E le allergie aumentano… in classe

753
classe
Tempo di lettura: 3 minuti

Muffe, batteri, umidità, pulviscolo ed altre micro particelle sono presenti in forma concentrata e statisticamente significativa proprio laddove si dovrebbe tendere ad ottenere un ambiente salubre per eccellenza in considerazione del numero di ore passate dai più piccoli al proprio interno. Un bambino su tre avrebbe problemi di tale genere o li starebbe «maturando» per via di una esposizione continua

Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.

Uno degli elementi su cui i medici (ma anche i genitori) si stanno interrogando in questi ultimi anni è l’indiscutibile aumento di allergie fra i più piccoli. Allergie a varia espressione, che più spesso colpiscono o interessano tutto l’apparato respiratorio (sia a livello del naso e della faringe sia a livello dei bronchi). Sappiamo che l’aumento dell’inquinamento ambientale insieme alla coesistenza con essenze erbacee o con pollini di specie vegetali di recente introduzione nel luogo in cui si vive sono in causa e necessitano di essere tenute in considerazione nell’analisi del fenomeno che preoccupa non poco sia i famigliari dei piccoli pazienti sia il personale sanitario che deve fare uno sforzo aggiuntivo per diagnosticare per tempo la malattia e per trattarla adeguatamente, possibilmente senza incorrere nell’errore di abusare con farmaci che hanno un effetto sulla dilatazione bronchiale, aumentandola, o sulla reazione allergica, riducendone l’intensità. Broncodilatatori, cortisonici, antistaminici, antileucotrienici, così, finiscono per esser prescritti in dosi sempre più elevate per contrastare crisi d’asma, riniti, congiuntiviti, orticarie e così via.
Un dato che però dovrebbe farci riflettere viene alla luce in questi giorni dai risultati delle ricerche condotte dal Gruppo Gard I e che raccoglie al proprio interno, fra gli altri, pediatri, immunologi, igienisti e pneumologi. La ricerca ha portato in evidenza un dato su cui già c’erano forti sospetti ma che ora è caratterizzato da elementi di sconcertante evidenza: le scuole italiane, quelle aule in cui fanno lezione e vivono per numerose ore al giorno i bimbi della scuola primaria, costituiscono uno dei maggiori elementi di provocazione di sintomi allergici per via della elevata presenza, al proprio interno, di molteplici elementi di stimolazione di tipo allergico.
Muffe, batteri, umidità, pulviscolo ed altre micro particelle sono presenti in forma concentrata e statisticamente significativa proprio laddove si dovrebbe tendere ad ottenere un ambiente salubre per eccellenza in considerazione del numero di ore passate dai più piccoli al proprio interno.
Le aule delle scuole primarie in Italia (ma non solo in Italia, bisogna ammetterlo) finiscono per essere lo strumento per una stimolazione continua in direzione di quelle allergie che si consolidano sin da piccoli (e che poi spesso evolvono in forme croniche di varia gravità) per la presenza di nemici invisibili che non provengono solo «dal caso» ma che trovano nel disfacimento graduale del nostro patrimonio edilizio scolastico la causa più rilevante.
Un bambino su tre avrebbe problemi di tale genere o li starebbe «maturando» per via di una esposizione continua per di più aggravata da pratiche e consuetudini come quella di aerare poco l’ambiente in cui si permane, impedendo così quella ventilazione che può dar luogo ad un salutare cambio d’aria.
Il timore di «raffreddarsi» (tipico di certa italianissima «paura d’ammalarsi») o la psicosi delle «correnti d’aria» contribuiscono non poco ad un aumento esplosivo di quell’inquinamento ambientale (tecnicamente definito, nei luoghi chiusi, come pollution) che non può che provocare nei piccoli scolari le più svariate reazioni allergiche.
Lo studio è stato promosso dalla Commissione europea in cinque Paesi ed ha coinvolto in Italia ventuno classi della scuola primaria, determinando l’evidenza di dati che sono davvero preoccupanti: senza un livello di ventilazione adeguato in ben due terzi delle aule i livelli di polveri sottili sono ben al di là dei limiti consigliati. E, oltre a muffe, batteri, polveri dovuti a scarsa o insufficiente manutenzione o pulizia, è in gioco anche la formaldeide che si sprigiona dai mobili d’arredo scolastico sui quali bisognerebbe porre una particolare attenzione.
Aprire le finestre spesso e favorire il ricambio d’aria è la prima elementare precauzione, troppo spesso trascurata per i più banali motivi: è indubbio che ai bimbi bisognerebbe insegnare e continuamente ribadire il significato e l’utilità di un gesto semplice eppure così prezioso. D’altronde porsi il problema di una corretta ed efficace manutenzione del patrimonio edilizio scolastico è però ancora più importante proprio per evitare quel decadimento che non è solo un fatto estetico ma che si traduce (e sempre più inevitabilmente si tradurrà) in una fonte di problemi e di malattie croniche.
Quando si dice che si investe troppo poco nella scuola non dobbiamo pensare solo ai libri ai pc ed alle lavagne elettroniche: più semplicemente in molti casi occorrerebbe dare una rinfrescata ai muri o provvedere ad una razionale sostituzione di infissi, tavoli e sedie. I piccoli allergici senza dubbio ringrazierebbero.