Differenzio il rifiuto ma poi dove lo metto?

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Nel giro di 8 anni la raccolta differenziata dei rifiuti urbani in Italia è cresciuta del 64%, raggiungendo i 13,4 milioni di tonnellate di rifiuto differenziato e in questo è la frazione organica quella che più ha contribuito a questo incremento (+132%). Per fare un paragone, nello stesso arco di tempo la raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio è cresciuta solo del 35%

Cresce la raccolta differenziata, in particolare dei rifiuti organici, cambiano i metodi e gli strumenti, crescono i costi di raccolta con il porta a porta, di trasporto e di trattamento ma meno del previsto.
Sono questi i risultati più rilevanti dello studio «Analisi dei costi della raccolta differenziata della frazione organica» studio realizzato da Bain & Company per Utilitalia, la federazione che riunisce le imprese energetiche, idriche ed ambientali.
Lo studio è stato condotto su un campione d’imprese mono (71%) e multiutility (29%) aderenti ad Utilitalia, imprese che servono circa 13 milioni di cittadini raccogliendo un quarto dei rifiuti organici prodotti in tutto il Paese e che risultano rappresentative della realtà nazionale per tipologia, volumi di rifiuti raccolti, distribuzione geografica, dimensioni del bacino d’utenza, popolazione dei comuni serviti.
I dati raccolti vengono messi a confronto con quelli del 2007 che furono alla base della prima edizione dello studio, periodicamente aggiornato.
Nel giro di 8 anni la raccolta differenziata dei rifiuti urbani in Italia è cresciuta del 64%, raggiungendo i 13,4 milioni di tonnellate di rifiuto differenziato e in questo è la frazione organica quella che più ha contribuito a questo incremento (+132%). Per fare un paragone, nello stesso arco di tempo la raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio è cresciuta solo del 35%.
A contribuire a questo risultato è stata sicuramente l’evoluzione dei metodi di raccolta, con un forte ridimensionamento della classica raccolta e una speculare crescita del porta-a-porta passata dal 53 al 74%.
Un porta-a-porta che se da un lato consente di intercettare percentuali sensibilmente più elevate di rifiuto differenziato dall’altro presenta costi di gestione più elevati rispetto ai sistemi classici di tipo stradale, costi medi per la raccolta che dal 2007 sono passati da 105 euro/tonnellata a circa 144 euro/tonnellata con un’efficienza industriale, dettata dal miglioramento della separazione delle varie frazioni merceologiche, che ha permesso di risparmiare il 12% facendo oggi attestare il costo medio di raccolta a circa 132 euro/tonnellata.
Se aggiungiamo a questo costo 22 euro/tonnellata per il trasporto e 88 euro/tonnellata per il trattamento arriviamo a 242 euro/tonnellata per la filiera completa dei rifiuti organici.
Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia, dichiara: «La raccolta differenziata dell’organico funziona. Le aziende negli anni, hanno fatto di più e con costi minori. Nel nostro Paese, però, non c’è ancora una coerenza impiantistica e non riguarda la solita differenza Nord-Sud. Gli impianti si sono sviluppati bene solo dove c’è stata una programmazione pubblica, cui sono seguiti interventi industriali, pubblici o privati. Potremmo essere un esempio a livello europeo, ma dobbiamo poter contare su un quadro di regole certe».
Una situazione, quella di carenza di soluzioni impiantistiche dove poter trattare il rifiuto adeguatamente differenziato, che è presente anche in Puglia. È notizia di qualche giorno fa, la presenza del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in audizione alla Commissione parlamentare Rifiuti in Prefettura a Bari.
«Non ci sono impianti sufficienti a chiudere il ciclo dei rifiuti in Puglia, il sistema non funziona e si è stati costretti a commissariare tutto per evitare un’emergenza», questo quanto ha dichiarato Emiliano.
Quello che serve è sistemare l’impiantistica, in modo tale che a valle di una corretta e spinta differenziazione del rifiuto si saprà dove mandare l’umido e le altre frazioni differenziate a prezzi accettabili andando a costruire una filiera industriale dei materiali riciclabili.
Obiettivo «rifiuti zero» non è utopia ma è creare un substrato di conoscenza tra la popolazione che dovrà, nelle sue abitazioni, provvedere a fare una raccolta differenziata reale ed effettiva seguita da un sistema industriale che vada ad accettare il rifiuto differenziato e ad immettere in lavorazione i materiali riciclabili e questo ricorrendo in maniera limitatissima alle discariche.
Perché se io cittadino differenzio in maniera spinta il mio rifiuto e questo rifiuto, dopo essere stato lavorato, prende nuova vita e viene riammesso nel sistema produttivo creando nuovo profitto e stimolando un modo nuovo di fare economia, il sistema deve poter garantire un risultato oltre che in termini di riduzione del costo del servizio a capo dei comuni anche in termini di sgravi, nel pagamento della tassa rifiuti, al cittadino.