Diossina

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È un termine usato in senso generico per indicare centinaia di composti a lunga persistenza nell’ambiente, prodotti dalle attività industriali che impiegano cloro ed emanati dalle combustioni in genere. In tale ambito l’incenerimento abusivo di rifiuti produce non solo notevoli quantità di diossina, ma anche altre sostanze tossiche come furani, policloruro bifenile, metalli pesanti e numerose molecole non ancora identificate. Gli studi effettuati in diversi Paesi concordano sulla possibilità che la protratta esposizione ad alti livelli di diossina causi cloracne, rash cutanei, depigmentazione ed irsutismo, oltre a sortire effetti cancerogeni e danneggiare l’apparato riproduttivo. Possedendo un’alta affinità per i lipidi, le molecole «viaggiano» lungo la catena alimentare e si concentrano progressivamente sia nei tessuti adiposi sia nel latte. Infatti il 90% della quota a cui siamo soggetti deriva dall’alimentazione. I rischi sono maggiori nei primi stadi di vita, quando non si è ancora completato lo sviluppo dei vari organi. Ciò risulta aggravato dalla facilità con cui la diossina attraversa la barriera placentare e dal successivo allattamento che apporta circa il 15% della dose incamerata nel corso dell’intera vita.
Così non pare eccessiva la richiesta avanzata da Legambiente di monitorare le zone a rischio per intervenire in modo tempestivo laddove si riscontrassero valori superiori alla norma.
D’altro canto il rapporto dalla Lav comprende una casistica così dettagliata che viene da chiedersi quanto sia estesa la parte sommersa dell’iceberg. Nello stesso mese, il marzo del 2003, e nella sola provincia di Caserta si sono concretizzati due diversi filoni d’indagini: a Villa Briano i Carabinieri hanno requisito una settantina di bufale in un allevamento il cui latte conteneva percentuali di diossina tre volte superiori alla norma ed a Marcianise la Procura della Repubblica ha posto sotto sequestro 5720 animali tra bufale, vacche, pecore e capre per analoghi motivi. Nella nota della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere si afferma che «le risultanze investigative hanno consentito di ipotizzare le cause del grave evento nelle reiterate attività abusive di discariche, abbandono di rifiuti ed incenerimento degli stessi».