I bufalotti non si uccidono più da piccoli ma da grandi

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Un fenomeno che si è ridotto del 50% rispetto a qualche anno fa

Dottor Campanile che succede ai bufalotti maschi degli allevatori che sono uccisi o muoiono spontaneamente?
«Il fenomeno era massiccio anni fa, ora succede questo: innanzitutto la mortalità è sempre molto alta, praticamente subentra a 4-5 giorni…».
È strano…
«No, no, è una mortalità spontanea, non è che vengono uccisi, e accade perché il latte costa molto e non vengono nutriti dalle madri ma mediante latte in polvere come si usa per i vitelli bovini, ma è un latte non adatto a loro e provoca problemi a livello gastro-enterico…».
Fanno così per utilizzare il latte nella produzione di mozzarelle…
«Certo, del resto anche per i bovini avviene la stessa cosa… è una pratica diffusa in tutto il mondo. C’è poi un altro fatto, ora c’è la tendenza a crescere i maschi, perché essendo la mozzarella una produzione prevalentemente estiva si cerca di destagionalizzare la produzione facendo ingravidare in altro periodo dell’anno le bufale. Per ottenere questo risultato è necessario avere molti maschi. Per far ingravidare 100-110 bufale e farle partorire da gennaio a giugno è necessario mettere nella mandria un numero più alto di maschi poiché si tratta di un processo naturale sensibile alla luce del sole e quindi tende a diminuire con l’arrivo della bella stagione. Quindi per ottenere il massimo risultato si utilizzano più maschi… questo non vuol dire che il fenomeno non esiste».
Ma ci sono dati?
«Dati ufficiali no, però si può dire che il fenomeno è ridotto del 50%. In sintesi: da una parte c’è un 30% che muore per la mortalità nel primo mese di vita che è sempre esistita e che gli allevatori non riescono ad arginare; dall’altra parte i maschi servono. Su cento nascite 50 sono maschi e 50 sono femmine, su 50 maschi 30 vanno lasciati sviluppare, una decina muoiono e un’altra decina è sacrificata. Questa è la situazione che percepisco agendo sul territorio, ma dati ufficiali non ce ne sono».
C’è una carenza nei controlli, ci possono essere complicità dei veterinari per la mancanza di denunce dei capi morti?
«Quando ci sono i casi di morte nei primi giorni di vita i veterinari non sempre avvisano. Complicità è difficile che si sviluppi perché i veterinari sono sotto tiro e sotto il controllo della magistratura, dei Nas, del Noe… ma deve anche pensare che nella zona di Caserta 2 ci sono 800 allevamenti di bufale, il personale preposto per i controlli conta su 22-23 unità, come si fa a controllare tutti?…».
Il solito problema dei controlli in Italia…«Su questo non sarei così negativo. In Italia vi sono 7.000 veterinari pubblici, in Francia ve ne sono 600 tanto che in Francia è scoppiata la Bse… i controlli li facciamo solo che non si riesce ad essere capillari. Una cosa è certa: il fenomeno è in diminuzione e i maschi servono per la riproduzione ed anche perché fra poco la vendita di carne di bufalo sarà lanciata in grande stile…».