Fare e disfare la realtà: la burocrazia

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matrioska
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Perché devo perdere il mio tempo con la burocrazia? Il tempo è denaro. Noi siamo nel peggiore dei Paesi giuridici. Bisogna riformarla, questa burocrazia. I danni per l’economia sono gravi.

Da chi dipende tutto questo? La politica è instabile. Ogni nuovo ministro fa le sue leggi. Il Parlamento è divenuto amministratore, facendo leggi sempre più minute e dettagliate, per soddisfare l’ambizione politica della legge auto applicativa.
Non dipende certo dalla burocrazia il fatto che i dirigenti apicali dell’amministrazione siano per due terzi del Centro-Sud, prevalentemente laureati a Roma, Napoli e Messina in legge, scienze politiche o economia; che solo un terzo ha un’esperienza esterna alla pubblica amministrazione e solo un decimo un’esperienza internazionale. Nell’amministrazione si riflette il divario Nord-Sud, che la classe politica ha tollerato o non ha fatto nulla per eliminare. Insomma, l’Italia è ancora divisa in due. Poi, c’è la legislazione che lega le mani alla pubblica amministrazione, i troppi controlli interni preventivi della Corte dei conti e dell’Anac, nonché i giudici penali e civili, che sono i decisori di ultima istanza.
Ci sono problematiche che la classe politica ha difficoltà a conoscere. Sono quelli che lavorano sul campo che dovrebbero segnalarli, analizzarli, nonché suggerire le soluzioni.
Allo stesso tempo che dire delle responsabilità della classe politica, che ha voluto le regioni, dove è cresciuta e si è ramificata?
Venti regioni e altrettanti consigli regionali comportano un’integrazione del tessuto democratico del Paese. Al Parlamento elettivo nazionale si affiancano venti parlamentini elettivi regionali. I costituenti pensavano che, distribuendo i poteri, si assicurassero maggiori garanzie ai cittadini, perché in questo modo l’autorità pubblica è più distribuita, meno concentrata.
La burocrazia, che dovrebbe essere composta di competenti, ha fatto fuggire i tecnici dai poteri pubblici. Ha accettato di barattare fedeltà contro competenza e di valutare più la carriera che la funzione. Inoltre, non è mai riuscita a individuare incentivi ad autocorreggersi, mentre le riforme intraprese dai governi sono grandiose ma inefficaci e i cittadini nutrono solo sfiducia nei confronti della burocrazia.

 

Francesco Sannicandro