Costa Ripagnola, uno studio cambia le carte in tavola

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Ginepro costa ripagnola
Ginepro a Costa Ripagnola. Foto dallo studio di Francesca Mantino, Valeria Tomaselli e Luigi Forte del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari
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Individuato l’habitat «dune costiere con ginepri», in questo caso ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa), a Costa Ripagnola. E non si tratta di un habitat qualsiasi ma di un habitat prioritario per il quale l’Unione europea richiede agli Stati membri una tutela rafforzata

Per il parco regionale di Costa Ripagnola emergono ulteriori novità non di poco conto. La notizia potrebbe essere classificata come «tecnica» ma lo è solo in parte proprio per quanto è accaduto e sta accadendo in quel quadrilatero di paesaggio costiero tra Mola di Bari e Polignano. La novità è che un recentissimo articolo sulla rivista scientifica della Società Italiana di Scienza della Vegetazione (Sisv), «Plant Sociology», ha aggiornato la presenza di habitat naturali sul territorio italiano. Si tratta di associazioni vegetali tutelate dall’Unione europea con la direttiva 92/43 CEE Habitat.

Tra gli aggiornamenti vi è anche l’individuazione dell’habitat «dune costiere con ginepri», in questo caso ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa), proprio a Costa Ripagnola. E non si tratta di un habitat qualsiasi ma di un habitat prioritario per il quale l’Unione europea richiede agli Stati membri una tutela rafforzata.

L’individuazione e la classificazione è stata curata da Francesca Mantino, Valeria Tomaselli e Luigi Forte del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari. «Fino all’istituzione del parco regionale — scrivono gli autori — le minacce per l’area sono state rappresentate dal turismo, dal fuoco e dall’agricoltura. L’analisi diacronica delle ortofotocarte evidenziano la riduzione della comunità vegetale a causa degli incendi e delle arature dei suoli. Inoltre la possibilità di arrivare sulla costa con i mezzi motorizzati incrementa la pressione sull’habitat a causa dello sfruttamento turistico. La notevole distanza da altre comunità adriatiche a ginepro, distribuite sul Gargano e nel Salento, conferiscono a questa formazione il carattere di “relitto”. In un recente studio sugli habitat dunali costieri la valutazione complessiva [dello stato di conservazione, N.d.R.] di questo habitat *2250 — concludono gli autori — risulta sfavorevole o cattivo per tutti i criteri considerati (range, area, struttura e funzione, prospettive future)».

Che cosa comporta l’aver individuato a Costa Ripagnola questo habitat? Intanto l’obbligo per lo Stato membro (e quindi per la Regione Puglia) di mantenerlo in un soddisfacente stato di conservazione evitando perturbazioni e minacce. Con i risultati dello studio pubblicato su «Plant Sociolgy» la Regione Puglia dovrebbe attivare presso il ministero della Transizione Ecologica e presso la Commissione Ue il percorso che stabilisce in quell’area un Sito d’Importanza Comunitaria (Sic) e successivamente una Zona Speciale di Conservazione (Zsc), adottando da subito comunque specifiche misure di conservazione.

Ma l’effetto dell’individuazione dell’habitat da tutelare si dovrebbe riverberare anche nell’attualità. Ad esempio, la procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) che ha consentito il rilascio dell’autorizzazione al progetto Serim per la realizzazione del resort dovrebbe essere quantomeno oggetto di riesame con specifica valutazione per la tutela dell’habitat a ginepro prima non considerato. La stessa autorizzazione rilasciata dalla Regione, recentemente confermata, dovrebbe essere quindi nuovamente riesaminata alla luce di questa novità oltre che per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 251/2021 e dei moniti contenuti nel decreto di dissequestro dell’area nell’ambito del procedimento penale in corso da parte della Procura di Bari.

 

Fabio Modesti