La forma della «casa» diventa «plastica»

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La forma della casa non è una variabile indipendente. La sua sfida al tempo la rende ostile all’arbitrarietà. Anzi, la forma, il «guscio» dell’abitare, è una sofisticatissima risultante di premesse e concordanze urbanistiche, politiche, edilizie, artistiche, umanistiche, economiche e tecnologiche. Basta una sola variazione del mix complesso di tutte queste, e forse anche di altre più labili, componenti, che la risultante muta e impatta sulla quotidianità.

Un esempio è offerto dal fatto che non sia «indifferente» attrezzare una casa con fornelli elettrici in alternativa a quelli a gas.
Questa sola variabile determina un modo di cucinare, tempi di cottura e modalità di organizzazione della cucina modificati ed a tratti, alternativi. Come la possibilità di avere una produzione di acqua potabile bioattiva di elevata qualità, modifica il comportamento di consumo ed impatta sul volume e peso dei rifiuti togliendo gran parte del Pet altrimenti prodotto con lo smaltimento delle bottiglie.
Ecco quindi come sia chiaro che la Casa BioEnergetica sia un nuovo oggetto dalla cui analisi emerge che le case «tradizionali» non possono con profitto essere trasformate in case ad elevata performance energetica. Le case di «edilizia» sono in qualche modo un retaggio consistente e resistente all’invecchiamento ma che rappresentano una struttura non pensata e quindi non facilmente compatibile con le nuove istanze bioenergetiche: si tratta di una svolta epocale.
Ci si deve preparare ad uno stacco e cesura molto simile a quello che ha soppiantato il camino come sistema di riscaldamento domestico per lasciare spazio alla caldaia termica ed all’uso degli impianti termo-sanitari.

 

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Il Sistema di produzione energetica per autoconsumo può essere sintetizzato in una sorta di Format su cui lavorare in termini di miglioramento competititvo costo-prestazioni.
Una risposta High-Tech oggi già in larga parte disponibile che consente all’individuo di provvedere all’esigenza di produrre, amplificare e conservare l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili integrate.
Il sistema si puo’ comporre di: 1 – micro turbina eolica; 2 – pannello fotovoltaico ad elevata efficienza; 3 – amplificatore magnetico di energia; 4 – dispositivo di carica; 5 – batterie al magnesio o ad ossigeno; 6 – sistema interattivo la gestione di sistema; 7 – connessione; 8 – utilizzo.

 

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Il sistema immagazzina quindi l’energia prodotta da fonte rinnovabile durante il periodo di attività eolica o eliaca amplificandola1-2 per renderla disponibile all’utilizzatore in quantità ottimizzata.
Sulla base di questo schema è possibile intervenire poi con sistemi elettronici di vero e proprio risparmio energetico basato sulla gestione di consumi stand-by e, soprattutto la diminuzione delle correnti parassite3.
Nel passaggio da una casa pensata per l’utilizzo elettrodomestico da rete convenzionale, 220-230 V a 50 Hz, a quella sostenuta da autoproduzione è possibile sviluppare un sistema energetico a basso o bassissimo voltaggio che aggredisce una dispersione di efficienza data dal fraintedimento diffuso tra utilizzatore elettrico e apparecchio elettrico. L’utilizzatore elettrico non è da confondersi con l’apparecchio elettrico: molti elettrodomestici, anzi la grande maggioranza, prelevano infatti la tensione di rete a 230 V attraverso la spina elettrica ma di fatto funzionano a bassissima tensione, poiché al loro interno è presente un trasformatore che abbassa la tensione di esercizio dai 220-230 V di rete a poche decine di Volt. Questa realtà crea una diseconomia di largo impatto sia economico sia industriale.
La casa è quindi una vera e propria fucina di esperienze significative per la rapida maturazione di una coscienza di efficientamento dei consumi: uno strumento di realizzazione libertaria basato sulla possibilità di produrre con presidi poco costosi e sempre più integrabili.
Proprio l’esigenza della loro integrabilità all’interno di strutture non solo passive, rivede le loro stesse dimensioni ed interazioni plastiche come anche i loro materiali costitutivi. Tutto si armonizza in funzione ed in vista di una performance oggi insperabile se applicata semplicemente come un mero contenuto «impiantistico» alla costruzione.
Le case del XX secolo non erano pensate per aggredire le emissioni ed i costi energetici ma, al contrario, realizzate ad accogliere energie da rete e svilupparne al meglio i consumi.
La casa del XXI secolo deve invece omogeneizzare le energie creando prima sinergie tra lo sfruttamento elettrico e l’uso delle termiche opposte caldo/freddo per poi creare occasioni di generazione e stivaggio dell’energia in chiave di scambio ambientale, tipico delle fonti rinnovabili.

