La sterilizzazione nel cane e nel gatto

1570
Tempo di lettura: 3 minuti

Impedire la nascita di nuovi animali dona una possibilità in più di adozione a tutti i cani ed i gatti rinchiusi nei centri di accoglienza. Evita l’abbandono e l’uccisione delle cucciolate e contribuisce in modo significativo alla riduzione del randagismo e degli incidenti stradali

La riproduzione del cane e del gatto, così come nella maggior parte dei mammiferi, è regolata dal ciclo estrale. Si tratta di una periodica sequenza di modificazioni ormonali, che rendono disponibile la femmina all’accoppiamento soltanto in determinati periodi chiamati «Calori».

Nel caso dei gatti, durante il calore, la femmina emette dei richiami specifici, di natura olfattiva, sonora e visiva, volti ad attirare l’attenzione del maschio. L’intensità di queste manifestazioni varia da soggetto a soggetto ed anche in relazione alla razza. Ad esempio, i gatti siamesi sono noti per dei richiami sonori particolarmente acuti.

Al contrario delle femmine, i maschi non sono animali ciclici, per cui sono sempre disponibili all’accoppiamento, sebbene si rivelino particolarmente eccitati e vivaci quando sono nelle vicinanze di una femmina in calore.

Vantaggi sanitari

Fino a non molti anni fa, si poteva assistere con facilità alla barbara soppressione dei cuccioli subito dopo il parto. Dovendo scendere a compromessi, probabilmente è meglio effettuare a monte una sterilizzazione chirurgica. Questo intervento è ormai eseguito di routine da qualsiasi buon veterinario e non è più pericoloso di una gravidanza, dal momento che, non di rado, cagne e gatte muoiono a seguito di un parto. I rischi legati a questa operazione sono quelli legati a tutte le anestesie e la convalescenza dura poche ore.

La sterilizzazione garantisce agli animali operati una vita più tranquilla, libera dallo stimolo sessuale, che, se non soddisfatto, può causare l’insorgenza delle cosiddette gravidanze isteriche, soprattutto nelle cagne.

I soggetti sterilizzati restano legati al loro territorio e non rischiano di essere feriti nei combattimenti con i propri simili, come si verifica fra i gatti maschi, né tendono a vagare alla ricerca di un partner con il rischio di venire investiti da un’auto, come spesso accade alle femmine in calore (sia cagne sia gatte) o ai maschi che le sentano in lontananza.

Non è da trascurare neanche l’incidenza delle malattie a trasmissione sessuale: è il caso dei virus della FIV e della FeLV che colpiscono i gatti e che, attualmente, non siamo in grado di curare. Inoltre, la sterilizzazione, soprattutto se precoce, riduce drasticamente le probabilità che si sviluppino tumori mammari, testicolari e prostatici, nonché il numero delle infezioni a carico dell’intero apparato genitale.

L’intervento per i maschi

Consiste nell’asportazione dei testicoli, non lascia cicatrici visibili ed è comunemente chiamato «Castrazione». Teoricamente, è possibile praticare anche la «Vasectomia», ossia la sola resezione dei dotti deferenti spermatici, senza alcuna rimozione dei testicoli. Ciò determina la sterilità dell’animale, ma non modifica affatto il suo comportamento, per cui i maschi continueranno a marcare il territorio, a cercare le femmine e, ad accoppiarsi, con tutti i rischi, non solo sanitari, che ne derivano.

Laddove si voglia fare eseguire una castrazione, si può aspettare che l’animale abbia raggiunto la maturità sessuale (6-8 mesi d’età) o intervenire precocemente su cuccioli o gattini di 3-4 mesi.

I maschi castrati in età adulta non sempre cessano nella marcatura del territorio e, a volte, continuano ad accoppiarsi, sebbene non siano più in grado di riprodursi. Per questo motivo si raccomanda di far eseguire l’intervento il prima possibile.

L’intervento per le femmine

Normalmente, la sterilizzazione delle femmine consiste nell’ovario-isterectomia (asportazione di utero ed ovaie) o nella sola ovariectomia (rimozione delle sole ovaie). A seguito di questi interventi, le femmine interrompono definitivamente il loro ciclo estrale e non sono più fertili. L’intervento comporta pochi punti di sutura ed una cicatrice che, col tempo, tende a scomparire.

Come per i maschi, anche nel caso delle femmine è possibile sterilizzare l’animale senza neutralizzarlo; ciò significa impedire che la femmina resti gravida, senza però mutare affatto il suo ciclo estrale e dunque il suo comportamento, cosa che si ottiene mantenendo in sede le gonadi (ovaie) e legando o recidendo le tube. Anche questo intervento è assolutamente sconsigliabile e, generalmente, non viene mai eseguito.

Risvolti etici

La sterilizzazione è, a tutt’oggi, l’unico strumento che abbiamo per controllare il numero delle nascite e quindi per ridurre il fenomeno del randagismo. Ciò significa favorire lo svuotamento dei canili e dei gattili, avviandoli, nel futuro, ad una chiusura definitiva.

Impedire la nascita di nuovi animali dona una possibilità in più di adozione a tutti i cani ed i gatti rinchiusi nei centri di accoglienza e soprattutto alle femmine, spesso discriminate per la paura di doversi occupare di eventuali cucciolate.

La sterilizzazione evita l’abbandono e l’uccisione delle cucciolate e riduce ad una semplice operazione tutti i problemi più disparati che ne possono derivare.

In ultima analisi, la sterilizzazione contribuisce in modo significativo alla riduzione degli incidenti stradali, talvolta mortali, spesso provocati dalla presenza di animali randagi vaganti.