo facciamo analizzando l’art. 17 del decreto legge «Misure straordinarie per accelerare l’utilizzo delle risorse e l’esecuzione degli interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio nazionale».
Entro 15 giorni dall’entrata in vigore del decreto legge i commissari straordinari delegati per la realizzazione d’interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, individuati dai precedenti Governi, lasciano le competenze ai Presidenti delle regioni che subentrano relativamente al territorio di competenza. Questi hanno il compito di eseguire con sollecitudine le procedure relative alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico individuati negli accordi di programma sottoscritti tra il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni. Al Presidente della regione non è dovuto alcun compenso per lo svolgimento delle funzioni attribuite e in caso di dimissioni o d’impedimento il Consiglio dei ministri nomina un commissario ad acta.
Nell’esercizio delle funzioni il Presidente della regione è titolare dei procedimenti di approvazione e autorizzazione dei progetti e si avvale dei poteri sostituzione e di deroga previsti dall’articolo 17 della legge 26 febbraio 2010, n. 26.
Sarà il Presidente a emanare gli atti e i provvedimenti e curare tutte le attività di competenza delle amministrazioni pubbliche, necessari alla realizzazione degli interventi. L’autorizzazione rilasciata dal Presidente sostituisce tutti i visti, i pareri, le autorizzazioni, i nulla osta e ogni altro provvedimento abilitativo necessario per l’esecuzione dell’intervento.
Tale autorizzazione comporta dichiarazione di pubblica utilità e costituisce, ove occorra, variante agli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale. Un timido accenno di condivisione dei progetti si nota per gli aspetti di competenza del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo e previsti dal codice dei beni culturali e del paesaggio. Comunque i pareri dovranno essere rilasciati entro trenta giorni dalla richiesta, decorso inutilmente tale termine non saranno più necessari. Gli interventi dovranno essere completati entro il 31 dicembre 2015.
Che cosa vuol dire questo?
Il Governo vuole solo «fare», a prescindere se «il fare» è utile o come s’inserisce in una più ampia pianificazione territoriale? La pianificazione degli interventi di difesa del suolo fa in modo che ogni intervento sul territorio rispetti, non solo l’esigenza di contenere o mitigare il dissesto idrogeologico ma anche la realtà territoriale e paesaggistica.
Sembra di essere tornati nel passato quando l’importante non era analizzare i fenomeni per definire la migliore previsione, pianificare con attenzione e progettare bene per garantire un’efficace prevenzione. Sembra di essere tornati nel passato, quando l’importante era solo spendere, non importa come ma spendere, dimostrando una capacità di spesa che poco ha a che fare con la mitigazione del rischio idrogeologico, mitigazione realizzata nell’interesse delle popolazioni e del territorio che le ospitano.
Con il commissariamento dei commissari che non sono stati in grado di portare a compimento nei tempi stabiliti gli interventi di difesa del suolo sembra accentuarsi il divario tra pianificazione e interventi. Mentre da una parte il mondo accademico e delle professioni tecniche chiedono più analisi e previsione, più prevenzione e pianificazione, dall’altra il Governo si appresta a varare un decreto legge che punta a realizzare le opere in tempi rapidi, così rapidi che per non perdere tempo decide di evitare l’autorizzazione e i pareri degli enti preposti.

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