La pietra base della vita

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Copertina Spada
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L’uomo nella storia ha sempre usato la pietra per i suoi artifici, questi si contrappongono alla natura in modi diversi, dai menhir di Stonehenge alle piramidi d’Egitto, ai templi, alle chiese e ai palazzi dei potenti, vi sono due approcci, uno per servire ed uno per apparire

Maurizio Spada, architetto e pittore naturalista, direttore presso Istituto uomo e ambiente, ha pubblicato «La cultura della bellezza» (Albeggi Edizioni). Sviluppa il suo «pensiero ecologico» partendo da una originale visione dell’architettura nel rispetto dell’ambiente, della materia e del territorio. Qui ci offre una breve sintesi del suo lavoro.

 

Gli elementi primari delle antiche simbologie sono terra, acqua, aria e fuoco. Secondo il filosofo presocratico Empedocle la loro varia composizione crea il mondo fisico in cui viviamo, la materia.

La pietra è un prodotto della natura che risale alle ere più antiche, è figlia del fuoco, tutte le pietre nella loro numerosa nomenclatura sono il risultato in tempi diversi del raffreddamento del magma originario e del lavorio degli altri elementi che ne hanno determinato la morfogenesi.

L’uomo ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la pietra, l’ha sempre usata nelle sue costruzioni che vogliano sfidare il tempo, infatti essa è simbolo di durata e di eternità.

In alchimia la pietra filosofale aveva la proprietà di trasformare il piombo in oro, dunque ha anche il significato di purezza. Gli antichi egizi costruivano le tombe dei faraoni in pietra proprio a indicare il passaggio del defunto all’eternità. Il tempio greco, che alle origini era di legno, quando si volle che sfidasse il tempo venne costruito in pietra. Ma oltre che di durata la pietra è anche simbolo di durezza e di pesantezza.

Il valore simbolico, come direbbe Jung, è insito nel reale ma noi non lo percepiamo se non accediamo ad un livello superiore di consapevolezza, purtuttavia una parte di noi lo intuisce comunque anche se non arriva alla coscienza, orientata razionalmente.

La pietra dunque ci trasmette la sensazione di durezza, di pesantezza e di eternità. In natura essa appartiene al regno minerale che costituisce il supporto agli altri due, vegetale e animale. Il vegetale si nutre del minerale per porgerlo come cibo al regno animale.

La pietra dunque è la base solida dell’edificio della vita, la casa costruita sulla roccia che resiste al soffiar dei venti e alle alluvioni. Dicevamo dunque che l’uomo nella storia ha sempre usato la pietra per i suoi artifici, questi si contrappongono alla natura in modi diversi, dai menhir di Stonehenge alle piramidi d’Egitto, ai templi, alle chiese e ai palazzi dei potenti, vi sono due approcci, uno per servire ed uno per apparire. Il primo si integra con il luogo naturale o artificiale, il secondo si mette in contrasto con la finalità di dominare. Anche oggi usiamo abbondantemente la pietra nonostante i nuovi materiali e poiché abbiamo costruito più in questi ultimi settanta anni che in tutti i millenni precedenti stiamo dilapidando la risorsa costituita da questo materiale.

Sfondiamo montagne, stupriamo paesaggi storici, buchiamo colline e terreni per cavare pietre da usare per le nostre costruzioni mentre continua il consumo del suolo che provoca disastri ambientali.

Come racconto nel mio nuovo libro, «La cultura della bellezza» (Albeggi Edizioni), questa mentalità superficiale, meccanica e rapace produce malessere perché nega la bellezza insita alla natura, come equilibrio omeostatico, che la nostra civiltà industrializzata e desacralizzata sta sconvolgendo.

 

Maurizio Spada