Saper gestire le emozioni negative

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foto di Pina Catino
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La violenza esplode quando si pensa di essere in «credito di amore», quando non si è in grado di gestire le emozioni negative e i «graffi dell’anima» sono così profondi da non consentire a una persona di rapportarsi all’altro in modo equilibrato. Oltre la violenza, il coraggio e il dialogo

La violenza, sia essa psicologica o fisica, è come un prisma: ha tante facce e tutte sono ugualmente orrende. Quando si spegne l’interruttore della razionalità, altro non c’è che buio e le emozioni diventano incontrollabili. Perché accade? Un recente convegno, organizzato a Roma dall’Associazione EleutheriAT, ha cercato di dare risposte a questa domanda. Gli psicologi e gli psicoterapeuti intervenuti sono stati tutti concordi: la violenza esplode quando si pensa di essere in «credito di amore», quando non si è in grado di gestire le emozioni negative e i «graffi dell’anima» sono così profondi da non consentire a una persona di rapportarsi all’altro in modo equilibrato.
«Si tratta di stimoli dolorosi interni che irrompono nelle relazioni e suscitano, nel loro manifestarsi violento, altro dolore», ha commentato A. Fornaro, Presidente dell’Associazione EleutheriAT.
Non si pensi, tuttavia, che la violenza nella coppia sia un male moderno o una problematica nata solo di recente. L’eco data dalla stampa ai numerosi casi di femminicidio ci ha fatto svegliare da un lungo sonno: la donna è ancora e troppo spesso vittima. «Ad oggi, sono state 168 le donne uccise nel nostro Paese», la riflessione, nel corso del convegno EleutheriAT, di L. Taverna, della Commissione Istruzione Università Ricerca e Cultura del Senato. «Eppure, il 2013 è stato un anno importante per l’Italia in quanto è stata firmata la Convenzione di Istanbul e, ad ottobre, c’è stata l’approvazione di un Decreto Legge che, pur introducendo importanti novità rispetto al passato, avrebbe potuto essere più incisivo ed esclusivamente dedicato alle donne».
I meccanismi che si mettono in moto nei casi di violenza sono piuttosto complessi. Da una parte il soggetto violento, spesso tormentato da dipendenza affettiva, fortemente connessa a un deficit nella capacità di modulare le emozioni e stabilire vincoli affettivi significativi con altre persone, a causa di un sottostante modello dell’attaccamento marcatamente insicuro. Si tratta di soggetti spesso condizionati da un rapporto disfunzionale con una figura importante della loro vita, rapporto che tende ad alterare poi le relazioni con gli altri.
Dall’altra la vittima, spesso donna, incapace di vedersi per ciò che è, incapace di riconoscere il proprio valore e i propri diritti. Anch’essa, spesso, ingabbiata in un’identità distorta e radicata nel profondo.
La terapia per debellare il virus della violenza necessita di molteplici azioni d’attacco: occorrono leggi ad hoc, ma anche un’informazione corretta circa gli strumenti per tutelarsi e per ricevere sostegno psicologico, nelle Asl e privatamente. Occorre diffondere la cultura del rispetto, di sé e degli altri, prima di tutto nelle scuole, affinché le giovani generazioni siano consapevoli del fatto che l’alternativa alla violenza c’è, ed ha il sapore del coraggio e del dialogo.