Val d’Agri, e l’inquinamento del Pertusillo?

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Mentre proseguono le operazioni di spurgo dei pozzetti intorno al Cova e non vi è certezza circa la condizione del lago del Pertusillo, la Regione Basilicata autorizza nuove trivelle

Dopo la denuncia dei giorni scorsi dell’inquinamento del Pertusillo, tutt’ora senza risposta, l’Eni, in una nota, comunica di «aver inviato il 6 marzo scorso a tutte le autorità ed enti competenti il Piano di caratterizzazione del Centro Olio Val d’Agri (Cova)». Nel comunicato è inoltre specificato che «tale Piano identifica l’insieme delle attività di analisi ed accertamento in carico a Eni necessarie per la definizione delle decisioni realizzabili e sostenibili per il completamento della messa in sicurezza e la successiva bonifica dell’area».
«Eni – è ancora specificato nella nota – continua negli interventi relativi alla messa in sicurezza delle aree coinvolte, con complessivamente 99 sondaggi effettuati. La presenza di idrocarburi all’esterno del Cova rimane circoscritta nei pressi dei due pozzetti come confermato dai carotaggi realizzati».
Insomma tutto continua secondo programmi, compresa l’autorizzazione a nuove trivellazioni. Molte sono le domande senza risposta e per questo l’Osservatorio popolare per la Val d’Agri le formula in un comunicato che riportiamo integralmente.

 

A distanza di un mese e mezzo dalla fuoruscita di petrolio da un serbatoio del Cova, e mentre proseguono le operazioni di spurgo dei pozzetti nell’area industriale di Viggiano ed il lago del Pertusillo continua ad essere ancora interessato da misteriose macchie nere, la regione Basilicata passa ai fatti e mette in atto il processo di «ottimizzazione» promesso alla Val d’Agri dal governatore Pittella.
Infatti, mentre ancora non si sa nulla della reale portata del danno provocato dalla fuoriuscita di petrolio né da quanto tempo questa si protraeva, mentre non si conosce lo stato di salute del Pertusillo, lo scorso 1° marzo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione Basilicata il parere favorevole della regione al progetto di «Work over area pozzi Monte Enoc 1 in agro di Viggiano».
A questo proposito chiediamo:
– com’è possibile che tale pozzo, attualmente «non in grado di erogare idrocarburi» (dal sito Eni), che si trova «all’interno del perimetro del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, all’interno dell’Iba n.141 Val d’Agri e della Zps IT9210270 della Rete Natura 2000 dell’Unione europea» (dal sito della regione Basilicata-nota dell’Ola), sia stato autorizzato in mancanza totale di pronuncia da parte dell’Ente Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese;
– precisazioni sul funzionamento ordinario che avrà il pozzo. Infatti, mentre sono indicate le operazioni di work over, con le relative prescrizioni, non viene indicato come opererà il pozzo durante la sua messa in produzione. In particolare, non si capisce se tale autorizzazione ha attinenza con quanto previsto dalla delibera 1038 del 3 settembre 2014 della regione Basilicata che prevedeva un’azione definita «progetto pilota Monte Enoc 1, che prevede la tecnica di reimmissione di acqua finalizzata al mantenimento della pressione del giacimento e che permetterebbe di gestire fino a 1.000 metri cubi/giorno di acqua di produzione.
I cittadini e le associazioni riuniti nell’Osservatorio Popolare della Val d’Agri, mentre ancora attendono informazioni sui monitoraggi effettuati e da effettuare nel Pertusillo e sulle matrici intorno al Cova dopo la fuoruscita di petrolio, si rivolgono ancora al presidente della Regione Basilicata, all’assessore all’ambiente e ai sindaci della Val d’Agri, perché siano attori di tutt’altra «ottimizzazione», non andando oltre la quinta linea e le trivellazioni finora effettuate, ricontrattando quanto in passato autorizzato e convocando i cittadini in pubbliche assemblee.