Il regaleco

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Già noto alla scienza da oltre un paio di secoli, ma dalle abitudini misteriose, poco noto al grande pubblico e talvolta scambiato per il mitico Serpente di mare

A qualche naturalista curioso sarà forse capitato di osservare una strana foto di parecchi anni fa, dove si vedono una ventina di marinai americani in tenuta di fatica, che sorreggono un lungo animale serpentiforme chiaro, un poco argentato, con una bizzarra testa dalla forma quasi equina. Si tratta di un Regaleco, o Re delle aringhe, detto anche Pesce nastro, Pesce remo oppure Spada di mare, già noto alla scienza da oltre un paio di secoli, ma dalle abitudini misteriose, poco noto al grande pubblico e talvolta scambiato per il mitico Serpente di mare.
Vive infatti nel mare aperto, a discreta profondità: e se qualche individuo, piuttosto raramente, giunge presso la costa è soltanto perché ferito, malato o moribondo. Non è facile quindi incontrarlo, e viene catturato assai poco frequentemente: ma anche qualora ciò avvenisse, non essendo commestibile non verrebbe mai conservato a lungo dalle imbarcazioni da pesca. L’individuo della foto è senz’altro uno dei più grandi scientificamente documentati, raggiungendo circa 8 metri di lunghezza.

Ma non mancano testimonianze storiche di avvistamenti di esemplari di ben maggiori dimensioni, che in qualche caso potrebbero addirittura superare 15 metri di lunghezza. Anche se si tratta di un evento non comune, e comunque da verificare con il massimo scrupolo, non meraviglia quindi che l’incontro con animali del genere, soprattutto se avvistati mentre nuotano sinuosamente in superficie, abbia potuto dar vita alle leggende dei mostri marini, assimilati spesso a Serpenti di mare. E se episodi del genere sembrano oggi davvero inconsueti, ciò potrebbe essere dovuto non solo al progressivo, inarrestabile impoverimento della vita del mare, ma anche alle moderne tecnologie di navigazione, che irradiando rumori e vibrazioni allontanano in anticipo tutti gli animali più elusivi.
Questo singolare pesce dalla testa di cavallo, con una cresta spinosa color rosso corallo e una pinna dorsale rossa che ne percorre tutto il corpo, era ben noto agli antichi, come dimostrano alcuni interessanti mosaici della villa romana di Piazza Armerina e della basilica di Aquileia.
Ma fino a oggi la moderna cultura del mare non sembra aver molto approfondito la vita di questa straordinaria creatura, che perciò merita davvero di figurare tra gli esempi più convincenti di Criptozoologia, l’affascinante studio degli animali misteriosi.
Intorno alla foto qui presentata sono poi sorte accese dispute, che contrappongono il mondo orientale a quello occidentale. Secondo alcuni Paesi del Sud Est Asiatico, soprattutto Cambogia, Laos, Vietnam e Thailandia, si tratterebbe della bestia nota come la Regina di Naga, catturata il 27giugno 1973 nell’ampio delta del fiume Mekong. Ma a dire di altre fonti l’animale sarebbe stato invece rinvenuto nell’anno 1996 da un gruppo di Marines in esercitazione sulla spiaggia dell’isola di Coronado, al largo di San Diego in California.
Ciascuna delle due tesi gode di vari argomenti e non pochi sostenitori, per cui occorreranno indagini più approfondite per accertare bene quale sia la verità. Un «giallo» nel mistero, dunque. Resta però il fatto certo e incontrovertibile che quel fantastico animale esiste davvero, vive nei mari e negli oceani di tutto il mondo, sfugge quasi sempre all’attenzione dell’uomo: e forse negli abissi azzurri potrebbero celarsi individui lunghi più del doppio di quello qui presentato.

Per ulteriori approfondimenti, si può consultare il sito www.comitatoparchi.it

 

Franco Tassi