Popolazioni in competizione

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In natura si osservano altri fenomeni di interazioni fra popolazioni. Immaginiamo un territorio in cui il cibo è limitato, abitato da individui di una specie e immaginiamo che in tale territorio entri una popolazione di un’altra specie che si nutre dello stesso cibo; le due popolazioni si fanno concorrenza per la conquista dello stesso cibo.

Possono verificarsi vari casi. La popolazione invasa respinge con energia quella degli invasori che, dopo una breve presenza, scompaiono o restano in numero limitato (è la filosofia di molti paesi occidentali verso gli immigranti). Le due popolazioni convivono e collaborano, regolando i propri tassi di crescita in modo da utilizzare al meglio le comuni risorse scarse di cibo. La popolazione degli invasori è più aggressiva e fa scomparire la popolazione della specie invasa, magari facendone sopravvivere una parte in condizioni di subalternità. Anche questi fenomeni di competizione, simili a quello che si è visto prima per la concorrenza fra specie vegetali, possono essere descritti e previsti matematicamente. Comunque ciascuna popolazione ha il diritto (il dovere), egoistico, se volete, di vivere perché, ripeto, la vita è l’unica cosa che conta.

Oltre ai rapporti preda-predatore e di concorrenza fra specie ne esistono altri. Alcuni organismi vivono insieme ad altri con rapporti di reciproca utilità e solidarietà. La simbiosi è il fenomeno per cui due organismi vivono insieme, come dice il nome, scambiandosi cose utili reciprocamente. Se nessuno degli individui delle due specie è capace di vivere isolato, la simbiosi viene detta mutualistica

Il caso più noto di simbiosi è quello dei microrganismi azotofissatori, così importanti anche a fini economici. Alcuni batteri che vivono nelle radici (si chiamano Rhyzobium) di molte piante, specialmente leguminose (fagioli, erba medica, soia, robinie, ginestre e tante altre) traggono dalla pianta il proprio nutrimento e cedono azoto alla pianta ospite; questi batteri sono provvidenziali perché sono i pochi capaci di «fissare», combinandolo lentamente e continuamente, a temperatura ordinaria, con altri elementi, l’azoto atmosferico. L’industria chimica riesce a combinare l’azoto atmosferico con ossigeno o idrogeno, soltanto ad alta temperatura e con elevato consumo di energia.