Piove? E l’Ofanto straripa ancora…

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Un problema che si trascina da anni dove alla sensibilità geologica del territorio si unisce l’incuria dell’uomo

Aggiornamenti idraulici, messaggi di allerta, aggiornamenti idrogeologici, oltre che i quotidiani bollettini di criticità, questi i documenti che la Protezione civile della Puglia ha diramato nei giorni scorsi al fine di aggiornare la popolazione, gli Enti e le Strutture operative che compongono il Sistema di Protezione civile regionale, sulle potenziali situazioni di rischio o di dissesto createsi a seguito delle abbondanti piogge verificatesi in Puglia.

Le piogge abbondanti registrate in Puglia nei giorni scorsi hanno visto per l’ennesima volta lo straripamento del fiume Ofanto nei territori tra Canosa di Puglia, Foggia e Cerignola con ingenti danni alle colture e ai raccolti. Un problema che si trascina da anni dove alla sensibilità geologica del territorio si unisce l’incuria dell’uomo.

Noi di «Villaggio Globale» abbiamo voluto porre qualche domanda sull’argomento a Giovanna Amedei, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia (Org)

Quale la situazione attuale del territorio e cosa ha causato l’evento in oggetto?

Il fiume Ofanto ha un bacino di circa 2.790 kmq che interessa il territorio di tre regioni, Campania, Basilicata e Puglia. In termini geologici presenta due formazioni ben differenziate con la parte NE che comprende la pianeggiante porzione meridionale del Tavoliere e le porzioni alluvionali oloceniche del corso d’acqua; la parte SW, con orografia montano-collinare, caratterizzata da successioni rocciose che vanno dagli affioramenti flyshoidi dell’Appennino avellinese-potentino fino a quelli vulcanici del Vulture. Il tutto si traduce in un’instabilità geologica e geomorfologica dei comuni presenti nel bacino molto forte con circa il 40% del territorio interessato da fenomeni di erosione o soliflusso, mentre il 17% dei comuni con forme gravi di dissesto idrogeologico.

Il regime idraulico del fiume è di tipo torrentizio e i deflussi sono concentrati nel periodo autunno-invernale mentre l’andamento idrografico è caratterizzato in prevalenza dall’affioramento di rocce impermeabili sottoposto, in caso di abbondanti piogge, ad una marcata azione di dilavamento superficiale.

Cosa fare per un garantire la sicurezza del territorio e della popolazione che lo vive?

Il corso d’acqua necessita di interventi di mitigazione e sistemazione idraulica in tutto il suo tragitto. Ad oggi, invece, risulta un finanziamento da parte del commissario per l’emergenza del dissesto idrogeologico di solo 5 di milioni per la messa in sicurezza della foce dell’Ofanto, con lavori ancora in fase di ultimazione. Ancora una volta si assiste ad interventi a macchia di leopardo o a stanziamenti di poche risorse per tamponare l’emergenza; tutto questo non può più avvenire ma serve completare, in questo come in altri casi, progetti complessivi che prevedano anche una manutenzione continua e costante nel tempo. Altrimenti continueremo ad avere ad ogni episodio meteorico importante seri danni all’agricoltura, a tutto il territorio con annesse viabilità e infrastrutture nonché alle persone che in quelle zone vivono ma soprattutto hanno investito in termini economici.

 

Elsa Sciancalepore