Plastica e rumore affliggono il Santuario

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Delfino © Rudolf Svenson WWF
Delfino nel Santuario Pelagos, foto di © Rudolf Svenson, Wwf
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L’allarme del Wwf per i cetacei che vivono nel Santuario Pelagos. È l’area con presenza di cetacei più alta del resto del Mediterraneo, sia per numero sia per densità di specie tra cui balenottere comuni, capodogli, globicefali, delfini, tursiopi, stenelle e il meno conosciuto zifio


Nella giornata mondiale delle Balene il Wwf celebra la ricchezza di specie del Mediterraneo, in particolare quelle che vivono nel Santuario Pelagos, lanciando anche un allarme per questi animali su due minacce principali: inquinamento da plastica e traffico marittimo. Pelagos, nato nel 1999 con un accordo sottoscritto da Francia, Italia e Principato di Monaco, è l’area con presenza di cetacei più alta del resto del Mediterraneo, sia per numero sia per densità di specie tra cui balenottere comuni, capodogli, globicefali, delfini, tursiopi, stenelle e il meno conosciuto zifio.

Alcuni studi condotti dai team di Wwf hanno confermato alti livelli di contaminazione da microplastiche e la presenza di piccoli frammenti di plastica che molte specie marine ingeriscono nella loro alimentazione. Oggi la concentrazione di microplastiche nel Mediterraneo è circa 4 volte superiore a quella dell’isola di plastica scoperta nell’Oceano pacifico. A questa minaccia se ne aggiunge un’altra ancora poco conosciuta e studiata: l’inquinamento acustico. La presenza di numerosi porti come Genova, Livorno, La Spezia, Marsiglia e altri minori formano di fatto un’area densamente occupata da varie tipologie di navi con un forte contributo nei mesi estivi per le rotte turistiche. Le classi navali passeggeri e commerciali (cargo e tanker) rappresentano la maggior parte del naviglio che insiste nell’area e ciascuna produce un rumore a bassa frequenza che si propaga per decine di chilometri. In particolare l’alta densità navale presente in Pelagos impatta come sorgente diffusa e continua.

Il traffico navale

Con un tasso di crescita del 3-4% l’anno, il traffico marittimo nel Mediterraneo è quasi raddoppiato dal 2002 e continuerà ad aumentare. Un impatto non sostenibile che concentra in uno specchio d’acqua il 19% del traffico mondiale e che, allo stesso tempo, ospita il 7,5% di tutte le specie marine del pianeta. La crescita del traffico nella zona Pelagos, soprattutto in termini di trasporto merci (autostrade del mare) aumenta ulteriormente la necessità di definire gli interventi per limitare questi rischi di collisione.

L’impatto sui cetacei

Se sulla terra il rumore può influenzare il benessere fisico e psichico degli umani, nell’ambiente marino abbiamo una conoscenza limitata ma sappiamo che questi possono interferire con la vita dei cetacei fino ad allontanarli dalle aree o modificandone il comportamento. L’elenco degli effetti dannosi è molto lungo: dai danni ai tessuti corporei all’embolia, danni al sistema uditivo e soppressione del sistema immunitario, spiaggiamento, interruzione dell’alimentazione e della riproduzione, antagonismo nei confronti di altri animali, allontanamento dall’area. Inoltre può esserci anche un effetto «mascheramento» dei suoni importanti per comunicare con i loro simili o per ascoltare quelli biologicamente importanti (presenza di predatori) e per l’ecolocalizzazione (sonar). Suoni troppo forti provocano infine disagio, stress fino al danno acustico (nel caso di esplosioni a breve distanza).

Il Wwf, che ha raccolto le evidenze scientifiche sul problema dell’inquinamento acustico nell’area di Pelagos, ha evidenziato anche la carenza di linee guida specifiche per mitigare e contenere il rumore prodotto dalle navi. Un motivo che ha spinto i ricercatori a dare più risalto allo studio e all’analisi delle caratteristiche acustiche del traffico navale in Pelagos. Il Wwf Italia sta finanziando un progetto di dottorato di ricerca della durata di 3 anni in collaborazione con l’Università di Torino proprio sull’impatto dell’inquinamento acustico nelle acque del Santuario Pelagos: la vastità dell’area non ha finora permesso di avere un quadro chiaro e completo su questo rischio.

È ormai evidente come la conservazione dei cetacei nei mari del mondo dipenda da una serie di importanti fattori, tra cui la nostra capacità e volontà di mitigare l’impatto del traffico marittimo e ridurre l’inquinamento acustico. Traffico nautico, indagini sismiche, esercitazioni militari, etc. hanno un effetto negativo e sicuramente impattante sulle diverse specie di mammiferi marini che popolano i nostri mari. Il Wwf chiede il rilancio del Santuario Pelagos e a tutti gli organi competenti il supporto perché sia garantita una protezione efficace della popolazione di cetacei nel nostro mare.

In particolare, sull’inquinamento acustico, il Wwf chiede che nel Santuario Pelagos siano adottate misure che facciano esplicito riferimento alle linee guida sul rumore sottomarino valide in ambito internazionale, in primis quelle redatte da Imo (International Maritime Organization) dell’Onu o dalla riunione delle parti di Accobams (l’Accordo per la conservazione dei cetacei del Mediterraneo, Mar Nero e le aree contigue dell’Atlantico). In generale ciò che si può fare, in assenza di un’analisi dettagliata, è di applicare il principio di precauzione nella gestione delle attività che generano rumore negli oceani.

Dati su traffico marittimo

Con un traffico marittimo annuale stimato a 220.000 navi mercantili, la navigazione commerciale è particolarmente intensa nel Mediterraneo occidentale. Questo vale anche per il Santuario Pelagos e le sue frontiere, dove sono presenti 2 degli 8 «nodi di concentrazione del traffico marittimo» (Genova e Marsiglia) individuati nell’intero bacino e una trentina di collegamenti al giorno assicurati da non meno di 8 compagnie di trasporto passeggeri tra la terraferma, la Corsica e la Sardegna. Inoltre, pur rappresentando meno dell’1% della superficie totale degli oceani, nel Mediterraneo si svolge il 28% del traffico mondiale di trasporto petrolifero marittimo. Il traffico tra la terraferma e la Corsica si fa più intenso in estate, con un numero di passeggeri all’anno compreso tra 700.000 e 900.000.

(Fonte Wwf)