Per questa ultima particolare attitudine richiesta, è interessante notare come la casa del XXI secolo sia potenzialmente poco indicata a funzionare a corrente alternata proprio perché sostenuta da tensione elettrica di tipo continua come quella prodotta dalle pile, dalle batterie, dalle dinamo, dagli alimentatori elettronici stabilizzati e dalle celle fotovoltaiche: tutti generatori di tensione continua4.
Annullando il vantaggio innegabile offerto dall’efficienza della trasformazione della corrente alternata, ed attualizzando la necessità non già di trasportare l’energia elettrica per lunghe distanze attraverso elettrodotti, la casa bionergetica pone nuovamente i termini di una scelta tecnica importante: si ripropone infatti il confronto tra corrente continua ed alternata.
Si rinnova, sebbene su ben altra base tecnologica e con problemi differenti da risolvere, la contesa tra Tesla ed Edison.
La scelta è comunque problematica perché ambedue le correnti (continua e alternata) condividono un problema legato al trasporto della corrente elettrica nei fili conduttori. Questa problematica è legata alla resistenza generata dal reticolo cristallino. Il fenomeno viene definito «Effetto Joule» e si manifesta quando un conduttore metallico si riscalda a causa degli urti tra gli ioni positivi del reticolo cristallino e degli elettroni di conduzione liberi di muoversi nel cavo conduttore. Per ovviare a questa dispersione di energia elettrica (sotto forma di calore) si pensa di poter utilizzare presto quei materiali che vengono definiti «superconduttori». I superconduttori sono conduttori che, ad una data temperatura (molto bassa), annullano la resistività, annullando così la dispersione di energia elettrica.
La scienza dei superconduttori è ancora sperimentale e in via di sviluppo come quella dei materiali a conduzione spontanea5: due aree di possibile ulteriore espansione di applicazione del concetto di «Casa BioEnergetica».
L’efficientamento energetico domestico è quindi tematica ricca di contenuti e prospettive non ancora completamente definite e largamente in fieri.
Questo è un argomento che nasconde una profondità molto maggiore di quanto immediatamente percepibile: probabilmente la «Casa Bioenergetica» è uno degli snodi su cui articolare l’idea materiale di una «nuova modernità» decisamente più libertaria e democraticamente orientata a generare una spinta innovativa che parte «dal basso».
L’attacco al monopolio delle reti che un modello a «Bolla Tecnologica» esprime in latenza, rende la necessità di poter produrre per autoconsumo l’energia e l’acqua potabile di casa nostra, un’istanza politica tout-court, tanto impattante quanto pervasiva poiché latrice di un valore di autocoscienza su cui si innesta l’adagio per cui «la conoscenza condivisa non può più essere fermata».

 

1 A Lenz è associato un effetto noto all’ingegneria elettronica e identificato come «Picco di Lenz». I picchi di Lenz sono stati oggetto di lunghe discussioni in materia free energy: alcuni sostengono che siano indispensabili per il raggiungimento della free energy, altri ritengono che non siano sufficienti a superare il limite del 100% ovvero il fatidico COP1. Ignorarli significa comunque perdere efficienza disperdendo energia invece sfruttabile per un miglior rendimento e performance energetica. Il Picco di Lenz è sostanzialmente un picco elettrico creato per induzione nei generatori. Il Picco di Lenz si caratterizza per un impulso di voltaggio molto elevato, in genere molto superiore alla tensione indotta, ma molto breve in durata.
2 https://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Lenz
3 Le correnti parassite o correnti di Foucault o correnti di eddy (dall’inglese eddy: vortice) sono delle correnti https://it.wikipedia.org/wiki/Corrente_elettrica indotte in masse metalliche conduttrici https://it.wikipedia.org/wiki/Metallo che si trovano immerse in un campo magnetico https://it.wikipedia.org/wiki/Campo_magnetico variabile o che, muovendosi, attraversano un campo magnetico costante o variabile. La variazione del flusso magnetico https://it.wikipedia.org/wiki/Flusso_magnetico è la causa generatrice di queste correnti. Il fenomeno fu scoperto dal fisico https://it.wikipedia.org/wiki/Fisico francese https://it.wikipedia.org/wiki/Francia Jean Bernard Léon Foucault https://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Bernard_L%C3%A9on_Foucault nel 1851.https://it.wikipedia.org/wiki/1851
4 La caratteristica fondamentale dei generatori di tensione continua consiste nel presentare ai morsetti una polarità fissa (un polo positivo ed uno negativo). La corrente continua che ne consegue è un movimento di cariche elettriche che procede nella stessa direzione
5 Nel corso di un recente esperimento condotto all’ École Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL) i ricercatori sono riusciti a ottenere un livello di conversione di energia solare in energia elettrica del 32-60% superiore a quello medio di laboratorio, che è circa il 32% dell’irraggiamento medio, valore che già di per sé è di un pezzo superiore al rendimento delle migliori celle solari commerciali (20%, contro il 13% circa di quelle meno efficienti). Ed è un risultato reso possibile dal grafene. Il grafene è una struttura straordinariamente semplice e ordinata, incredibilmente resistente, e ogni giorno si scoprono nuove proprietà e applicazioni per questo materiale. In estrema sintesi, grazie al grafene succede che ogni singolo fotone eccita due elettroni, dando il via a un effetto a cascata che consente di convertire luce in elettricità con una resa finalmente interessante. Se finora il grafene veniva considerato un materiale non particolarmente efficace nell’assorbimento della luce, oggi scopriamo che invece lo è, aggiungendo anche questa caratteristica alle molte che già possiede.