Noi ci stiamo comportando come una specie altamente egoista. Sembra che gli individui stiano prevalendo sui geni, e che lo scopo di ogni individuo non sia più la propagazione del genoma ma, invece, l’allungamento della propria vita, il mantenimento di una condizione fisica ottimale, e il massimo confort possibile. Le spese effettuate non sono proiettate verso le generazioni future ed il loro benessere, ma verso il benessere della generazione attuale.
Ci viene detto, ormai in modo inequivocabile, che per la prima volta i figli avranno meno possibilità di una vita agiata rispetto ai loro padri. Il miglioramento delle condizioni sociali degli individui «nuovi» sarà rallentato, a favore del mantenimento delle condizioni sociali degli individui «vecchi». Si parla di generazioni bruciate, di pensioni future che non ci saranno e di pensioni attuali che non si possono toccare.
In passato, chi viveva a lungo arrivava a superare gli ottant’anni in buona salute e poi, all’improvviso, un banale malanno metteva fine a una lunga e sana esistenza. Oggi questo non è più possibile. Una volta arrivati alla fine di una vita sana e lunga, si escogitano rimedi per ogni possibile causa di morte, e il declino fisico procede per decenni, con lenta e inesorabile perdita del controllo delle funzioni corporee, della coscienza, senza che il momento finale riesca a giungere. Sembra che la medicina abbia come scopo la rimozione di ogni causa di morte. Il che significa che ci aspettiamo l’immortalità. La salute non è il solo campo in cui il nostro infantile egoismo ci sta proponendo mete irraggiungibili.
In economia, per esempio, ci siamo prefissi la crescita come imperativo categorico. L’economia deve crescere, se smette di crescere parliamo di stagnazione, se decresce parliamo di recessione. Entrambe le condizioni sono negative: bisogna crescere. Ma la crescita infinita è come l’immortalità: non sono possibili. Chiedere questo significa bruciare tutto, vivere come se si fosse eterni e come se le conseguenze della nostra follia non dovessero arrivare mai. Magari sperando che, quando arriveranno, saremo già morti. Aspettativa puerile quando ci si attende di vivere in eterno. Tutto e il contrario di tutto, come bambini capricciosi che non sanno quel che vogliono ma… lo vogliono.