A Irsina dialoghi intorno all’agricoltura possibile

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Un’agricoltura sostenibile vista all’interno di un discorso più ampio che coniuga i fondamenti dell’economia circolare, locuzione che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo e che impone di rivedere tutte le fasi della produzione prestando attenzione all’intera filiera coinvolta nel ciclo produttivo


Costruire un futuro diverso e migliore a dimensione dell’uomo e della natura e costruirlo insieme, questo il messaggio che ha accompagnato «Futura: dialoghi sull’agricoltura possibile e sulla sua filiera. La rinascita dei borghi», convegno che nella sua prima edizione si è svolto ad Irsina (Mt), uno dei borghi più belli d’Italia.

Durante la due giorni organizzata da Laverdevia, Associazione attiva nella riscoperta e valorizzazione dei punti di forza dei territori agricoli, e Fertileva, Società che produce e commercializza fertilizzanti organici, biologici ed ecologici, e con il patrocinio del Comune di Irsina, del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), dell’Istituto di bioscienze e biorisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibbr-Cnr) e del progetto culturale multidisciplinare «Poesia in azione» dell’Associazione «Leggo quando voglio», si è ripercorso un viaggio tra le tradizioni agricole che sono il risultato del perfezionamento millenario delle migliori tecniche in rapporto ad uno specifico territorio, tecniche agricole e produttive antiche da reinterpretare con le attuali esperienze.

Sviluppare quella che oggi viene chiamata agricoltura sostenibile rispettosa cioè dei criteri di sostenibilità nella produzione agricola e agroalimentare.

Marcello Mastrorilli del Crea nel suo intervento ha sviluppato proprio l’argomento dell’agricoltura sostenibile, una agricoltura integrata, biologica, conservativa, digitale, agro-ecologica, biodinamica, dove vengano sviluppate tecniche quali la permacoltura e il food forest, urbana.

Un’agricoltura sostenibile vista all’interno di un discorso più ampio che coniuga i fondamenti dell’economia circolare, locuzione che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo e che impone di rivedere tutte le fasi della produzione prestando attenzione all’intera filiera coinvolta nel ciclo produttivo.

Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation in un’economia circolare «i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».

E la canapa rappresenta certamente una risorsa pulita per un’economia sostenibile. Un progetto di cultura ambientale, cultura industriale e di riattivazione giovanile. Marcello Colao dell’Associazione biologi ambientali pugliesi (Abap) parlando della canapa, pianta forse una delle più antiche coltivate dall’uomo, afferma come la stessa sia decisamente in linea con i 3 pilastri dello sviluppo sostenibile ossia la «solidarietà sociale», l’«efficienza economica», la «responsabilità ecologica». La canapa con le sue foglie, semi e fibre ha svariati utilizzi nei settore del tessile, delle fibre ottiche, come materiale per l’edilizia e ancora come composito, igiene e cosmetica, alimentare.

Il biocomposito ad esempio è un modello di sostenibilità per l’ambiente in quanto la miscela di calce e canapa è in grado di ridurre le emissioni di diossido di carbonio grazie alle sue proprietà di isolamento termico e di sequestro di CO2 nella struttura degli edifici. Rende inoltre superfluo l’utilizzo di diversi materiali sintetici, aiutando così a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e, data la riciclabilità della calce e la biodegradabilità della canapa, risulta essere un materiale che non crea problemi di smaltimento. Il biocomposito è riciclabile in quanto, se sgretolato e reimpastato in betoniera con nuova calce ed acqua, può essere utilizzato per murature, sottofondi, e vespai ed è biodegradabile in quanto composto da legno e calcare.

Inoltre il biocomposito è economicamente sostenibile perché è un materiale prodotto a livello locale (Km 0), è in grado di collegare direttamente industria e agricoltura riducendo la dipendenza da materiali di costruzione sintetici e permettendo la crescita dell’occupazione come diretta conseguenza del suo utilizzo.

Per finire, il biocomposito ha notevoli risvolti benefici anche nel sociale e questo in virtù del declino del settore agricolo che vedrebbe di contro nell’utilizzo della canapa una fonte di guadagno oltre che una coltura da sviluppare.

Insomma modi nuovi per parlare di un mondo antico, l’agricoltura, tutta da scoprire e valorizzare. Antiche tecniche agricole e produttive che rivisitate utilizzando gli strumenti che l’attuale conoscenza scientifica e tecnologica ci mette a disposizione rappresentano la ricetta per creare un futuro possibile per l’agricoltura e la sua filiera permettendo così la rinascita dei borghi del nostro Mezzogiorno che di agricoltura ne hanno fatto da sempre la fonte di maggiore guadagno e sviluppo.

Elsa Sciancalepore