Gli interrogativi dei due Sindaci

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I due sindaci si chiedono «perché l’avvio di tali procedimenti giunga con tanto ritardo rispetto a quello che si ipotizzava e giunga in una fase in cui lo scollamento fra gli organi dirigenziali dell’Ente e le esigenze del territorio e i reali bisogni del territorio è davvero totale ed incolmabile».
Inoltre ricordano che «una netta denuncia sulle problematiche esistenti all’interno dell’Ente Parco veniva effettuata al momento delle dimissioni del Vicepresidente Francesco Fiore nell’Agosto del 2004, allorché si evidenziava con chiarezza la non condivisione della condizione politico ? amministrativo ? gestionale creatasi all’interno dell’Ente e si contestavano nello specifico due elementi di grande rilievo: in primo luogo la grave confusione di ruoli derivante dalla presenza del consulente esterno con l’incarico di supporto alla Presidenza della Comunità del Parco, che ha sempre svolto funzioni che per incarico non risultavano attribuite; in secondo luogo le condizioni di palese incompatibilità in cui versava il Direttore Generale Facente Funzioni.
«E ripetutamente nei mesi successivi è stato denunciato lo sfacelo totale in cui si trovava l’Ente, è stata evidenziata la grave crisi in cui l’Ente versava è stata evidenziata la incapacità totale di avviare e portare avanti programmazione ed azioni costruttive per le esigenze del territorio! Non è una novità ? aggiungono i due sindaci – che per anni nel Parco Nazionale del Pollino non è stato nominato un Direttore che, in possesso dei requisiti previsti dalla Legge, potesse svolgere tale ruolo efficacemente. Non è una novità che le soluzioni individuate per la direzione dell’Ente sono state sempre temporanee e non risolutive. Più volte si è ribadito che per mesi si è amministrato con un esecutivo incompleto: la giunta per lunghi periodi è stata una giunta monca, costituita da tre componenti e con l’assenza del Vicepresidente; la difficoltà di rideterminare l’esecutivo, in seguito alle dimissioni del Vicepresidente Fiore, è stata il segno evidente dell’assenza di coesione determinatasi all’interno dell’Ente, evidenziata anche dall’impossibilità di svolgere numerose sedute di Consiglio Direttivo per mancanza di numero legale.
«Probabilmente ? continuano Fiore e Viola – il tutto è derivato dall’assenza di una adeguata autorevolezza interna, dalla incapacità di tessere una strategia di politica vera, è derivato dal frequente ricorso a delegare scelte di rilievo a figure di consulenti, non legittimati ad effettuarle ed incapaci ad inserirle nel contesto di una seria programmazione piuttosto che nell’estemporaneità e nella parvenza di un utile immediato. E le ingombranti interferenze esercitate da consulenti esterni venivano anche evidenziate in una nota della Rsu dell’Ente del 9 maggio 2005, nella quale, in relazione alla elaborazione della rideterminazione della dotazione organica, si lamentava proprio questo aspetto di marcata interferenza esterna. La futura dirigenza dell’Ente ? concludono – dovrà ricucire i rapporti con il territorio, dovrà ripristinare armonia fra i dipendenti, dovrà amministrare sulla base di regole certe e garantire sviluppo dei territori nella tutela e salvaguardia dei valori ambientali».