In un periodo contraddistinto da forti contrasti sociali e da una globalizzazione asfissiante, è il senso della vita che questi luoghi riescono ancora a darci
Percorrendo la Basilicata, soprattutto la parte sud della regione, ci si imbatte nei suoi piccoli paesi ricchi di storia e di identità. Uno di questi è Noepoli, piccolo centro di poco più di 800 abitanti nel cuore del Parco nazionale del Pollino. Antico centro enotrio-lucano sorto probabilmente intorno all’VIII-VII sec. a. C., come confermato da scavi archeologici nel centro abitato i quali hanno portato alla luce una necropoli con tombe enotrie e lucane, i cui resti sono conservati nel Museo Archeologico della Siritide di Policoro.
Passeggiando per il paese si può subito notare come questo si divida in due parti, quella «vecchia» che si sviluppa intorno al castello (la Torretta), con abitazioni dall’architettura massiccia e case con forno familiare esterno, e il borgo detto «Casale».
La storia di questo piccolo centro inizia ad acquisire una certa importanza intorno al XV secolo, quando Noja (antico nome del paese) divenne un centro strategico all’interno della Valle del Sarmento. Nel 1404, come premio per la sua neutralità nella rivolta feudale nei confronti della Corona, la città entrò nel demanio regio e, tra le altre concessioni, l’abitato venne fortificato con l’erezione di un castello. Ma questa felice condizione durò fino al 1553 quando Noja fu venduta alla famiglia Pignatelli, principi di Cerchiara, i quali furono molto esigenti con i nojesi, fino a pretendere lo ius primae noctis. In questo periodo vennero annessi a Noja anche gli altri casali della Val Sarmento, come Casalnuovo, San Costantino, Terranovella di Noja e San Giorgio.
Nel corso dei secoli Noepoli divenne il centro più importante dell’intera Valle del Sarmento; soprattutto all’indomani dell’Unità d’Italia, la sua popolazione crebbe superando anche i 1.500 abitanti, fino ad arrivare a 2.250 nel 1951, secondo i dati Istat. Ma, parallelamente, all’inizio del XX secolo, Noepoli conobbe anche l’emigrazione e con questa la prima grande tragedia che sconvolse il paese.
Molti abitanti del posto infatti emigrarono per le Americhe in cerca di fortuna. Molti trovarono lavoro nelle miniere di Monongah, nella Contea di Marion, nella Virginia occidentale. Era il 6 dicembre 1907, un venerdì nero, quando alle 10:30 nelle miniere di carbone della Fairmont Coal Company si verificò una terrificante esplosione che coinvolse le gallerie numero 6 e 8. Fu una ecatombe di vite umane, vittime rimaste sempre un numero imprecisato perché neanche un terzo dei minatori era registrato. L’incidente fu il più grave disastro minerario della storia degli Stati Uniti d’America e la più grave sciagura mineraria dell’emigrazione italiana: morì, infatti, circa un terzo dei tremila abitanti di Monongah. Tra le vittime accertate alcune erano originarie proprio di Noepoli.
Oggi passeggiando per Noepoli e rileggendo queste tragiche notizie viene subito alla mente un parallelismo: sono trascorsi 112 anni da quel tragico venerdì, ma l’emigrazione ancora oggi è la costante di questi luoghi. Ancora oggi molti, soprattutto giovani, partono in cerca di fortuna; oggi il paese, arroccato intorno alla sua Torretta, è come se non potesse fare altro che custodire e tramandare ai posteri il suo glorioso passato.
I dati Istat ci dicono che dal periodo del boom economico si è avuto un vero e proprio esodo da questi luoghi, passando da poco più di 2.000 abitanti del 1961 a circa 840 abitanti attuali. Conseguenza di ciò fu la soppressione dei vari Uffici presenti sul territorio comunale, a partire dalla Pretura soppressa con decreto del Presidente della Repubblica 31 dicembre 1963, n. 2105, per passare alla soppressione della Comunità Montana «Val Sarmento», alla Direzione delle scuole elementari e medie fino all’accorpamento in pluriclassi delle stesse scuole.
Ma nonostante ciò, quello che conta in un periodo contraddistinto da forti contrasti sociali e da una globalizzazione asfissiante, è il senso della vita che questi luoghi riescono ancora a darci.
La storia come la vita, si sa, è fatta di corsi e ricorsi, di alti e bassi; ci sono momenti nei quali i paesi crescono e sono floridi e momenti, invece, nei quali si ridimensionano o rischiano di scomparire. Ma il senso della vita, il rispetto quasi religioso per la natura, l’altruismo, l’umiltà e la pazienza nell’affrontare i vari problemi, l’accettazione di eventi poco felici: tutti questi, e molti altri ancora, sono valori che oggi più che mai paesi come Noepoli possono offrire ad una società sempre più concentrata sul proprio io e sul soddisfacimento dei propri bisogni.
Partendo anche dalla storia di questi luoghi che, ora più che mai, diventa storia vissuta di comunità che non si vogliono arrendere al pensiero di dover scomparire, di doversi omologare alla «cultura dominante» che ci vuole tutti in città e tutti frequentatori di centri commerciali.
I piccoli centri della Basilicata interna come Noepoli offrono un’altra possibilità, uno stile di vita dove ancora al centro c’è l’uomo, i suoi bisogni e le sue aspirazioni e non surrogati post-ideologici di una modernità ormai priva di senso e in balia di entità astratte. Offrono storia e identità affinché ognuno possa ritrovare se stesso.
Nicola Alfano