Bilancio di sostenibilità

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Se fino a qualche tempo fa il processo di riforma del settore pubblico si è prevalentemente ispirato ai principi di efficienza, efficacia ed economicità, a fronte di segnali sempre più numerosi di crisi nei rapporti con i cittadini, la gestione responsabile, la trasparenza, la misurazione e la comunicazione delle attività e dei risultati sono diventati imperativi per qualunque ente pubblico.
Arpat ha deciso di rispondere a questa esigenza attivando un processo di Bilancio di sostenibilità quale metodo per gestire e rendicontare la propria «responsabilità globale», con l’obiettivo di monitorare per migliorare sia l’intensità che la qualità della propria azione

Il Bilancio di Sostenibilità 2006 è stato realizzato totalmente con risorse interne, senza ricorso a consulenti esterni. Un gruppo di lavoro di operatori dell’Agenzia ha scelto il modello di rendicontazione ed ha raccolto ed elaborato i dati e gli indicatori. Il Bilancio di sostenibilità 2006 ha raggiunto una versione definitiva nel gennaio 2008 e contestualmente
l’Agenzia ha deciso di renderne permanente l’elaborazione; questo comporterà la costruzione di una struttura dedicata di elaborazione e monitoraggio dei dati, che gestirà il
passaggio da strumento a sistema, in totale integrazione con le attività di programmazione e comunicazione strategica dell’Agenzia. Il Bilancio di Sostenibilità 2006 è stato approvato con Decreto del Direttore Generale n°70 del
19 marzo 2008 e sta per essere pubblicato in formato cartaceo ed in versione elettronica sul sito Internet dell’Agenzia.

Obiettivi e modelli di riferimento del Bilancio di sostenibilità 2006 di Arpat.
Elaborare un report di sostenibilità significa misurare le performance di un’organizzazione rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Significa quindi
analizzare l’impatto economico, sociale e ambientale delle proprie azioni. Il Bilancio di sostenibilità deve consentire di valutare le performance dell’ente, dando conto eventualmente anche di ciò che non è coerente con gli interventi realizzati o di ciò che non è in linea con le aspettative e le previsioni. In questo senso le funzioni che
Arpat ha assegnato al proprio Bilancio di sostenibilità sono:
? migliorare la comunicazione istituzionale con gli stakeholder;
? aumentare la trasparenza rispetto alle scelte attuate, alle
risorse allocate e alle attività gestite;
? integrare e rivitalizzare il sistema di rendicontazione dell’uso
delle risorse economico-finanziarie;
? responsabilizzare l’organizzazione alla sostenibilità;
? contribuire al processo di riorientamento dei processi di
pianificazione, programmazione e controllo dell’ente in
un’ottica diversa (dal punto di vista degli stakeholder) e di
ripensamento dell’assetto organizzativo dell’ente;
? valorizzare il lavoro dell’Agenzia.
Il modello di rendicontazione scelto è quello definito dalle
Linee guida per il reporting di sostenibilità G3 della Global
Reporting Iniziative.
Per la sua prima esperienza di rendicontazione di sostenibilità,
Arpat non ha ricercato una totale conformità allo standard
Gri, avviando comunque un processo di adeguamento
graduale. Per la relazione economica (produzione e distribuzione del valore aggiunto) sono stati seguiti i Principi di redazione del Bilancio Sociale elaborati dal «Gruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione del Bilancio Sociale» (Gbs), del quale fanno parte numerosi docenti universitari e esperti in materia (www.bilanciosociale.it/gbs.html).
Sono state inoltre prese come riferimento le linee guida per
le amministrazioni pubbliche di cui alla Direttiva sulla Rendicontazione sociale nelle amministrazioni pubbliche del Ministro della Funzione Pubblica del 17 febbraio 2006 (www.urp.it/allegati/Direttiva_Bilancio_Sociale.pdf).

La struttura ed i contenuti del Bilancio di sostenibilità
2006 di Arpat.

