Editoriale

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Per chi ha vissuto gli anni 70-80-90, convulsi, impegnativi e gratificanti della costruzione dell’impalcatura delle leggi ambientali sia a livello internazionale sia nazionale, la situazione attuale appare come un incubo. Una delusione terrificante, pur se adombrata sin da allora.

Il terrore e la delusione nascono dal fatto che coloro che stanno gestendo la Cosa pubblica, spesso, sono persone che hanno vissuto quella stagione.

La miriade di iniziative che furono lanciate nella società civile e nelle aule scolastiche di ogni genere e grado, farebbero impallidire gli organizzatori di oggi, per il numero, la qualità e l’impegno.

Cosa è successo?

Nel Titanic su cui siamo imbarcati si è levata una musica dolce e suadente, un canto di sirene che ha obnubilato il cervello e ci fa credere che una manciata di denaro, un colpo di bacchetta magica della scienza ci salveranno da tutti i mali che nei decenni si sono accumulati.

Noi non siamo furbi come Ulisse che si premunì con i tappi di cera nelle orecchie, a noi piace ascoltare la musica e, soprattutto, non vogliamo rinunciare a nulla, convinti nell’eterna giovinezza e nel benessere diffuso.

Ma la navigazione del nostro Titanic è destinata ad interrompersi e già naviga in acque agitate. I giovani, mentre i loro genitori ballano, cantano e sperperano, hanno iniziato a piangere e a tirarli dalla giacchetta o dalla gonna.

Una nuova fase si affaccia sul pianeta. Bisognerà vedere a quanta biodiversità vogliamo rinunciare, a quanto CO2 vogliamo respirare, a quanti gradi vogliamo continuare a vivere.

Speriamo solo di avere il tempo di mettere in mare le scialuppe di salvataggio a meno che non siamo già mezzi lessi e i nostri riflessi ci stanno definitivamente abbandonando.

Con questo numero di «Villaggio Globale» dedicato alla sindrome Titanic chiudiamo il 2021 dedicato a tematiche legate a: L’estinzione prossima ventura. E ci auguriamo di aprire un 2022 pregno di segni positivi e di vivere una urgente e definitiva svolta.

 

Ignazio Lippolis