…In una nostra intervista il Presidente del Comitato Sos Depuratore Polignano, ci dice che: «C’è una sola soluzione: dismettere l’attuale depuratore, evitando di continuare ad investire denaro pubblico in interventi inutili, ed attivare un depuratore posizionato in un sito idoneo, fuori dall’abitato e di nuova concezione»
Il depuratore di Polignano a Mare, la meravigliosa cittadina pugliese che si affaccia su un mare cristallino merlato da una costa rocciosa che disegna splendidi ricami, purtroppo ha un effetto secondario: diffonde cattivi odori che testimoniano un mal funzionamento. Per cercare di ovviare a questa situazione si è tenuta ieri una riunione per avviare un interessante progetto di monitoraggio, il «Progetto OdorTel».
Per sapere qualcosa di più e fare il punto della situazione abbiamo rivolto qualche domanda al Presidente del Comitato Sos Depuratore Polignano, prof. ing. Ignazio Vendola.
Quali i punti salienti dell’incontro?
Obiettivo dell’incontro è stato quello di presentare il «Progetto OdorTel» da parte della società Lenviros, in partnership con l’Aqp. Fondamentalmente il progetto chiede di costituire una rete di cittadini volontari che segnalino tramite una telefonata l’eventuale presenza di cattivi odori emessi dal depuratore, indicandone anche l’intensità (da debole a molto forte). Per noi è stata soprattutto un’ottima occasione per incontrare personalmente i referenti della problematica «Depuratore di Polignano», ovvero dirigenti dell’Acquedotto Pugliese ed Amministratori locali.
Quali le posizioni di Comune, Aqp, Comitato Sos depuratore?
Il depuratore di Polignano è una vera e propria bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in qualunque momento attraverso l’emissione in atmosfera di gas maleodoranti, che abbassano il livello di vivibilità del paese e minano la stagione turistica ed il lavoro degli esercenti. Purtroppo è già successo. Ogni opera di manutenzione e miglioramento ha avuto l’unico effetto di dare tregua al paese solo per qualche mese, poi tutto è ricominciato. Durante l’incontro molti cittadini hanno chiesto all’Aqp, che senso avesse questo progetto che dimostrerà l’evidenza delle molestie olfattive, senza aggiungere nulla di più a quanto si conosce già. Non sarebbe stato meglio investire in centraline di monitoraggio della qualità dell’aria che vadano oltre la semplice percezione olfattiva? Non dimentichiamo che nei 20 giorni in cui la centralina ha funzionato, sono stati rilevati valori di acido solfidrico con valore doppio rispetto al limite massimo consentito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il progetto OdorTel avrebbe avuto una sua ragion d’essere qualche anno fa, adesso purtroppo servirebbe ben altro. Certo, se la scelta è tra non monitorare neanche i cattivi odori ed aderire al progetto OdorTel, aderiamo e collaboriamo volentieri, ma preferiremmo sapere che aria respiriamo.
Tra l’altro, lo stesso Aquedotto Pugliese ha ammesso che il depuratore in questo momento, pur con tutti i lavori che sono stati effettuati in questi anni, non rispetta i vincoli imposti dalla legge regionale 23/2015 sulle emissioni in atmosfera. Ha ancora ben 20 prescrizioni da attuare per poter essere a norma, compresa la riduzione dell’impatto acustico, un rumore costante che disturba tutti i residenti. Questo significa fondamentalmente due cose: che l’impianto non è a norma e che serviranno ulteriori cospicui investimenti per sanare la situazione.
L’Amministrazione Comunale, da parte sua, non ha dimostrato di avere una sua visione relativa alla soluzione del problema. Pare subire la situazione senza proporre nulla di concreto: non ha neanche diffidato l’Arpa ad installare la centralina dopo che è stata rimossa ad agosto dello scorso anno.
Quali le prospettive future per permettere che venga salvaguardata la salute dei cittadini e del loro ambiente?
C’è una sola soluzione: dismettere l’attuale depuratore, evitando di continuare ad investire denaro pubblico in interventi inutili, ed attivare un depuratore posizionato in un sito idoneo, fuori dall’abitato e di nuova concezione, ovvero a basso costo e con i reflui riutilizzabili in agricoltura, senza scarico in mare. Tutto il resto è un inutile palliativo.