Entro il 2015 va ridotto il PM2,5

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La Direttiva, oltre a confermare i precedenti limiti per i principali inquinanti, stabilisce che gli Stati membri portino entro il 2015 i livelli di PM2,5 nelle aree urbane al di sotto dei 20 microgrammi/m3 e riducano entro il 2020 l’esposizione del 20% rispetto ai valori del 2010

? Il testo della Direttiva

? La presentazione da parte dell’Unione Europea della Direttiva

? L’iter seguito dalla direttiva

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea dell’11 giugno la nuova direttiva (2008/50/CE), che fissa i limiti delle particelle sottili (PM2,5). La direttiva, oltre a confermare i precedenti limiti per i principali inquinanti, stabilisce che gli Stati membri portino entro il 2015 i livelli di PM2,5 nelle aree urbane al di sotto dei 20 microgrammi/m3 e riducano entro il 2020 l’esposizione del 20% rispetto ai valori del 2010.

Secondo il commissario all’ambiente, Stavros Dimas, l’Europa ha compiuto un passo decisivo nella lotta contro uno dei principali problemi che colpiscono l’ambiente e la salute. I danni che le particelle sottili provocano alla salute sono inequivocabili: secondo recenti ricerche le particelle sottili sarebbero più pericolose delle più grosse PM10 e una forte esposizione al PM2,5 accorcerebbe la vita di una persona in media di otto mesi. La nuova direttiva si inserisce nel contesto generale del VI Programma europeo di azione ambientale, ed in particolare è una parte fondamentale della strategia tematica sull’inquinamento atmosferico adottata dalla Commissione nel settembre 2005 (Clean Air for Europe).

Questi in sintesi gli elementi chiave contenuti nella nuova direttiva:
? Semplificazione della legislazione riguardante la qualità dell’aria ambiente con accorpamento di quattro atti normativi (direttiva quadro 96/62/EC, prima direttiva figlia 1999/30/EC, seconda direttiva figlia 2000/69/EC, terza direttiva figlia 2002/3/EC e la decisione sullo scambio di informazioni 97/101/EC) in una singola direttiva, ad eccezione della quarta direttiva figlia (direttiva 2004/107/EC);
? per il PM2,5 sono stati introdotti nuovi obiettivi, mentre sono rimasti invariati i limiti per gli altri inquinanti;
? è stata introdotta la possibilità di conteggiare le fonti naturali di inquinamento nella valutazione del rispetto degli obiettivi;
? è stata inserita la possibilità di un’estensione dei limiti temporali per il rispetto dei limiti di PM10, NO2 e benzene sulla base di condizioni specifiche e conseguente valutazione positiva da parte della Commissione;
? Viene ribadita la necessita di una costante informazione alla cittadinanza ed è sottolineata l’importanza della qualità dei dati prodotti dalle reti di monitoraggio.

Il nuovo testo normativo stabilisce standard per la riduzione della concentrazione delle particelle sottili e fissa le date per la loro applicazione.
La direttiva prevede che, nelle aree urbane, gli Stati membri riducano mediamente del 20% l’esposizione al PM2,5 entro il 2020 rispetto ai valori del 2010, obbligandoli a portare i livelli di esposizione in queste zone al di sotto di 20 microgrammi/m3 nel 2015.

A livello dell’intero territorio nazionale, gli Stati membri dovranno rispettare il valore limite di 25 microgrammi/m3 di PM2,5 da raggiungere obbligatoriamente entro il 2015 e, se possibile, già nel 2010.
Per una riduzione generale dell’esposizione, gli stati membri devono inoltre misurare il PM2,5 in siti di fondo urbano e costruire strategie di azione per ottenere riduzioni differenziate nei livelli medi sulla base dei valori di inquinamento rilevati nel 2010.
I nuovi obiettivi per il PM2,5 nelle aree urbane si affiancano agli esistenti standard di qualità dell’aria, che sono confermati dalla nuova direttiva.
Agli Stati membri è però concessa la possibilità di uno slittamento dei tempi per il raggiungimento degli obiettivi in quelle zone dove è difficile il rispetto dei limiti, come succede in vaste aree di 25 stati membri su 27.
Per il PM10 sono confermati i limiti già validi nel 2005, ossia 40 microgrammi/m3 come media annua e 50 microgrammi/m3 come media giornaliera da non superare più di 35 volte nell’arco di un anno. I tempi per il rispetto dei limiti variano a seconda delle condizioni specifiche dei siti e dalle azioni che sono state intraprese a livello nazionale, regionale e locale per raggiungere gli obiettivi.
Rimangono valide le critiche formulate da più parti rispetto alla differenza dei limiti stabiliti dalla direttiva e le linee guida di qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui le medie annuali non dovrebbero essere superiori a 20 microgrammi/m3 per il PM10 e 10 microgrammi/m3 per il PM2,5. Considerando che i livelli delle polveri in 25 paesi su 27 è superiore ai limiti proposti dall’Oms, la Commissione si è mostrata cauta riguardo alla definizione del livello assoluto per i valori limite di qualità dell’aria, tenuto conto dei potenziali costi che ciò comporterebbe e della possibilità di garantirne il rispetto, ma è stata comunque favorevole al principio di ridurre l’esposizione ovunque ed in particolare nelle zone dove l’inquinamento è maggiore.

La direttiva stabilisce un livello massimo relativamente alto per la concentrazione di PM2,5, tale che l’applicazione sia possibile ovunque nel territorio dell’Unione europea, che comunque eviti rischi alla salute eccessivamente elevati e imponga politiche di riduzione, spesso molto onerose, solo nelle zone più inquinate.
Quindi secondo la Commissione sono stati fissati standard di qualità elevata, ma comunque realistici.

(Fonte Arpat)