Energia e clima, dove sta andando il nostro futuro

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Perché Scalia ha ritenuto di ripercorrere le tappe della storia energetica e dei cambiamenti climatici, ora? Si tratta senza dubbio di un’operazione culturale intelligente in un momento in cui si va perdendo la memoria collettiva del perché siamo arrivati a questo punto. Un momento in cui si disconosce l’evidenza, si dimenticano le battaglie, si perde la storia legislativa perché c’è chi la sta cancellando

ScaliaMassimo Scalia ha raccolto parte dei suoi scritti, dal 1998 al 2015, in un libro pubblicato da Edizioni Andromeda dal titolo: «Energia e cambiamenti climatici» con il sottotitolo: «I retroscena del difficile percorso verso l’”accordo di Parigi”».
Massimo Scalia ha unito il suo nome a quello di Gianni Mattioli ed entrambi sono il simbolo dell’ambientalismo italiano che si è battuto contro il nucleare, in una stagione che fu quasi una primavera verde in Italia. Ma sarebbe estremamente riduttivo parlare di Scalia solo sotto questo profilo né sarebbe utile spiegare chi è e cosa ha fatto Scalia, sarebbe un’operazione di distrazione di massa… perché chi lo conosce non ha bisogno di ripassare, chi non lo conosce, può facilmente colmare la lacuna senza bisogno di leggere recensioni laudative.
Chiediamoci piuttosto perché ha ritenuto di ripercorrere le tappe della storia energetica e dei cambiamenti climatici, ora. Si tratta senza dubbio di un’operazione culturale intelligente in un momento in cui si va perdendo la memoria collettiva del perché siamo arrivati a questo punto. Un momento in cui si disconosce l’evidenza, si dimenticano le battaglie, si perde la storia legislativa perché c’è chi la sta cancellando ed ogni tanto riemergono i nostalgici del nucleare con conti fantasiosi che continuano a negare la realtà della crescita di nuove fonti di energia e a non calcolare i danni ambientali che sono stratosferici.
«Il nucleare dopo Fukushima è finito – scrive Scalia -. Il permanere di una crisi economica, che contagia ormai anche il gigante Cina, rende ancora più improbabili grandi stanziamenti pubblici, senza dei quali non esistono centrali nucleari, a favore di una tecnologia complessa ma “più vecchia dei transistor” – già, chi era costui? – e con irrisolti problemi: oggi, anche per l’Italia risuona quello della gestione delle scorie con tempi di dimezzamento di decine di migliaia quando non di milioni di anni. Proprio il dramma di Fukushima mostra il mito di Prometeo sempre più come un portato arcaico della cultura umana, forse in procinto di sgretolarsi e frantumarsi».

Ed è lui stesso che indirettamente ci dà la motivazione di fondo di questo lavoro quando, concludendo un interessante articolo del nostro Trimestrale un anno fa, scrisse: «Tutto questo rimanda a un’analisi approfondita delle due crisi che dagli ultimi decenni stanno attraversando il mondo: la crisi ambientale e la crisi economica, che è tout court crisi del capitalismo. Che fare? Quali risposte dare? E non solo rispetto all’urgenza dello sconvolgimento climatico, ma anche rispetto a un contesto, solo apparentemente più astratto, di teorie e decisioni economiche che, anche quando non sono dominate dal neoliberismo, ignorano la crisi ambientale e l’esigenza inevadibile di coniugare le variabili ecologiche con quelle economiche affinché i modelli, interpretativi e predittivi, forniscano risposte più aderenti alla realtà che stiamo vivendo e che vivremo».
E questa parte è ampiamente spiegata e illustrata nel capitolo «Le due crisi», in questo volume, con il quale praticamente conclude il lavoro.

I Lettori, soprattutto i più giovani, che volessero comprendere veramente la nostra storia e gli interessi in gioco, al di là degli slogan e delle bufale contrabbandate ora da un lato ora dall’altro, dovrebbero avvicinarsi a questo lavoro che ripercorre le tappe e le scelte che le hanno determinate. Dai programmi energetici basati su dati falsi alla sottovalutazione delle fonti alternative che già si comprendeva che erano lanciate verso una corsa inarrestabile e velocissima. E via via fino al cammino conclusosi con l’accordo di Parigi.
Ma quello che più colpisce ed è un indiretto insegnamento anche per i giovani ricercatori, è il ventaglio dei suoi interessi ritenuti dal mondo accademico quasi eretici: dall’energia fredda al bioelettromagnetismo. E particolarmente significativo è il capitolo dedicato a Giuliano Preparata e a tutta la ricerca sulla memoria dell’acqua e della fusione fredda.
Chi non sa la storia di queste ricerche si avvicini fiducioso a questo lavoro di Massimo Scalia perché troverà solo il rigore scientifico e non fantasiose interpretazioni esoteriche. La ricerca è un lungo cammino, come un fiume carsico che a volte emerge e quando sembra sopito non significa che abbia smesso il suo cammino verso la conoscenza.
Ottime la Presentazione di Gianni Silvestrini e l’Introduzione di Massimo Sperini.

 

Ignazio Lippolis