E la posidonia diventa… tappetino

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    posidonia mare sub Metsähallitus
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    La grande quantità di biomassa che si accumula durante i mesi invernali sulle spiagge riduce gli spazi per la balneazione e alcuni turisti la considerano un fattore di degrado che limita lo sviluppo turistico ed economico delle località balneari, ed in particolare nelle piccole isole dove il valore economico delle spiagge è molto più alto rispetto alla media nazionale

    L’Enea ha portato a termine la prima fase di sperimentazioni previste dal sottoprogetto Gerin (Gestione Risorse Naturali), finalizzato allo sviluppo di tecnologie per favorire il turismo sostenibile, per la salvaguardia dell’habitat naturale e per il recupero eco-compatibile dei resti di Posidonia oceanica, pianta endemica del Mar Mediterraneo, che il mare deposita in grandi quantità sugli arenili.
    Questa attività, finanziata dal Miur (art.2, comma 44, Legge 23 dicembre 2009 – Legge Finanziaria 2010) e coordinata dall’Unità Tecnica Tecnologie Ambientali dell’Enea, fa parte del Progetto «Ecoinnovazione Sicilia».
    La grande quantità di biomassa che si accumula durante i mesi invernali sulle spiagge riduce gli spazi per la balneazione e alcuni turisti la considerano un fattore di degrado che limita lo sviluppo turistico ed economico delle località balneari, ed in particolare nelle piccole isole dove il valore economico delle spiagge è molto più alto rispetto alla media nazionale.
    Le biomasse vegetali spiaggiate vengono generalmente raccolte mescolandole ai rifiuti, e portate poi in discarica, invece con il progetto Gerin, vengono utilizzate per realizzare stuoie, biodegradabili al 100%. Si tratta di realizzare strutture a «materasso», costituite da sacche in fibra naturale (cocco, juta, canapa, etc.) da riempire con i resti di Posidonia accumulata sulle spiagge utilizzando mano d’opera locale. Questi speciali tappetini sono facilmente trasportabili e possono essere poi utilizzati per creare camminamenti, sentieri, ma anche coperture naturali da distendere su tratti rocciosi ed impervi difficilmente fruibili, contribuendo a contrastare il problema dell’erosione costiera riducendo l’asportazione della sabbia e aumentando la ricettività balneare.
    Il progetto Gerin si pone anche l’obiettivo della salvaguardia dell’habitat del fondo marino di Favignana, con il ripristino delle praterie di Posidonia oceanica degradata a causa degli ancoraggi o dello strascico in quelle aree sotto costa.
    Grazie alla proficua collaborazione con l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, presso l’isola di Favignana le bio-stuoie riempite di Posidonia sono state immerse alla profondità di 10 metri in un tratto di fondale antistante Cala Azzurra, dove la prateria di Posidonia è particolarmente danneggiata; per zavorrarle sono stati utilizzati blocchi di calcarenite, materiale proveniente da varie parti dell’isola e compatibile con la sabbia sciolta del fondo marino. Sulle bio-stuoie sono stati poi reimpiantati anche alcuni fasci di piante recuperati in loco, per favorire la ricolonizzazione del fondale.
    Il progetto Gerin si pone infine l’obiettivo di utilizzare i resti delle piante marine per la produzione di compost per fini agricoli.
    Si tratta di un’innovazione di processo e di prodotto che permette di coniugare le esigenze ambientali, sociali ed economiche delle località balneari, consentendo di migliorare i servizi turistici con una gestione sostenibile delle spiagge, che vengono restituite alla fruizione dei bagnanti, e che ha ritorni anche occupazionali a livello locale. Il progetto Gerin ha anche ottenuto il Premio «Green Coast Award 2013», classificandosi al terzo posto.
    L’Enea, che opera nei settori dello sviluppo economico sostenibile e della green economy, ha fornito dunque il supporto tecnico-scientifico per lo sviluppo del progetto, nell’ottica di una crescita dell’economia locale e di un’estensione di questa esperienza pilota ad altre realtà marine.