La crudele pratica della mattanza dei delfini arriva in Commissione europea. Sea Shepehrd: la Danimarca dichiara di non potere intervenire ma contro gli ambientalisti invia i militari. Eppure nella carne di balene pilota (ovvero dei delfini globicefalo) sono stati evidenziati alti tassi di mercurio e di altre sostanze tossiche
Si chiama «Grindagrap», il brutale spargimento di sangue dei delfini globicefalo che ogni anno, in questo periodo, si svolge nelle isole danesi delle Fær Øer. Una caccia di tradizione, denuncia Sea Shepherd, la quale aggiunge come il Regno unito di Danimarca stia in questa maniera violando le Convenzioni di Berna, di Bonn e Ascobans (regolamento regionale sulla protezione dei piccoli cetacei). Tutti impegni sottoscritti dalla Danimarca e con i quali è d’obbligo proteggere i delfini globicefalo.
La questione, grazie a Sea Shepherd,arriva ora in Commissione europea.
La Danimarca, ricorda Sea Shepehrd, afferma di non poter fare nulla contro questi abbattimenti, ma in due occasioni ha inviato mezzi militari per contrastare l’intervento degli ambientalisti. Una caccia senza più motivazioni. Per secoli, i delfini globicefalo sono stati infatti abbattuti dagli abitanti delle isole Fær Øer per la loro sopravvivenza. Oggi, invece, gli abitanti delle isole danesi godono dello standard di vita migliore di tutta l’Europa e ricevono contributi economici dalla Danimarca. Eppure, il massacro continua.
Tra l’altro nella carne di balene pilota (ovvero dei delfini globicefalo) sono stati evidenziati alti tassi di mercurio e di altre sostanze tossiche. In alcuni casi fino a dieci volte superiori rispetto ai limiti di legge.
Pesca, inquinamento, esercitazioni con sonar militari, test chimici, uso di apparecchiature elettromagnetiche come telefoni cellulari, barche a motore, radar ed altri fattori che stanno compromettendo la sopravvivenza di questi mammiferi marini.
In tutta Europa i cetacei possono godere di protezione e si stanno facendo grandi sforzi per ridurre al minimo i disturbi causati dall’uomo. Nelle isole danesi, però, le cose vanno diversamente. Eppure, commentano amaramente da Sea Shepherd, la morte è per loro quasi una liberazione. Grazie alla loro intelligenza, al forte legame sociale e solidarietà, le balene pilota soffrono infatti di forte stress che li porta a grandi sofferenze prima e durante l’abbattimento. Una liberazione, dunque, ovvero la morte per sfuggire alle sofferenze inflitte.