L’aria in città – È sempre l’auto sotto accusa

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La distribuzione di ossidi di azoto nelle diverse aree urbane ha evidenziato i contributi emissivi del trasporto su strada: rispetto alle emissioni di PM10 esso costituisce la principale sorgente per oltre il 50% delle aree urbane considerate, tra cui le più grandi città italiane

Nel III Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, recentemente presentato da Apat, l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici, sono state presentate le emissioni dei più importanti inquinanti per i 24 capoluoghi di provincia italiani (con popolazione superiore a 150.000 abitanti) in riferimento agli anni 1995, 2000 e 2003. Le stime sono state effettuate disaggregando spazialmente le emissioni nazionali con un’opportuna metodologia.
In continuità rispetto al I e al II Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, l’attività di disaggregazione spaziale dell’inventario nazionale realizzato da Apat si è proposta, partendo dal dato nazionale, di stimare le emissioni su scala provinciale e comunale. Rispetto ai lavori precedenti è stato esteso il numero di inquinanti presi in considerazione (il monossido di carbonio e l’ammoniaca non venivano considerati nel 2004, né il benzene nel 2005) e di aree urbane esaminate.
Inoltre, mentre in precedenza sono state fornite le emissioni comunali solo per l’anno 2000, questa volta la stima ha interessato il 1995, il 2000 e il 2003. Ciò consente di valutare, per ogni città, l’andamento degli inquinanti considerati in funzione del tempo in un arco di nove anni.
Dal punto di vista operativo il lavoro è stato suddiviso in due fasi: nella prima l’inventario nazionale è stato disaggregato a livello delle 103 province italiane, nella seconda una successiva disaggregazione è stata effettuata a livello comunale per le sole 24 città di interesse. Tutti gli inquinanti considerati mostrano un andamento generalmente decrescente nel tempo con l’eccezione dell’ammoniaca (escludendo il contributo dell’agricoltura), le cui emissioni sono cresciute progressivamente dal 1995 al 2003. La distribuzione di ossidi di azoto nelle diverse aree urbane ha evidenziato i contributi emissivi del trasporto su strada: rispetto alle emissioni di PM10 esso costituisce la principale sorgente per oltre il 50% delle aree urbane considerate, tra cui le più grandi città italiane.
In particolare, il contributo di Roma risulta del 70%. Reggio Calabria, Messina, Catania, Cagliari e Napoli mostrano un importante peso percentuale del trasporto marittimo e Bologna per il trasporto aereo.
Anche il contributo del settore industriale risulta molto consistente, in particolar modo per le aree urbane in cui sono localizzati i grandi poli (Brescia, Genova, Livorno, Taranto, Venezia). Per le città del Centro-Nord risulta rilevante il contributo del macrosettore riscaldamento.
Le emissioni relative ai composti organici volatili non metanici sono essenzialmente dovute all’uso dei solventi, che interessano principalmente l’industria (e in misura minore il domestico) e al trasporto su strada, tranne che per le aree di Messina e Reggio Calabria; a Venezia, Trieste, Livorno e Taranto, oltre al contributo delle emissioni da solventi, emerge un significativo contributo degli altri processi industriali.
Gli inquinanti presi in considerazione sono il particolato minore di 10 micrometri (PM10), gli ossidi di azoto (NOx), i composti organici volatili non metanici
(COVNM), gli ossidi di zolfo (SOx), l’ammoniaca (NH3), il benzene (C6H6) e il monossido di carbonio (CO). La stima delle emissioni è stata effettuata utilizzando la stessa nomenclatura SNAP 97 (Selected Nomenclature for sources of Air Pollution) adottata da Apat nell’inventario nazionale delle emissioni, che classifica le diverse attività emissive in settori e macrosettori. Per quasi tutte le 24 aree comunali considerate il contributo maggiore alle emissioni di ammoniaca proviene dal trasporto su strada, che in particolare per Firenze e Padova rappresenta l’unica fonte emissiva.
Per Torino, Genova, Roma e Palermo è rilevante invece il peso del macrosettore del trattamento dei rifiuti e discariche. Per Venezia è importante il contributo dell’industria attribuito agli impianti di produzione di energia elettrica.
Riguardo alle emissioni di benzene, è il macrosettore del trasporto su strada a fornire il maggior contributo emissivo; per le città portuali è consistente il contributo dovuto al trasporto marittimo. Per Parma, Verona e Milano è rilevante anche la percentuale relativa all’uso dei solventi. Si distinguono importanti contributi di natura industriale (impianti siderurgici, impianti di produzione di energia elettrica e raffinerie) nelle aree comunali di Taranto (84%), Venezia (40%), Livorno (28%) e Genova (15%).
Le emissioni di monossido di carbonio sono dovute prevalentemente al trasporto su strada; fanno eccezione Taranto, per la presenza di grandi siti industriali, e le città portuali, per il maggior peso del traffico marittimo (con un peso fino al 90% nel caso di Reggio Calabria).
Nelle città del Centro-Nord è consistente anche il contributo del riscaldamento.

(Fonte Arpat)