Esce allo scoperto un’alleanza inaspettata

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Il «The Guardian» ha svelato che il patto è stato caldeggiato, in primis, dal ministro degli Esteri delle Isole Marshall. Sembra che tutto sia iniziato a luglio di quest’anno, in un incontro per un drink avvenuto ai margini di una sessione negoziale. Sarebbero poi avvenuti altri tre incontri, rimasti fino ad oggi segreti.

Secondo un comunicato rilasciato, sono quattro i punti fondamentali oggetto dell’intesa:
un accordo che sia vincolante, giusto, inclusivo, ambizioso, duraturo e dinamico;
un obiettivo di lungo termine che risulti in linea con le condizioni poste dalla scienza (cioè di 1,5°C);
un sistema di trasparenza e contabilità per verificare l’attuazione degli impegni nazionali;
un meccanismo di revisione quinquennale per incrementare adeguatamente i livelli di ambizione individuali e collettivi.

Questo inatteso connubio tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo manda un chiaro messaggio all’altro principale schieramento: Cina, India, Arabia Saudita e, in generale, gli LMDCs (Like Minded Group of Developing Countries), insieme agli altri Paesi che fanno parte dell’Umbrella Group (Australia, Canada, Giappone, Russia, Nuova Zelanda). Ora, questi ultimi dovranno scegliere con chi schierarsi.

Voci di corridoio parlano già di un’Arabia Saudita pronta ad accettare il target di 1,5°C, in cambio dell’eliminazione dei riferimenti alla de-carbonizzazione dell’economia. Al contrario, i Paesi più vulnerabili potrebbero vedersi costretti a rinunciare a decisioni ambiziose in relazione al meccanismo di compensazione «Loss and Damage».