Ogm e non, il decreto scontenta tutti

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    Assobiotec: «Una giornata grigia». Aiab: «Debole e lacunoso» con questo testo l’agricoltura biologica non è garantita

    Il consiglio dei ministri ha approvato il decreto Alemanno sulla coesistenza tra gli organismi geneticamente modificati e le colture tradizionali e biologiche. «Finalmente ce l’abbiamo fatta». Questo il primo commento del ministro per le Politiche Agricole. «Alla fine abbiamo ottenuto un buon risultato».
    In realtà gli operatori, di entrambi gli schieramenti, non si sono mostrati particolarmente entusiasti.
    «Una giornata grigia per chi fa ricerca e innovazione in Italia: il provvedimento adottato, infatti, contrasta con la promozione dell’innovazione e della competitività, di cui il Paese ha più che mai bisogno, e soprattutto con la libertà di fare impresa, uno dei principi fondamentali delle moderne democrazie liberali». È stato questo il primo commento di Roberto Gradnik, Presidente di Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica.
    «Nonostante alcune modifiche apportate al testo originale, infatti, nel complesso questo decreto fa fare al nostro Paese un passo indietro, penalizzando concretamente la nostra agricoltura, che viene privata della possibilità di impiegare prodotti innovativi, frutto della ricerca più avanzata – ha aggiunto Gradnik -. Cosa tanto più grave se si pensa che le biotecnologie agricole possono essere impiegate con successo nel recupero di varietà vegetali a rischio di estinzione».
    Il decreto viene definito «debole e lacunoso» da Vincenzo Vizioli, presidente dell’Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica). «Sono scomparse le regole rigorose e dettagliate – prosegue Vizioli – che potevano garantire una vera agricoltura Ogm free. Per tutelare le colture si fa genericamente riferimento a buone pratiche agricole, approssimazioni inaccettabili che non garantiscono soprattutto l’agricoltura biologica, che pur essendo citata nel testo come settore di spicco dell’agricoltura italiana di qualità, corre i maggiori rischi». Secondo Aiab, che pure riconosce l’importanza di avere comunque un testo di legge di riferimento, sono soprattutto due i punti di maggiore critica. Il primo riguarda le pene previste per chi contamina e in questo senso è gravissimo che dal Ddl siano scomparse le sanzioni penali, «scontate» in sanzioni pecuniarie di 25mila euro di massimo. Il secondo è che non siano previsti accordi preliminari tra regioni che decidano di applicare la legge sulla coesistenza in modo più o meno restrittivo. In altre parole se due campi confinanti in due regioni diverse sono uno Ogm e uno biologico, non c’è nessuna legge che tuteli quest’ultimo. «Ora almeno abbiamo un testo su cui discutere – conclude Vizioli – ma nell’iter parlamentare che ora si apre c’è ancora molto da fare per garantire davvero un’agricoltura libera dagli organismi geneticamente modificati».

    (12 Novembre 2004)