Lettera aperta all’Assessore Provinciale Aree Protette, Turismo e Sviluppo Sostenibile Giancarlo D’Angelo
Ad oggi in Basilicata sono 70 le richieste di installazione di impianti eolici presentati presso gli uffici regionali corrispondenti a 2000 MW di cui molti ricadenti nelle aree protette (compreso l’impianto di Latronico nel parco nazionale del Pollino). Il DDL di moratoria è stato rinviato dal Consiglio Regionale alle Commissioni competenti. Sono mesi che i partiti alla Regione palleggiano la questione dell’approvazione della legge di moratoria sull’eolico, oggi complicata anche dalla sentenza della Corte Costituzionale, volutamente «attesa» da alcuni partiti della maggioranza prima del penultimo rinvio del Disegno di Legge.
Le società eoliche già autorizzate, anche con il supporto dei sindaci interessati, hanno fretta di entrare in produzione per non perdere gli incentivi pubblici previsti dalle leggi che il Parlamento sta approvando, mentre i partiti e le istituzioni lucane sono intente all’eldorado petrolifero (o piatto di lenticchie?).
È così che i nostri parchi soccombono agli interessi della lobby energetica, con l’ultimo vergognoso ed interessato rinvio della perimetrazione del parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese bocciato a causa delle osservazioni della Corte dei Conti con il «misterioso» ritiro del Decreto da parte del Ministero dell’Ambiente che fa «piazza pulita» delle misure di salvaguardia del parco.
Su questa ultima vicenda, non una sola parola è stata spesa dai partiti lucani!. Essi hanno accettato senza fiatare che questo parco nazionale sparisse. Intanto la Regione approva nuovi pozzi nel parco nazionale dell’Appennino Lucano, non decide sulla gestione del parco nazionale del Pollino ed amplia l’accordo Eni-Val d’Agri anche alla Shell. Dopo le coste ioniche divorate dal cemento ed occupate dai villaggi turistici al posto del parco della Magna Grecia, dopo il parco del Vulture divenuto chimera per far posto agli interessi di urbanizzazione ed a quelli delle multinazionali delle acque minerali, dopo quello dei Calanchi, osteggiato dagli interessi legati allo smaltimento dei rifiuti radioattivi, è la volta del parco dell’Appennino lucano, industrializzato da un mix che definirei «oltre Kyoto». In questo «parco fantasma», sotto i nostri occhi, decine di torri petrolifere, migliaia di chilometri di tubi di oleodotti, 2 centri olio verranno presto affiancati, a pochi passi, da centinaia di torri eoliche.
Uno «spettacolo» che richiama le responsabilità di una classe politica priva di contenuti e prona agli interessi privati e poca attenta alla difesa dell’ambiente. I cittadini lucani forse conoscono i nuovi affari sul gas del mar Caspio in Basilicata? di quello del gas lucano? Del mega stoccaggio di gas in val Basento e a Guardia Perticara?. Nuovi chilometri di tubi e gasdotti con il Monte Caperrino oggi stranamente dimenticato dai sindaci di Pietrapertosa e Castelmezzano, pure molto combattivi in passato nel difendere la montagna dagli assalti petroliferi.
Tutto questo mentre la programmazione e gli investimenti pubblici si concentrano su quello che potremo definire il polo lucano «energetico e dei rifiuti» con mega centrali di produzione energetica, depositi di scorie più o meno note, discariche di rifiuti speciali, petrolio, eolico etc, anche nelle aree protette con fondi pubblici dimezzati o spariti per le aree protette lucane. Ed
allora, ha ancora senso «parlare» di parchi ed aree protette in Basilicata? Lo si può fare in un convegno tappandosi il naso e chiudendo gli occhi ed evocando una coscienza verde che andrebbe invece praticata con i fatti e non con le parole? Lo si può fare constatando la totale assenza di scelte politiche concrete per l’istituzione e gestione delle aree protette in Basilicata, mentre il parco del Pollino è alla completa deriva e quello della Val d’Agri è stato definitivamente cancellato e consegnato alle compagnie petrolifere?
Antonio Bavusi
Comitato Lucano per il Controllo delle Scelte Energetiche