Il documento è articolato in 4 sezioni: identità dell’Agenzia,
relazione economica, relazione sociale e relazione ambientale.
Nella prima sezione vengono illustrate la struttura e le attività
dell’Agenzia. Poiché Arpat programma la propria attività
sulla base della domanda normativa e delle specifiche esigenze degli enti regionali e territoriali, l’andamento delle attività risponde al mutare della domanda normativa, delle richieste degli Enti, delle risorse economiche destinate e delle priorità diversamente individuate.
Per quanto riguarda le attività dell’Agenzia, è stato preso in
esame il volume delle prestazioni analitiche nel triennio 2004-
2006. Questo ha mostrato un andamento sostanzialmente in
aumento dell’attività analitica, in gran parte riconducibile alla
matrice acqua e al settore bonifiche. Per quanto riguarda,
invece, le prestazioni non analitiche distinte per matrici e
settori ambientali, il trend è tendenzialmente stabile, anche
se alcuni settori risentono delle novità e delle incertezze
derivanti dall’introduzione di una nuova normativa (vedi il nuovo Codice ambientale). È stata inoltre analizzata la distribuzione del personale relativamente alle principali matrici
ambientali e settori di attività nonché al tipo di processo operativo primario (ovvero attività ispettiva, istruttoria, analitica, monitoraggio) o di supporto (attività amministrative, direzionali, gestionali, di coordinamento e di supporto tecnico). Gli indicatori elaborati ai fini della rendicontazione delle attività sono:
? Personale per tipologia contrattuale e per sede al 31/12/2006
? Distribuzione del personale per matrice / settore di attività al 31/12/2006
? Personale per processi (primari e di supporto)
? Attività di laboratorio: personale impiegato per matrice / settore di attività;
campioni e parametri analizzati al 31/12/2006
? Campioni analizzati e parametri determinati nel triennio di rif. per matrice / settore di attività
? Attività non analitiche effettuate nel triennio di rif. per matrice/settore di attività
? Attività svolte in funzione dell’analisi normativa e dell’importanza / essenzialità.

Relazione economica
Questa sezione riprende i dati del conto economico del bilancio di esercizio di Arpat, in riferimento agli anni 2004, 2005 e 2006 e li riclassifica in modo da evidenziare la produzione e la distribuzione del valore aggiunto.
Il valore aggiunto (dato dalla differenza fra valore della produzione ed i costi esterni) è un indicatore di fondamentale importanza perché esprime la capacità dell’Agenzia di creare, tramite il proprio processo produttivo, nuova ricchezza
rispetto ai fattori produttivi acquistati dall’esterno.
Sono stati elaborati il prospetto di determinazione del valore aggiunto ed il prospetto di riparto del valore aggiunto.
Nel primo prospetto, il parametro del valore aggiunto quantifica la ricchezza prodotta da Arpat nell’anno di riferimento. Il secondo prospetto illustra la distribuzione del valore aggiunto ovvero la ripartizione della ricchezza
prodotta da Arpat (valore aggiunto globale netto) fra i seguenti soggetti:
? personale dipendente / non dipendente (retribuzioni);
? Pubblica Amministrazione (imposte);
? finanziatori (interessi passivi per capitale di credito);
? Arpat (utili da reinvestire, se conseguiti).
La parte di gran lunga preponderante (quasi il 93%) del valore aggiunto dell’Agenzia è destinata a remunerare
il personale. La parte restante (poco più del 7%) è destinata al pagamento delle imposte, alla remunerazione del capitale di credito per interessi e alla remunerazione dell’azienda. Questa distribuzione del valore aggiunto è giustificata dal fatto che Arpat produce servizi e quindi il fattore produttivo risorse umane è di gran lunga prevalente rispetto agli altri.

