La situazione che si trova nel Nord del paese vede non solo clan, ma anche imprenditori, tecnici e amministratori senza scrupoli che spinti dalle elevate possibilità di profitto che l’illegalità ambientale può creare, non rinunciano a guadagni illeciti
La criminalità ambientale non conosce crisi e trova terreno fertile nell’economia del Nord del Paese. Nell’ultimo anno 5.608 sono stati i reati accertati, 1.432 i sequestri, 6.152 le denunce e 30 gli arresti.
Questo quanto venuto fuori al convegno, tenutosi a Torino, Ecomafie al nord-conoscere i sintomi per creare anticorpi, appuntamento promosso da Legambiente all’interno del programma culturale di Fa’ la cosa giusta.
Un viaggio, l’#ecogiustiziatour, che partendo da Torino proseguirà la sua corsa lungo tutto il Paese organizzano incontri per informare i cittadini sui nuovi strumenti penali in difesa dell’ambiente, della salute e dell’economia sana.
La situazione che si trova nel Nord del paese vede non solo clan, ma anche imprenditori, tecnici e amministratori senza scrupoli che spinti dalle elevate possibilità di profitto che l’illegalità ambientale può creare, non rinunciano a guadagni illeciti. Una holding criminale che mette all’angolo la parte sana dell’economia, che si regge sulla piaga della corruzione, che rende più fragile il Paese.
Se la Liguria è la prima regione del Nord per illeciti ambientali con 1.526 infrazioni accertate e la Lombardia con 419 denunce e 262 infrazioni primeggia nel ciclo illecito del cemento, Piemonte, Veneto e Emilia Romagna non vengono risparmiate dalle ecomafie che prediligono rifiuti e cemento.
È questo lo spaccato sulla criminalità ambientale al Nord dove le ecomafie non conoscono crisi e, come sempre più inchieste testimoniano, non sono certo prerogativa del Sud Italia. Nel Nord del Paese, le ecomafie hanno trovato terreno fertile nell’economia dei grandi numeri e Minotauro, San Michele, Mose, sono solo alcune delle grandi inchieste che hanno acceso i riflettori sulla presenza degli ecocriminali al Nord.
Laura Biffi, dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, dichiara: «Le ecomafie in questi territori non sono una novità anzi appaiono ben radicate da almeno 30 anni. Che gli appalti, specie nel ciclo del cemento, e il perverso rapporto voti-favori con la politica locale fossero diventati il core business delle famiglie mafiose in Lombardia, in Piemonte, in Emilia Romagna era noto. Solo che, a Torino come a Milano, mancavano ancora le indagini e le sentenze. Oggi invece è chiarissimo che i centri commerciali che consumavano suolo agricolo e periurbano nei primi anni 80 fossero operazioni immobiliari che coinvolgevano le imprese della mafia, criminalità organizzata ben inserita nella ricca economia della Pianura Padana attraverso un radicato sistema di relazioni pericolose tra politica e boss a base di corruzione, appalti truccati e speculazioni edilizie».
Nel complesso, nelle regioni del Nord solo nell’ultimo anno si sono registrati ben 5.608 episodi di criminalità ambientale, che hanno portato a 1.432 sequestri, 6.152 denunce e 30 arresti.
Una buona parte degli illeciti si concentrano nel ciclo del cemento, con 1.097 infrazioni, e in quello dei rifiuti con 1.376 illeciti. Alla crescita dell’economia ecomafiosa che, come racconta il rapporto Ecomafia 2015, è aumentata su base nazionale di 7 miliardi di euro rispetto all’anno precedente raggiungendo la ragguardevole cifra di 22 miliardi, contribuisce in modo eclatante anche il settore dell’agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro. Un’attenzione particolare al Nord va anche posta al ruolo delle grandi opere quali Tav e Terzo Valico e alle possibilità d’infiltrazione della ‘ndrangheta. Le mafie infatti si muovono nella cosiddetta «zona grigia», quella dell’illegalità legalizzata. Lo testimonia, ad esempio, il numero contenuto di abusi edilizi in regioni come il Piemonte o la Lombardia e al tempo stesso le tantissime case costruite dove non si dovrebbe, con modifiche ad hoc ai piani regolatori. Senza dimenticare che nel Nord si concentrano gli appalti più economicamente appetibili.
Enrico Fontana, della Segreteria nazionale di Legambiente, dichiara: «Un aiuto determinante al contrasto dei fenomeni ecomafiosi è arrivato dalla recente approvazione, dopo 21 anni di battaglie, della legge sugli ecoreati che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti».
In definitiva, una legge sugli ecoreati che rappresenta un passo importante verso il riscatto delle imprese e dei cittadini onesti, che pensano che legalità e sostenibilità ambientale siano una chiave per liberare l’Italia dal malaffare e dare una speranza alle future generazioni. Ma le leggi non bastano, c’è bisogno di un cambio di rotta dove scenda in campo la buona politica e un sistema di controlli efficaci sul territorio, controlli che non facciano sconti ma che puniscano in maniera integra chi sbaglia.