Il pangolino illegale, sembianze curiose di una star del nostro tempo

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Brent Stirton, fotografo sudafricano premiato al World Press Photo 2020 per un reportage che racconta la mattanza e il commercio illegale di questo tristemente noto mammifero squamoso
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Il racconto della natura e le problematiche ambientali nelle fotografie del World Press Photo 2020. Esposizione a Bari presso il Teatro Margherita prorogata al 15 novembre

Il pangolino è un animale dalle curiose sembianze, sconosciuto ai più, è balzato agli onori della cronaca a seguito del diffondersi su scala globale del virus Sars-Cov-2. Le ricostruzioni della prima ora, utili a comprendere la genesi del virus, portavano dapprima al commercio di pipistrelli in un mercato di una grande città cinese (la tristemente famosa Wuhan) e successivamente al commercio di un animale, di cui raramente avevamo sentito parlare prima di allora: il pangolino. Ormai dimenticato, sepolto nella memoria dei pochi, eccolo tornare nelle fotografie di Brent Stirton, fotografo sudafricano premiato al World Press Photo 2020 per un reportage che racconta la mattanza e il commercio illegale di questo tristemente noto mammifero squamoso, ricercato non solo per le sue carni ma anche per le squame di cui è ricoperto, da cui alcune popolazioni asiatiche ne ricavano una polvere utilizzata nella medicina tradizionale.

Il concorso

Il concorso del World Press Photo premia ogni anno le foto singole e i reportage; quest’anno le fotografie valutate sono state 73.996, realizzate da 4.282 fotografi di 125 Paesi diversi. E in questa mole enorme di scatti molti rappresentano la natura e le problematiche ambientali più gravose: dallo scioglimento del permafrost nelle terre artiche agli incendi in Australia, dalla disgraziata vita degli orangotango di Sumatra in Indonesia, che scappando dalla deforestazione incontrano l’uomo e le sue trappole mortali, alle vite eterodirette di migliaia di tigri in cattività presenti sul territorio degli Stati Uniti d’America.

Le fotografie premiate sono divise in otto categorie e il 2020 è l’anno durante il quale «spiccano i dieci vincitori che si sono concentrati sulle cause e sugli effetti della crisi climatica — come lo stesso direttore generale della World Press Photo Foundation, Lars Boering, scrive nella presentazione del volume — dimostrando l’importanza del giornalismo visivo, dove le parole e le immagini hanno pari rilevanza, nel portare le storie all’attenzione di un pubblico globale. Il tempo dedicato a indagare, raccontare e rappresentare visivamente un soggetto è ciò che permette a una storia di fare il salto di qualità da un buon livello all’eccellenza fotografica».

Luca Locatelli
Luca Locatelli è stato premiato con il primo premio della categoria Ambiente per il suo reportage pubblicato su «National Geographic»

L’ambiente

I temi ambientali hanno contraddistinto anche numerosi lavori premiati in altre categorie del concorso: quindi non solo Ambiente e Natura ma anche Spot news e Storie d’attualità che parlano della ricchezza della natura o delle crisi ambientali.

Tra i tanti il fotografo italiano Luca Locatelli è stato premiato con il primo premio della categoria Ambiente per il suo reportage pubblicato su «National Geographic». Reportage in cui il fotogiornalista racconta come «da tempo i Paesi industrializzati seguono un’economia lineare di tipo take-make-waste: le materie prima vengono raccolte (take) e trasformate in prodotti (make), destinati a essere venduti e poi gettati via (waste). In questo sistema economico, il valore si crea producendo e vendendo quante più merci possibile. Questo modello — continua Locatelli — non solo prosciuga le risorse naturali, ma incide anche sul riscaldamento globale dati gli elevati consumi di energia e il ricorso ai combustibili fossili. Un’alternativa è data dall’economia di tipo circolare che permette all’attività economica di svincolarsi dalle risorse esauribili. Agricoltori, produttori e governi di tutto il mondo stanno sperimentando e implementando un’economia circolare nel tentativo di contrastare la crisi climatica».

Il racconto per immagini di Luca Locatelli svela quante buone pratiche sono da tempo utilizzate: come l’agricoltura in verticale che prevede un consumo di acqua del 5% rispetto alla coltivazione in campo aperto e l’utilizzo di tessuti ricavati dalla plastica riciclata al 100%. Risparmio di risorse idriche e zero pesticidi. O il termovalorizzatore di Copenhagen, che ha sostituito il vecchio inceneritore a carbone, che produce abbastanza elettricità da rifornire una città di 60mila abitazioni. Anche in questo caso tecnologia mirata alla riduzione di emissioni dei nocivi ossidi di azoto.

Luca Locatelli viaggia tra Europa e Stati Uniti d’America per raccontare con il linguaggio della fotografia i cambiamenti che stravolgeranno il concetto tradizionale di economia e di consumo.

 

Vito Stano