Relazione sociale
La Relazione sociale descrive le principali relazioni tra Arpat e gli stakeholder di riferimento, attraverso la presentazione di dati quantitativi e qualitativi che rappresentano fedelmente la complessità del «fare protezione ambientale».
Gli stakeholder analizzati, sotto differenti aspetti, sono:
? i lavoratori (composizione, titoli di studio, fasce di età e anzianità di servizio, turnover, crescita
professionale, comunicazione e formazione interna, salute e sicurezza, differenze di genere e pari opportunità, relazioni sindacali)
? i fornitori (composizione e ricaduta sul territorio, condizioni
negoziali e relazioni)
? i clienti
? i soggetti istituzionali
? la comunità locale (comunicazione e formazione rivolta
all’esterno, relazioni con i media)
La fotografia che si ricava è quella di un’Agenzia con un numero sostanzialmente stabile (nel triennio 2004-2006)di operatori che sono inoltre: generalmente qualificati (il 79% del comparto è inquadrato nelle categorie apicali); con titoli di
studio medio-alti (75% della dirigenza e 23% del comparto
con laurea, 51% del comparto con diploma di istruzione superiore); coinvolti in numero sempre crescente nelle attive formative dell’Agenzia; abbastanza giovani (più della metà nella fascia 40-54 anni) e ben distribuiti fra i generi.

Relazione ambientale
La dimensione ambientale della sostenibilità interessa l’impatto di un’organizzazione sui sistemi naturali viventi e non
viventi, compresi ecosistema, terra, acqua ed aria.
Gli indicatori ambientali si riferiscono dunque alla performance
relativa agli input (ad esempio, energia, acqua, materie
prime) ed agli output (ad esempio, emissioni, scarichi, rifiuti),
alla biodiversità, al rispetto di norme e regolamenti in materia
ambientale ed altre informazioni pertinenti, quali investimenti
in campo ambientale e impatto di prodotti e servizi.
Gli indicatori elaborati sono:
? Consumi energetici totali e pro capite per tipologia
(energia elettrica, gas, gasolio)
? Consumi idrici per struttura e pro capite
? Consumi di carta (riciclata e non) complessivi e pro capite
? Consumo complessivo di toner per stampanti
? Produzione diretta e indiretta di CO2 complessiva e pro
capite
? Produzione di rifiuti speciali totali per tipologia
? Produzione di rifiuti speciali e pericolosi pro capite
? Acquisti di carta riciclata
? Noleggio di fotocopiatrici a basso consumo con modalità di
risparmio energetico
? Numero di progetti educativi e attività di sensibilizzazione,
divulgazione ed educazione ambientale
Nel triennio 2004-2006 Arpat ha ridotto i consumi di energia
elettrica (sia tramite risparmio energetico che tramite
innovazione tecnologica), i consumi idrici, i consumi di carta
mentre la produzione di rifiuti pericolosi è rimasta sostanzialmente stabile.
Nel 2006 ogni dipendente ha contribuito all’immissione in
atmosfera di 3,3 kg di CO2, con una riduzione (fra contributo
diretto ed indiretto) del 7% rispetto al 2004. L’80% del contributo è indiretto.
Nell’ambito e in coerenza con il proprio mandato istituzionale
di protezione ambientale, Arpat ha realizzato attività di
supporto tecnico finalizzate sia all’attuazione del Green Public
Procurement e del risparmio energetico nelle proprie
strutture, sia alla promozione esterna, con attività di formazione rivolte agli Enti locali e la partecipazione ai network di Pubbliche Amministrazioni che sperimentano gli appalti verdi.

Conclusioni
«?Il Bilancio di sostenibilità non dovrebbe essere importante
per ciò che è ma per le azioni che innesca»?: questa affermazione riassume il senso del percorso intrapreso da Arpat e ne costituisce da un lato una sfida e dall’altro principio guida e criterio di valutazione della propria azione.
Il passaggio da strumento a sistema sposta l’attenzione da
una visione finalizzata alla stesura di un rendiconto ad una
visione relazionale dinamica, in cui il dialogo ed il confronto
riescono a dare voce e consolidare il patto tra amministrazione, cittadini e ambiente, per la partecipazione responsabile ed efficace ai processi condivisi di sviluppo sostenibile.