Il frutto ritrovato. Mappa della biodiversità in Italia: vademecum per scoprire e salvare semi e frutti dimenticati

581
Tempo di lettura: 2 minuti

Chiara Spadaro, Altreconomia Edizioni

Esce per Altreconomia Edizioni «Il frutto ritrovato» una straordinaria mappa che racconta le storie dei «contadini custodi», quelli che semi alla mano preservano varietà antiche nel proprio orto o frutteto, ma anche tutti i luoghi, gli eventi, i sapori della biodiversità nel nostro Paese, dalla mela annurca al fagiolo «13 minestre». Con la prefazione di Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

La biodiversità sta scomparendo

I numeri parlano chiaro: dall’inizio del secolo scorso il 75% delle varietà vegetali è andata perduta e i tre quarti dell’alimentazione mondiale dipendono da appena 12 specie vegetali e 5 animali. In Italia di 8mila varietà di frutti presenti alla fine del 1800, oggi ne sono rimaste solamente 2mila: le antiche varietà di mele erano circa un migliaio: ad oggi l’80% delle mele prodotte nel nostro Paese appartiene a quattro varietà, di cui due americane, una australiana e una neozelandese. Di fronte all’emergenza, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2010 «Anno internazionale della biodiversità». Ma chi vuole un mondo così «uniforme»? E chi ha reso i semi delle varietà antiche «clandestini»?
Le varietà moderne sono prodotte con l’unico scopo di favorire l’agricoltura industriale e la grande distribuzione organizzata. Gli ortaggi devono poter superare raccolte e imballaggi meccanici e lunghi viaggi, avere pezzatura simile, maturare in modo uniforme per favorire la raccolta simultanea. E ogni seme, per essere commercializzato, deve essere iscritto in un «Registro comune europeo» e nei registri nazionali, voluti delle grandi ditte sementiere, per «spingere» i semi ibridi e che garantiscono maggior profitto. Centinaia di varietà sono così scomparse dai mercati e tutti i semi che negli anni 70 erano stati eliminati dalla lista, sono stati dichiarati «illegali».

Ma la riscossa parte dal basso, dalla terra. «Il frutto ritrovato», oltre a spiegare con chiarezza storia e cause dell’erosione della biodiversità, rappresenta una mappa completa dell’Italia biodiversa: un libro che racconta prima di tutto le storie dei seed saver, i «custodi di semi», una rete di contadini che preservano le varietà antiche nei loro orti, dalle mele in Val di Non al fagiolo «13 minestre». Una vera e propria «geografia» di semi e frutti antichi: le attività di associazioni storiche quali Civiltà Contadina e Slow Food, le decine di aziende agricole, agriturismo, vivai, cascine, fattorie didattiche, gruppi d’acquisto solidali, orti e frutteti dove si coltiva la biodiversità. Gli eventi e le sagre per conoscere la mela annurca, la pera volpina e centinaia di altri frutti e ortaggi antichi. Gli orti didattici e scolastici e l’educazione alla biodiversità. Infine tanti libri da leggere, magari stesi in un orto biodiverso, tra un patata quarantina e una cicerchia. Perché non si può vivere senza differenze.

Chiara Spadaro, giornalista, collabora con il mensile Altreconomia e il settimanale Carta.
Con la prefazione di Piero Sardo, presidente di Fondazione Slow Food per la biodiversità

(Fonte Altreconomia)