Se esposta a raggi UV-B la frutta diventa super

2590
superpesche UNIPI
Tempo di lettura: 2 minuti

I ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, hanno scoperto che l’esposizione raggi UV-B arricchisce di composti benefici non solo la buccia ma anche la polpa dei frutti

Si può anche sbucciare ed è lo stesso ricchissima di antiossidanti e composti benefici per la nostra salute. Parliamo della superfrutta che matura nei laboratori dell’Università di Pisa. I ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali hanno infatti scoperto che l’esposizione ai raggi UV-B incrementa il contenuto di sostanze salutistiche non solo nella buccia ma anche nella polpa.
Se infatti le potenzialità delle radiazioni ultraviolette sono ormai note per stimolare la sintesi di molecole benefiche ad elevato valore antiossidante, le ricerche condotte fino a questo momento si erano concentrate quasi esclusivamente sulla buccia.

Il gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Annamaria Ranieri dell’Università di Pisa, in uno studio condotto sulle pesche, ha invece osservato che gli effetti benefici non si fermano alla buccia, ma interessano anche la polpa. La ricerca, condotta in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e l’University of Natural Resources and Life Sciences di Vienna, è stata recentemente pubblicato nella rivista internazionale «Food Chemistry».
«Lo studio condotto — spiega la professoressa Ranieri — ha evidenziato come il trattamento con radiazione UV-B abbia determinato un accumulo soprattutto di carotenoidi e di alcune classi di composti fenolici ad elevato potere antiossidante, come flavonoli, flavoni e flavanoni anche nella polpa».

«Questo risultato è particolarmente interessante ed in qualche modo inatteso, poiché — aggiunge Marco Santin, assegnista che si è occupato di questa ricerca — la buccia è in grado di schermare la radiazione UV-B. Di conseguenza, l’arricchimento di questi composti nella polpa sottostante potrebbe essere dovuto a meccanismi chimico/fisici di interazione tra buccia e polpa ancora inesplorati».

«I risvolti applicativi di questa ricerca sono notevoli — conclude la professoressa Antonella Castagna dello stesso gruppo di ricerca — in quanto molta gente tende a sbucciare la frutta prima di mangiarla. L’arricchimento di sostanze nutraceutiche anche nella polpa, generalmente meno ricca di metaboliti secondari benefici per la salute, può avere grandi potenzialità. Non ci dimentichiamo però che gli effetti indotti dalla radiazione UV-B sono estremamente variabili e dipendenti sia dalla dose di UV-B fornita, sia dalla specie del frutto che si vuole trattare».

 

(Fonte Università di Pisa)